Per il 1° maggio il governo Meloni ha convocato il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno misure per il lavoro: taglio del cuneo fiscale e sostegno per i redditi più bassi. La scelta di questa data è considerata altamente simbolica dalla maggioranza. Nel giorno in cui si celebrano i lavoratori e il lavoro, l’esecutivo approva misure a sostegno di questo mondo.
Sicuramente una parte dell’opinione pubblica apprezzerà questa decisione. Personalmente ci leggo, come è successo per la festa della Liberazione, una volontà di disprezzo, spregio e oscuramento da parte della destra nei confronti di tutti quei valori e di quelle ricorrenze che non rientrano nel suo orizzonte culturale, ma che fanno parte della nostra democrazia. Era così necessario convocare un Consiglio dei ministri proprio in questa data?
Infatti già una parte della retorica della maggioranza spinge sul fatto che mentre tutti gli altri saranno a casa sul divano a non fare sostanzialmente niente, l’esecutivo è impegnato a salvaguardare il benessere dei cittadini. In questa narrazione sii potrebbe ancora leggere il desiderio di alimentare quella divisione tra mondo dipendente e autonomi. Mentre chi è alle dipendenze di qualcuno il 1° di maggio può tranquillamente starsene a casa, magari a guardare il concertone, il governo, in sintonia con i liberi professionisti che non vogliono o non possono fermarsi, è al lavoro, impegnato per il bene della nazione.
E’ questa l’ennesima apparizione di carta pesta del governo, – sulla stessa linea dell’imbarazzante Cdm che si è tenuto a Cutro – sicuramente molto impegnato sull’asse identitario, nel celebrare la propria mitologia e nel decostruire quella condivisa, che sta alla base della nostra società. Riuscirà a mettere la stessa convinzione e caparbietà nel risollevare i destini della nazione?
Alla fine era forse meglio lasciare intonsa la celebrazione del 1° maggio e magari fare un conteggio tra i propri accoliti per vedere chi tra di loro era al bagno o impegnato in vari convegni al momento della votazione sullo scostamento di bilancio alla Camera.
Tommaso Nutarelli