Una ventata di pensiero magico sta pervadendo la politica del governo. L’idea è che la parola equivalga all’azione. Per questo si moltiplicano sui social foto, post, tweet che rilanciano come iniziative portate a compimento semplici dichiarazioni o provvedimenti che non hanno, o non hanno ancora, alcuno sbocco operativo. E che anzi rischiano di non averlo proprio, a causa delle stringenti condizioni della finanza pubblica.
L’esempio più eclatante riguarda il combinato disposto tra la delega sulla riforma fiscale e il taglio del cuneo a favore dei lavoratori dipendenti. Quest’ultimo è oggi in atto e perdurerà fino a fine anno. I calcoli sull’entità dell’impegno per rinnovarlo nel 2024 sono noti: ci vorranno almeno 10 miliardi di euro l’anno per mantenere la stessa sforbiciata a favore delle retribuzioni. Ma nessuno sa dove saranno trovati all’interno di un bilancio che sembra già fuori dagli argini.
Ma non basta. Perché ai fondi per rinnovare il taglio del cuneo fiscale si dovrà sommare l’impegno finanziario per sostenere le norme della delega sulla riforma fiscale volte a ridurre il peso del fisco su tredicesime, straordinari e premi di produzione. Sono impegni importanti per l’immagine del governo, tanto è vero che sono presentati come un grande passo in avanti, anche se in realtà rappresentano un clamoroso passo indietro.
Appena insediato, il governo ha infatti deciso di applicare la flat tax al 15 per cento per i lavoratori autonomi e i professionisti fino a 85 mila euro di fatturato. Di fronte alle proteste e alla plateale differenza di trattamento riservata ai lavoratori dipendenti (insieme ai pensionati versano oltre l’ottanta per cento dell’Irpef), il viceministro Maurizio Leo aveva promesso che la Flat tax sarebbe arrivata anche per i dipendenti. Nemmeno sei mesi dopo, a marzo, ha dovuto ammettere la verità: non ci sono le risorse per farlo. E così ha inventato la tassa piatta del 15 per cento solo sulle tredicesime, sugli straordinari e sui premi di produzione. Un modo per non perdere del tutto la faccia.
Ma attenzione: questa è solo una delega. Perché diventi davvero una realtà in autunno bisognerà approvare i relativi decreti delegati, con tanto di copertura finanziaria. Una iniziativa che coinciderà proprio con il momento in cui, come ogni anno, tutti i nodi dei conti pubblici verranno al pettine e bisognerà presentare un bilancio credibile in Europa.
Ci saranno allora i fondi per fare anche questo piccolo passo? Il dubbio ha qualche fondamento, perché finora non si può parlare di recupero dell’evasione fiscale (anzi se ne segnala il risveglio dopo un periodo di recupero) e per quanto riguarda le azioni volte a recuperare denari se ne vede solo una: un eventuale testo unico per la revisione delle tax expenditures, cioè di tutte quelle facilitazioni fiscali approvate a favore di questa o quella categoria di contribuenti e che negli anni sono diventate – anche per motivi elettorali – numerose, inamovibili e dispendiosissime (oltre seicento voci per oltre 200 miliardi di euro). Una specie di pozzo di San Patrizio, insomma, che dovrebbe fornire le risorse per ridurre le aliquote Irpef e per molto altro.
Si potrà fare questo taglio? Anche in questo caso i dubbi hanno una certa concretezza. In molti ci hanno già provato invano, ed erano bravi. Ora tocca al governo Meloni. Finora, non ha dimostrato di avere la mano ferma quando sono in gioco gli interessi di intere categorie di elettori, vedi alle voci balneari e taxi. Maurizio Leo prevede al contrario il successo – leggasi la possibilità di tagliare facilitazioni a diverse categorie di elettori – in un anno di campagna elettorale per le elezioni europee, in cui Giorgia Meloni potrebbe anche giocarsi la sua permanenza a Palazzo Chigi e il proprio ruolo in Europa.
Conclusione estiva: bisognerà esercitare l’ottimismo della volontà e auspicare che il governo ce la faccia davvero. Ma prepararsi anche con il pessimismo della ragione, perché non è improbabile che a dicembre, sul filo di lana, ci svelino un’ulteriore verità su ciò che attende i dipendenti e cioè che o per il taglio del cuneo fiscale o per la flat tax sulle tredicesime o per tutti e due non ci sono risorse sufficienti.
Roberto Seghetti