La Basilicata sta attraversando un momento di crisi sistemica con significative ripercussioni sul tessuto socio-economico. Le incertezze del sito Stellantis a Melfi, una sanità sempre più impoverita e le politiche locali e regionali che si distraggono dai problemi endemici del territorio non fanno che criticizzare il quadro. Intervistato da Il diario del lavoro, il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, spiega le ragioni profonde di queste dinamiche e quali le possibili soluzioni per riportare la Basilicata al livello delle altre economie regionali e non solo.
Iniziamo da un quadro generale. Qual è lo stato di salute della Basilicata?
La situazione non è delle migliori. Tutti i dati portano la nostra regione a essere sempre una delle ultime. Abbiamo tantissimi problemi, a cominciare dai livelli salariali: il reddito dei cittadini lucani è uno dei più bassi d’Italia. C’è poi la questione sanità, che peggiora di giorno in giorno, e che mette in discussione il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione. Oltre a essere un problema nazionale, a livello regionale le carenze strutturali di dirigenti, medici e operatori si avvertono con particolare urgenza. Nel frattempo ci sono grosse difficoltà soprattutto nel polo automotive, in particolare per il sito Stellantis di Melfi, un’azienda che tra diretto e indotto dà occupazione a circa 8-9mila lavoratori. Inoltre, c’è anche un problema che riguarda l’agricoltura: la situazione climatica ha creato grossi disagi per gli imprenditori in produzione e raccolta. Infine, tra gli altri problemi, c’è lo spopolamento del territorio a causa dell’emigrazione che non riguarda solo più i giovani, ma adesso coinvolge anche le fasce più anziane che rimaste sole raggiungono i propri familiari in altre regioni o paesi europei. Questo comporta lo svuotamento delle aree interne che compongono il 96% del territorio regionale. Contemporaneamente anche l’emigrazione delle giovani coppie porta con sé lo svuotamento delle classi scolastiche, perché mancano i bambini. In questo modo il territorio si impoverirà ulteriormente.
Nella classifica Best Workplaces in South Italy la Basilicata non compare. Perché?
L’assenza della Basilicata da questa classifica dimostra che nelle aziende e nelle industrie della nostra regione non c’è benessere per i lavoratori. Per questo motivo la Cisl, a livello nazionale, ha presentato una proposta di legge popolare su democrazia e lavoro all’interno delle aziende come già previsto dalla nostra carta Costituzionale all’art.46 che noi vogliamo venga applicato in pieno. In altre nazioni d’Europa i lavoratori hanno un peso maggiore all’interno delle aziende, mentre da noi sono ancora pochissime quelle che danno ai lavoratori più responsabilità. Questo discorso può essere applicato anche a Stellantis, perché nella nostra proposta chiediamo la presenza maggiore dei lavoratori sia nelle aziende pubbliche che private, a partire proprio da quelle più grandi.
Capitolo Stellantis. Il 15 giugno il ministro Urso ha incontrato il presidente della regione Basilicata, Vito Bardi, per un confronto sullo stato del sito di Melfi ed è in programma un altro tavolo con tutti i presidenti delle regioni che hanno stabilimenti di Stellantis in vista dell’accordo di transizione per il rilancio industriale e produttivo della filiera dell’automotive. Cosa ci si aspetta?
Sono mesi che Stellantis si ritrova in grossissime difficoltà e noi si stiamo aspettando il nuovo piano industriale che prevede per Melfi, dal prossimo anno, la costruzione di quattro nuovi modelli elettrici. Nel frattempo, però, i lavoratori sono allo sbando perché non c’è un quadro chiaro e la situazione è diventata una polveriera pronta a esplodere che metterebbe in difficoltà l’intera economia regionale. Nei prossimi giorni saranno ascoltate anche le organizzazioni sindacali di categoria. Il problema Stellantis non può trovare soluzioni all’interno di un tavolo regionale, ma occorre un tavolo nazionale a cui siano presenti il governo, i presidenti delle regioni italiane in cui Stellantis opera e le organizzazioni sindacali. L’azienda deve assumersi veramente degli impegni e capire qual è il piano industriale per far uscire dalle secche i vari stabilimenti.
Autonomia differenziata. Quali sono le preoccupazioni del sindacato?
Noi come Cisl non abbiamo un approccio negativo per quanto concerne il tema. Ci sono aspetti che possono essere utili al Mezzogiorno, perché la classe dirigente del territorio ha tantissime colpe ed è il momento che si assumano fino in fondo le loro responsabilità. Non portiamo avanti l’ideologia del sì e del no, noi vogliamo entrare nel merito dell’autonomia differenziata. Ad esempio, il Prof. Viesti dell’Università di Bari, seppur contrario all’autonomia differenziata, nella sua relazione spiegava che all’interno della proposta ci sono aspetti positivi che se utilizzati al meglio potrebbero date risultati positivi al sud, perché il Paese senza il sud non va da nessuna parte.
Patto sociale per la Basilicata. Da quali presupposti muove l’iniziativa?
Il Patto Sociale è una richiesta che la Cisl, anche attraverso l’azione del segretario generale Luigi Sbarra, sta portando avanti da mesi. Oggi non è più il momento di piantare le bandierine sui problemi. Oggi, se vogliamo il bene del nostro paese, è il momento nel quale ci dobbiamo sedere tutti insieme, ognuno con le proprie responsabilità politiche, industriali, imprenditoriali e sindacali per creare un grande patto sociale che serva a utilizzare al 100% le risorse del PNRR nel miglior modo possibile. Per alcune regioni, a cominciare da quelle meridionali, quelle risorse sono l’ultimo treno per portarsi al livello delle altre regioni, non solo del nord-est, ma anche quelle più evolute del nord Europa.
C’è poi il “modello Basilicata” per l’energia. Cos’è e perché può assumersi questo titolo?
La Basilicata è rientrata tra gli hub per quanto riguarda la nuova energia dell’idrogeno verde con la costruzione di una fabbrica per la sua produzione. La regione, quindi, si può proporre a livello nazionale come un hub per la nuova energia e per quanto concerne la nuova transizione energetica. Non solo più il petrolio, che deve andare a esaurimento, ma sarà fondamentale usare altre fonti come il sole, l’acqua e l’idrogeno, che sarà l’energia del futuro. Noi ci possiamo quindi candidare a diventare hub non solo nazionale, ma anche internazionale.
Potenza e Matera si sono classificate male nelle classifiche del “benessere per fasce d’età”. Quali sono le strategie per il rilancio della regione?
Se non si dà una svolta e non si crea economia è difficile che la gente possa rimanere ancorata ai nostri territori. Non basta avere l’aria buona, il verde, un’agricoltura eccellente, il mare, le città d’arte. Ci vuole lavoro e per creare lavoro ci vogliono investimenti. Allo stato attuale, quale imprenditore vorrebbe investire nei nostri territori? Nei mesi scorsi la regione Basilicata ha creato il bonus energia per i propri cittadini, ma come sindacato avevamo chiesto di allargare questo bonus anche alle aziende e creare l’opportunità per alcuni imprenditori di investire sul territorio. Ma per il benessere non basta avere soltanto un reddito importante. Nella nostra regione manca tutto per condurre una vita quantomeno sufficiente. Non ci sono opportunità e per questo la gente preferisce andare fuori.
Come si dispone il governo nei confronti di questa necessità?
La mia preoccupazione è che il secolare problema del Mezzogiorno è fuori dall’agenda del governo. Ma senza il sud l’Italia non va da nessuna parte. Nel PNRR è previsto che il 40% delle risorse siano utilizzate nel Mezzogiorno, ma la preoccupazione è che con le amministrazioni locali che abbiamo, con le difficoltà che soffrono a causa di mancanza di personale, soprattutto tecnico, e con i tempi molto ristretti, non potremo utilizzare quella mole di risorse utile creare un’alternativa di sviluppo per tutto il mezzogiorno.
Elettra Raffaela Melucci