Domanda: è giusto che un leader politico guadagni cifre esorbitanti? Tanto più se questo leder politico è stato segretario del Partito democratico per diversi anni, Presidente del consiglio grazie alla sua carica politica di partito e ancora adesso si definisce un uomo di centrosinistra (di sinistra no, persino lui ha un minimo di pudore) ed è il capo di una piccola ma agguerrita formazione politica e parlamentare? Non solo: è giusto che questi soldi gli arrivino non dalle istituzioni che dovrebbe rappresentare ma da altre fonti?
Due milioni e 600mila euro nel 2021, questa la cifra di cui stiamo parlando. E l’uomo si chiama Matteo Renzi (sorpresa, sorpresa…). Lasciamo perdere la questione morale, anche perché non risulta che questi milioni Renzi li abbia rubati, bensì guadagnati onestamente con le sue conferenze e consulenze all’estero. Lasciamola perdere, dunque, anche se Enrico Berlinguer non sarebbe d’accordo, e con lui molti altri. Il problema non è dunque solo etico ma soprattutto politico, anche se da alcuni decenni un pizzico, anzi molto più di un pizzico di etica nella politica non guasterebbe (ultimo caso lo scandalo europeo che ha coinvolto un ex parlamentare proprio del Pd). Certo, quello di Renzi non è l’unico caso di arricchimento grazie alla politica, tanti ce ne sono stati nel corso della storia, basti pensare a Tangentopoli. Ma il suo è un caso particolare proprio perché è stato leader di un partito che per anni ha fatto della questione morale la sua stella polare.
E anche – e soprattutto – perché l’uomo non si è limitato a qualche discorso in giro per il mondo, una volta uscito dall’agone politico come fecero Bill Clinton e Tony Blair, per esempio. Manco per niente. Lui è rimasto lì dove stava, prendendo tutti i mesi lo stipendio da senatore e contemporaneamente facendo qualche scappata in Arabia saudita pagata da bin Salman, un uomo al di sotto di ogni sospetto, tanto che la Cia pensa che sia lui il mandante dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, ucciso e fatto a pezzi all’interno del consolato saudita di Istanbul. Insomma, Renzi i suoi milioni di euro li ha “guadagnati” anche grazie a bin Salman, nonché al suo ruolo nel board di una compagnia privata di taxi russa, ruolo che per fortuna ha avuto il buon gusto di lasciare quanto Putin ha invaso l’Ucraina. E grazie – ma questo è più che legittimo – alle vendite del suo libro, che con una buona dose di autoironia ha intitolato “Il Mostro”…
Lui ha sempre rivendicato il suo diritto di guadagnare soldi grazie alle sue competenze politiche, non si è mai vergognato di quei soldi, tutt’altro, e non ha mai pensato di lasciare la carica di senatore, una carica pubblica ed elettiva. In poche parole, noi italiani abbiamo eletto Renzi affinché si occupasse della cosa pubblica, invece lui metà del suo tempo lo impegnava nella cosa privata. Senza remore.
Ma questa ormai è storia per quanto recente, quello che sorprende e “ancor mi offende” è che al d là di qualche articolo sui giornali e di qualche dichiarazione pubblica di politici (pochi) fintamente indignati, nessuno ha mosso un dito per impedire che i politici in carica guadagnino soldi “vendendo” le loro competenze a Stati stranieri, tanto più se questi Stati non rispettano i diritti umani. A cominciare da quelli delle donne (l’Arabia è tra questi). Ma nessuno si è occupato seriamente della questione, che oggi riguarda Renzi e domani chissà chi altro. Tutti alla fine hanno fatto fnta di niente, quando non ci voleva poi molto per intervenire. Per esempio approvando una legge che impedisse a chi ricopre carice pubbliche (e i senatori sono cariche pubbliche) di fornire i propri servizi a pagamento a terzi, siano pubblici o privati, Nazioni o Regioni, Comuni o Associazioni di vario ordine e grado. Sarà pure un’idea antiquata, ma chi si mette al servizio dello Stato dovrebbe occuparsi solo di questo – e non è poco – peraltro lo stipendio che gli danno, anzi che gli diamo, non è certo scarso. Basta e avanza per vivere più che bene, magari anche comprandosi una bella casa con un mutuo agevolato che di solito non è difficile per gli uomini politici ottenere.
Invece no, la fame di denaro è ormai irrefrenabile, dunque chissenefrega se qualcuno protesta, chississenefrega se non è politicamente compatibile con il proprio ruolo, chissenefrega se un giorno o l’altro Renzi o chi per lui dovesse trovarsi a votare un provvedimento favorevole a chi lo ha pagato per le sue conferenze o per i suoi servizi professionali (non a caso, più ricca di Renzi è l’avvocato Giulia Bongiorno, che infatti difende anche Matteo Salvini).
Una volta, quando il problema era Berlusconi, si chiamava conflitto di interessi ma nessuno ha mai avuto il coraggio di punirlo per legge, adesso non si chiama più in nessun modo. Adeso non esiste più. Come quando si gioca a nascondino, siamo arrivati al “tana libera tutti…”
Riccardo Barenghi