Cosa sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente? È il quesito alla base del concetto di ucronìa, termine derivante dal greco che significa letteralmente “nessun tempo”. Ucronìa è anche un genere letterario, un misto tra fantascienza e romanzo storico, con contaminazioni utopiche e distopiche, che immagina corsi alternativi della storia se quel famoso preciso avvenimento storico fosse andato diversamente. Philip K. Dick, ad esempio, ha immaginato un’ipotetica vittoria dell’Asse nella seconda guerra mondiale, con la Germania nazista e l’impero Giapponese a farla ancora da padrone. Il romanzo si intitola funestamente La svastica sul sole, meglio noto come L’uomo nell’alto castello. Per fortuna o per sfortuna, però, la Storia non si fa né con i “se” né con i “ma” per cui, al netto di eclatanti stravolgimenti, possiamo dirci al sicuro.
Ma il potere della fantasia e l’acredine della rivalsa, se confluiti in un decreto ministeriale, possono ancora provare a facilitare la discesa di alcuni bocconi che proprio faticano ad andare giù. Per l’Italia è il caso della cultura, baluardo della sinistra che ne ha sempre tirato le fila (per fortuna) e che l’attuale governo sta tentando in tutti i modi di riscattare. Il primo passaggio è stato con il riordino delle nomine Rai e il siluramento indotto di nomi eccellenti che stanno via via migrando verso i lidi della concorrenza. Per una televisione realmente pubblica e pluralista, che non parli solo la lingua di quattro infeltriti con le toppe ai gomiti. Rivendicazione del diritto alla mediocrità. Fatta la tv, si passa al cinema. Anzi, al cinema italiano del futuro. Tradotto: il Centro Sperimentale di Cinematografia, eccellenza della formazione dei giovani talenti e sede di una prestigiosissima cineteca nazionale. Cosa sta succedendo? Lo scorso 11 luglio la Lega, nelle persone dei deputati Igor Iezzi, Simona Bordonali, Laura Ravetto e Alberto Stefani, ha presentato un emendamento inserito di soppiatto nel Decreto Giubileo -un’insalatona di “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l’organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l’anno 2025” – in cui de facto viene soppressa la figura del direttore generale della fondazione, Marta Donzelli, cambiando veste e peso del ruolo del Comitato scientifico, i cui membri passerebbero da tre a sei con nomina diretta da parte di tre ministeri: tre nomine dal Ministero della Cultura, due dal Ministero della Pubblica Istruzione, uno dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Al Comitato scientifico, cui con questo assetto spetterà un emolumento – prima assente – divenendo quindi più politico e “ricattabile”, spetta il compito delle nomine dei docenti, della presidenza e dell’offerta formativa. A onor del vero prima di questo emendamento il presidente della Fondazione veniva indicato dal ministero della Cultura, per cui Donzelli è stata scelta dall’ex numero uno del Mic Dario Franceschini. Ma è singolare osservare (con preoccupazione) quanto a questo governo abbia fretta e faccia di tutto per accelerare i tempi per il riassesto delle istituzioni “secondo natura”. Nell’emendamento, infatti, si legge che «alla costituzione del Consiglio di amministrazione della Fondazione e del Comitato scientifico si provvede entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione», per cui Marta Donzelli e il resto del Consiglio di amministrazione (Cristiana Capotondi, Valentina Gemignani, Guendalina Ponti e il compianto Andrea Purgatori) dovranno liberare gli uffici con due anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato. L’unico appiglio è che l’emendamento salti alla Camera, dove attualmente è in corso di esame in commissione.
«La cultura non si lottizza / il Csc non si lega», grida lo striscione affisso sulla facciata del Centro Sperimentale dagli studenti ora in occupazione per protestare contro questo sfacciato colpo di mano del governo. Gli allievi vogliono evitare che i ruoli di docenza e dirigenza diventino poltrone per il gioco delle nomine politiche, che influirebbe sulla neutralità dell’offerta formativa e del corpo docenti.
Da più parti si insinua che l’aver inserito questo emendamento come un cetriolo di troppo nell’insalata del Giubileo faccia parte di una strategia di distrazione, soprattutto quando all’evento del mondo cattolico mancano due anni, che il Centro Sperimentali di Cinematografia non c’entri nulla con la remissione dei peccati e anche che, all’oggi, stiamo vivendo un’ondata di calore dopo l’altra che ci impedisce di concentrarci dovutamente sui fatti della politica “di secondo piano”. Ma la realtà è che questo governo ha sdoganato tutto quanto prima si tentava di tenere ai margini del civile e politico discorso: nulla, ormai, è più da temere, è arrivata l’ora che l’ucronìa diventi realtà. Storia.
Elettra Raffaela Melucci