Si susseguono ripetutamente sentenze del tribunale del lavoro contro datori di lavoro che, esaurito il periodo di comporto per motivi di malattia oncologica invalidante ingravescente licenziano la lavoratrice/lavoratore, senza applicare la norma che prevede di poter adottare secondo il CC 2087 e il dl 81/2008 provvedimenti ragionevoli e adibire il dipendente – peraltro non avvertito dello scadere del periodo di comporto – a mansioni non compatibili con il suo ridotto stato di salute e dunque incorrendo in grave discriminazione. La normativa che riguarda il trattamento del dipendente affetto da patologia grave è soggetta a molteplici interventi differenziati ma è bene ricordare che un terzo dei malati di cancro è in età lavorativa: nel 2022 oltre un milione e quattrocentomila lavoratori. Indagini sui costi sociali ed economici del cancro per i malati ed i caregiver hanno mostrato che il 70% dei malati ha difficoltà finanziarie e che per il 30% di loro la malattia ha influito negativamente sul lavoro fino a causarne, per alcuni, la perdita. I pazienti (e i caregiver) più penalizzati sono i lavoratori autonomi ed è ragionevole nella situazione attuale in cui si stanno ridefinendo le politiche integrate socio sanitarie che i diritti costituzionali alla salute ed al lavoro siano garantiti senza discriminazioni di genere o di tipologia di lavoro (subordinato o autonomo, pubblico o privato).
Nella Missione 5 del PNRR sono stanziati 20 miliardi di euro per le politiche per il lavoro e in questo contesto vi sono riferimenti all’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Supportare il malato oncologico che lavora è un investimento anche per la sostenibilità del sistema di welfare. La Commissione Lavoro della Camera ha avuto in esame cinque disegni di legge su “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche”. È necessario che le misure di sostegno del “lavoratore oncologico”, finora previste esclusivamente per i dipendenti (permessi e congedi retribuiti, contributi figurativi, smart working e telelavoro, accomodamenti ragionevoli), siano estese in modo omogeneo a sostegno dei lavoratori autonomi e liberi professionisti, la cui tutela è ancora inadeguata. I ddl portano le firme di Gatta -Rizzetto-Locatelli – Seracchiani – Comaroli, Cattoi, Giaccone – che avevano trovato un accordo di massima sull’Atto Camera 2098. A parere di chi scrive comunque e per agevolare il lavoro si suggerisce di attenzionare: una parificazione normativa per tutti i dipendenti del lavoro pubblico e privato e possibilmente anche autonomo; tutelare i lavoratori dipendenti pubblici e privati affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche affinché conservino il posto di lavoro per tutto il periodo necessario alle cure o ai trattamenti che comportano condizioni psicofisiche non compatibili con l’attività lavorativa e, comunque, per un periodo non superiore a ventiquattro mesi dalla certificazione medica specialistica, salvo, ovviamente, che i CCNL di categoria non prevedano norme di maggiore favore.
Tale congedo deve essere compatibile con la concorrente fruizione di altri eventuali benefìci economici o giuridici e la sua fruizione decorre dall’esaurimento degli altri periodi di assenza giustificata e certificata, a qualunque titolo riconosciuti al dipendente, quali i periodi di congedo già oggi riconosciuti dalla contrattazione collettiva o da norme di legge in via generale per i casi di malattia; nei casi di malattie oncologiche, invalidanti e croniche che richiedono visite, esami strumentali e cure mediche frequenti, si propone di estendere a lavoratrici e lavoratori pubblici e privati le diciotto ore di permesso attualmente previste da CCNL a tali fini, ritenendo che queste attività facciano parte del percorso terapeutico del paziente; ai lavoratori/trici affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche, decorso il termine di congedo riconosciuto ai sensi della proposta di legge in esame, è concesso l’accesso prioritario alla modalità di lavoro agile, ove possibile, ai sensi della legge n. 81 del 2017. Con riferimento al lavoro autonomo, si prevede, al ricorrere delle suddette malattie, la possibilità per il lavoratore di sospendere l’esecuzione della prestazione dell’attività svolta in via continuativa per il committente per un periodo fino a trecento giorni per anno solare. Questo è un elemento di innovazione perché la legge n. 81 del 2017, all’articolo 14, comma 1, prevedeva centocinquanta giorni; per i lavoratori autonomi, prevedere la corresponsione di un indennizzo per un congruo periodo, superiore a quello attualmente previsto; Agli oneri di queste nuove norme si provvede mediante corrispondente Fondo del Bilancio dello Stato per gli anni 2025/2026 e autorizzando il Ministro dell’economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio ;successivamente con adeguato monitoraggio con i Fondi del Piano nazionale Oncologico (decreto Milleproroghe Ministero Salute gennaio 2023). Con apposita Convenzione Inail e Istituti di cura e ricerca promossa dal Ministero del Lavoro e politica sociale. Peraltro il Piano europeo di lotta contro il cancro: “Migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti”, presentato a febbraio 2021, al cap. 6 chiede azioni concrete tese a migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti anche in considerazione dell’allungamento della sopravvivenza. E’ stato adottato in Italia il 26 gennaio 2023 con Intesa in Conferenza Stato-Regioni il Piano Nazionale Oncologico che pone l’attenzione sulla centralità del malato e sulla riduzione o eliminazione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura. Individua obiettivi e linee strategiche in coerenza con il Piano europeo contro il cancro e recepito con provvedimenti propri dalle Regioni e dalle Province autonome che adotteranno le soluzioni organizzative più idonee in relazione alle esigenze della propria programmazione. Per quanto riguarda la prevenzione primaria, nel documento, secondo quanto previsto anche dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, viene dato ampio spazio al consolidamento delle azioni per favorire stili di vita salutari nei contesti di vita, partendo dall’ambiente scolastico fino ai luoghi di lavoro.
Viene posta particolare attenzione al contrasto al tabagismo e al consumo dannoso e rischioso di alcol, nonché alla promozione dell’attività fisica e della sana alimentazione. Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, nel Piano oncologico si prevede il potenziamento dei programmi organizzati di screening, anche avvalendosi delle nuove Case di Comunità previste dal PNRR e normate col DM 77. Tra gli obiettivi c’è quello di allargare le fasce d’età per gli screening e quello di identificare precocemente i soggetti a rischio eredo familiare, anche attraverso specifici PDTA. A fianco delle attività di promozione della salute e prevenzione, nel Piano oncologico viene, inoltre, favorita un’assistenza sempre più domiciliare e integrata con l’ospedale e i servizi territoriali, attraverso la razionalizzazione dei processi di presa in carico e la definizione dei relativi aspetti operativi, consentendo di erogare servizi anche a distanza mediante team multiprofessionali. Ampio spazio è, infatti, dedicato al percorso del malato oncologico con particolare attenzione all’integrazione del percorso diagnostico-terapeutico, alla continuità assistenziale sul territorio, alle reti oncologiche e alla rete nazionale dei tumori rari (tumori rari solidi dell’adulto, tumori onco-ematologici, tumori pediatrici) al fine di potenziare l’assistenza per chi è affetto da forme rare di tumore e per i pazienti fragili; alla riabilitazione per i malati oncologici, alle cure palliative, allo sviluppo e implementazione della psico-oncologia, al ruolo del supporto nutrizionale, al follow up e alla qualità della vita e reinserimento sociale dei malati e dei lungo viventi oncologici e dei guariti dal cancro. Contemporaneamente il coordinamento interistituzionale per la prevenzione delle patologie oncologiche coordinato dall’istituto Ramazzini ha redatto una proposta di legge per sostenere i caregiver (http://www.tutteperitalia.it/tutteperitalia/editoriali2/965-disegno-di-legge-per-i-cargiver)
E’ evidente che il luogo di lavoro diventa dunque una comunità particolarmente attenzionata per approvare e applicare in tempi veloci nuove norme di tutela della persona affetta da patologia oncologica e le audizioni in corso su Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche invalidanti croniche, sono particolarmente interessanti.
Alessandra Servidori