Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, sullo stato delle relazioni industriali con Stellantis e sui vari problemi che il sindacato e l’azienda si sono trovati ad affrontare. Per Di Maulo, il contesto è molto complesso, ma in un mondo in continuo cambiamento e di incertezza economica e inflazionistica, il contratto di Stellantis si posiziona come il migliore tra i contratti presenti al momento in Italia.
Di Maulo, qual è lo stato di salute delle relazioni industriali in Stellantis?
Devo fare una premessa: il momento industriale è assai complesso, per due motivi: si sono fuse due realtà che hanno vocazioni, storie e caratteristiche organizzazioni del lavoro rapporti gerarchici diversi da loro e ancora non si è concluso questo processo di fusione. Ricordo che quando Marchionne creò FCA, il processo di fusione con Chrysler termino 5 anni dopo circa, quindi da allora le cose non sono mai state semplici. Anche perché nessuno vuol fare prevalere le ragioni dell’altro. Quindi evidentemente sussiste una diarchia nella gestione e nelle modalità organizzative che ciascuno vuole portare dalla propria parte. Questo crea sicuramente una ulteriore complessità.
Ad esempio?
Per dare una quantità in numeri, negli stabilimenti francesi è normale che ci sia più del 30% della forza lavoro interinale, mentre da noi grazie a dio è un fenomeno assolutamente marginale. In Francia i picchi di lavoro sono soliti gestirli con lavoratori occasionali, nei nostri stabilimenti italiani non fa parte della tradizione Fiat. Infatti i lavoratori interinali sono al 4-5% circa. Poi, secondo fattore che rende complessa la situazione industriale: la rivoluzione tecnologica e digitale, l’avvio del percorso dell’elettrificazione. I due fenomeni vengono solitamente chiamati “transizione” ma da alcune parti è più una rivoluzione.
Addirittura rivoluzione?
Si, nello stabilimento di Termoli ad esempio sono occupati circa 2.200 operai, lavoratori diretti, che fanno motori endotermici, ma a fine 2025 ci dovranno essere 1.800 persone che fabbricheranno batterie al litio per le macchine elettriche. Capisce bene che questo fenomeno porterà una notevole numero di persone ad essere riconvertiti alle nuove produzioni. Quindi dentro questa situazione complessa esistono le relazioni industriali.
Riescono a tenere in piedi tutto il sistema?
Si e non solo, ha anche degli elementi di effettiva positività. Aver rinnovato, l’8 di marzo, un contratto nazionale che già per la parte economica paga l’11,3% in due anni ed entro la seconda metà del 2024 ci ritroveremo al tavolo per definire l’ammontare dei nuovi aumenti retributivi del 2025 e 2026 mi sembra notevole. Quando sento i miei amici del pubblico impiego e gli racconto come abbiamo concluso il contratto con Stellantis, svengono per capirci.
Difendere la parte retributiva è motivo di orgoglio per il sindacato.
Infatti, difendere la retribuzione dei lavoratori al meglio, soprattutto in un momento di inflazione, è significativo. Anche la direzione aziendale ha una idea precisa di come debbano essere le relazioni industriali e dell’importanza di salvaguardare i lavoratori dall’inflazione e non solo. Abbiamo rinnovato anche il sistema delle relazioni sindacali. Tant’è vero che anche Pomigliano tempo fa c’è stato uno sciopero, indotto da fenomeno assolutamente esterno cioè la terziarizzazione della parte amministrativa che lavorava per Iveco e che verrà affidata ad una società americana. Insomma lo sciopero spontaneo, che ha coinvolto parecchi lavoratori sull’onda emotiva che ha proclamato la Fiom, è rientrato. Ed è qui che è entrato in gioco il sistema della Commissione organizzazione del lavoro, che verifica le postazioni sull’ambiente di lavoro. Ci sono degli strumenti nuovi che si stanno utilizzando in maniera partecipata e partecipativa da parte delle Commissioni aziendali, che è intervenuta positivamente anche sulla “famosa” questione della pulizia dei bagni, unico argomento che mi sembra sia sollevando la Fiom; se lo viene a sapere Di Vittorio si rivolta sulla tomba. Insomma, gli strumenti che abbiamo inserito nel contratto stanno producendo risposte positive per i lavoratori.
Come sono composte queste commissioni?
Sono composte pariteticamente da azienda e sindacati. Abbiamo da un lato l’azienda, con la partecipazione obbligatoria del direttore di stabilimento del capo del personale e dall’altro lato la partecipazione di un numero variabile di sindacalisti, a seconda forza rappresentativa delle singole organizzazioni. Quindi alla fine risulterà sempre un numero paritetico tra sindacato e azienda, complessivamente parlando, e proporzionale alla forza rappresentativa che le singole organizzazioni hanno ottenuto alle elezioni dell’RSA.
Che funzioni hanno?
Ce ne sono parecchie nel sistema delle commissioni. Abbiamo un comitato strategico a livello nazionale che si occupa principalmente delle modifiche delle scelte strategiche dell’azienda. Mentre a livello del singolo stabilimento esiste una commissione che si occupa dei servizi, oppure un’altra che si occupa della organizzazione del lavoro, o ancora salute e sicurezza, pari opportunità e così via. È un sistema molto articolato e quando viene fatto funzionare dai nostri delegati, dato che spesso ci si scorda di usarlo, permette all’azienda di sopravvivere a momenti di crisi complicati, senza che questo si rifletta in un peggioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori. Quindi sono diversi luoghi dove è possibile, a seconda dell’argomento, attivarsi insieme per ragionare sulle soluzioni.
Può fare un esempio di una recente discussione?
Ultimamente si è ragionato su come comportarsi con il caldo all’interno degli stabilimenti.
Nel senso come regolare la temperatura dei climatizzatori?
In un certo senso sì. In pratica si è deciso quali saranno i criteri obiettivi per attivare il climatizzatore e regolarlo. Quindi si sono eliminate le discussioni tra chi sente più caldo o meno e si è deciso di mettere i termometri all’altezza di tre metri e mezzo e non rasoterra, per dare modo alle Rls e alla commissione salute e sicurezza di verificare se in un dato momento è o meno agibile l’ambiente di lavoro e decidere nel caso di modificare la temperatura. Questa che può apparire un fenomeno di poco conto in realtà ha ridotto, dal 2010 ad oggi, le micro-tensioni, i micro-scioperi, che era una tipica caratteristica del sistema italiano, mentre adesso sono praticamente scomparse.
Quindi la Rsa o la commissione si reca fisicamente dal capo stabilimento e a voce comunica di cambiare temperatura? Immaginavo fosse tutto regolato in automatico tramite software, algoritmi, sensori di temperatura, insomma senza quasi bisogno di intervento umano.
No no, quello è ancora il Metaverso, ancora non ci stiamo a quel punto.
Quindi la temperatura si può regolare in automatico a livello casalingo ma non nello stabilimento?
Sembra strano ma si, perché a casa il condizionatore ragiona su spazi ristretti, quindi è facile l’auto-regolazione. Nello stabilimento invece stiamo parlando di migliaia di metri quadrati da gestire e monitorare e di ambienti tra loro diversi. Per intenderci, quando c’è una uscita di gas per esempio, incidente che talvolta succede ma molto raramente, si sgombera una sezione ma non l’intero edificio, perché già a 100 metri di distanza non è più un problema, quindi si figuri sulla temperatura come cambia la regolazione.
Per rimanere in tema di tecnologie avanzate, Amazon è stata tra le prime a introdurle per la di sicurezza sul lavoro, come i braccialetti elettronici. Se un operaio ha un malore il bracciale allerta una squadra medica. Però in molti la vedono come una forma di sorveglianza molto stretta. Lei è favorevole a questo tipo di tecnologie?
Penso che siano opportuni dei sistemi di rilevamento automatico, come ha introdotto Amazon. Ma in Italia c’è della resistenza all’utilizzo di questi dispositivi, diffidenza comprensibile se l’azienda ne abusasse come un sistema di sorveglianza, ma la loro funzione è prevenire gli incidenti. Ad esempio trovo molto utile il rilevamento del battito cardiaco, oppure altri parametri vitali, in modo che l’azienda possa intervenire prontamente in caso di malessere durante il lavoro. Per dire, da poco ho avuto un indice glicemico abbastanza alto e utilizzo un orologio che lo controlla e mi aiuta tantissimo per non assumere zuccheri. Così come sarebbe utile il bracciale anti-cadute, anti-collisione, eccetera.
In Stellantis si utilizzano queste tecnologie?
No, in Italia Stellantis non ha questi sistemi.
Si potrebbero introdurre in futuro, magari su base volontaria?
Secondo me sì, sarebbe utilissimo. Ripeto, sarebbero utili anche gli audiovisivi se regolati bene, cioè per aiutare realmente la prevenzione degli incidenti o alla manomissione dei macchinari, spesso effettuata dagli operai stessi. Mi ricordo di un manutentore che ebbe un incidente e organizzammo uno sciopero, quando andai a trovarlo in ospedale mi confessò che fu lui stesso a togliere la doppia gabbia di protezione. Fermai ovviamente lo sciopero.
Incredibile.
Però succede sa. A volte invece gli incidenti accadono più per motivi economici. Mi ricordo che quando da ragazzo facevo il tipografo la prima cosa che mi hanno detto è che bisognava subito intervenire quando si formavano le cosiddette “caccole” di inchiostro, grumi che con uno straccio si dovevano togliere tra un rullo e l’altro.
Rulli immagino in movimento.
Ovviamente. Sono andato dal capo e gli ho detto chiaro e tondo che prima fermavo la macchina e solo dopo facevo la pulizia. Sa cosa mi ha risposto? Che così si fermava la produzione e si sprecavano dei fogli di carta. E allora, è un mio problema? E se metto la mano in mezzo a quei rulli e la perdo, chi me la restituisce? Non tutti però hanno il coraggio di un giovane rivoluzionario.
Quindi la tecnologia esiste, ma serve intelligenza per usarla al meglio. E sane relazioni industriali.
Esatto. Quindi sì, il sistema di relazioni industriali è complesso. Il contesto è complesso. Le dinamiche da affrontare sono molte. Ma posso dire che nonostante tutto i risultati di queste relazioni s vedono concretamente: il nostro contratto, al momento, è tra i migliori d’Italia. Un aumento delle retribuzioni dell’11,3% in due anni non esiste da nessuna parte, neanche nel contratto dei bancari.
Emanuele Ghiani