La legge sull’equo compenso, salutata da più parti come doveroso riconoscimento nei confronti dei professionisti autonomi, solleva aspre critiche da parte di Cgil nazionale, NIdiL Cgil, Apiqa, considerata di fatto “una norma con limiti importanti e preoccupanti”.
Nello specifico, le tre sigle sigle denunciano che quanto approvato in Parlamento nei giorni scorsi “si riferisce solo ai rapporti di lavoro con grandi committenti, banche e assicurazioni, e con le Pubbliche Amministrazioni, limitando nei fatti la platea dei lavoratori autonomi coperti. Inoltre – aggiungono – divide fra professioni ordinistiche e non, invece che garantire pari diritti. Resta la sanzione inaccettabile a carico del professionista ordinista nel caso accettasse prestazioni al ribasso, pur essendo il lavoratore in posizione di debolezza rispetto al committente”.
Ma non solo: in riferimento ai parametri economici Cgil, NIdiL e Apiqa sottolineano che il lavoro di scrittura e aggiornamento viene affidato soltanto agli ordini e ai collegi professionali, anche per i professionisti non ordinisti, “non garantendo così il giusto riconoscimento e rappresentanza di questi lavoratori. Rappresentanza a tutela di tutti i professionisti autonomi, ordinisti e non, che non viene tenuta in debita e corretta considerazione nemmeno nella composizione dell’Osservatorio di nuova istituzione. Per quest’ultimo si prevede la presenza di tutti gli Ordini e collegi professionali e di sole cinque associazioni di professionisti non iscritti a ordini e collegi, scelti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, escludendo completamente le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative”.
“Si tratta di un’evidente e grave esclusione nell’esercizio della rappresentanza a tutela di tutti i professionisti autonomi. Per questo – concludono – chiediamo l’apertura di un confronto e la convocazione di un tavolo per affrontare tali problematiche”.
e.m.