Luglio intenso, quello dei sindacati dei metalmeccanici. Tra venerdì 7 e lunedì 10 si è appena svolto lo sciopero nazionale di 4 ore, articolato su base regionale, della maggiore categoria della nostra industria manifatturiera. Un’iniziativa voluta da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil e rivolta al Governo, ma anche alle forze politiche e all’opinione pubblica, puntando a rimettere “il lavoro metalmeccanico” al centro del dibattito e di un’auspicata politica industriale, a tutt’oggi assai carente nel nostro Paese.
Ed ecco che oggi, martedì 11, si apre a Roma una nuova trattativa contrattuale. Bisogna tenere presente, infatti, che quando si dice “il contratto dei metalmeccanici”, ci si riferisce, in genere, a quello che regola i rapporti di lavoro nelle imprese aderenti a Federmeccanica e Assistal, organizzazioni, a loro volta, aderenti a Confindustria. Ma nella categoria ci sono altri quattro contratti nazionali. Innanzitutto quello delle imprese minori, aderenti a Confapi (confederazione della piccola industria), e poi quelli delle imprese industriali orafe e argentiere, delle imprese artigiane e, infine, quello delle aziende cooperative.
Quella che si è aperta oggi a Roma è dunque la trattativa per il rinnovo del contratto dei lavoratori delle imprese artigiane. Un universo tutt’altro che trascurabile, visto che stiamo parlando di qualcosa come 120 mila imprese con più di mezzo milione di dipendenti.
Nella sede nazionale della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato), in piazza Armellini, una folta delegazione datoriale ha ricevuto la delegazione sindacale, guidata dai segretari generali di Fim (Roberto Benaglia), Fiom (Michele De Palma) e Uilm (Rocco Palombella). All’ordine del giorno dell’incontro, la presentazione della piattaforma rivendicativa per il contratto relativo al quadriennio 2023-2026. La cosiddetta “Area Meccanica” del Contratto artigiani riguarda le imprese artigiane attive nei campi della metalmeccanica, dell’installazione di impianti, dell’autoriparazione, nonché nei comparti degli orafi e argentieri, degli odontotecnici e del restauro dei beni culturali.
Roberto Benaglia, segretario generale della Fim, ha dichiarato che il rinnovo del contratto nazionale del settore artigiano metalmeccanico costituisce “una nuova e ulteriore occasione per ribadire la capacità delle relazioni sindacali di dare risposte adeguate ai bisogni dei lavoratori”. Per Benaglia, gli scopi da perseguire con la trattativa sono quindi quello di “recuperare il potere d’acquisto dei salari” nonché quelli di “creare competenze e percorsi di valorizzazione dei giovani e di attrazione delle professionalità” e di “rafforzare un welfare ricco di tutele”.
Secondo Michele De Palma, segretario generale della Fiom, “è urgente riallineare le retribuzioni dell’intero settore metalmeccanico e impedire quella competizione tra le lavoratrici e i lavoratori che penalizza soprattutto quelli del settore artigiano, spesso operanti nelle stesse filiere produttive, rispetto a quelli della piccola e grande industria”.
Anche Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ribadisce che uno dei punti fondamentali dell’azione sindacale sarà quello degli “aumenti salariali”, finalizzati ad “affrontare le difficoltà causate dall’alta inflazione e dal carovita”. Da questo punto di vista, il contratto “non può essere considerato un costo per le aziende, ma la costruzione di un modello di diritti, innovazioni, relazioni, riconoscimento delle professionalità e della centralità del lavoro artigiano”. Sempre per Palombella, occorre infatti “valorizzare i lavoratori di questa importante parte del nostro settore, il vero Made in Italy”.
Al termine dell’incontro le parti hanno concordato che il negoziato riprenderà il 21 settembre prossimo.
@Fernando_Liuzzi