Tra le tante promesse passate fatte da Giorgia Meloni, c’è quella di abolire le vergognose accise sul carburante. Ora che ne ha la facoltà e i poteri per farlo sembra non esservi riuscita. Infatti, con il nuovo anno, la mancata proroga del taglio delle tasse su benzina e diesel ha fatto rialzare i prezzi. Ma più che di un fallimento da parte dell’esecutivo, bisogna parlare di scelta dettata dalle necessità. Tardivamente la premier ha spiegato che le poche risorse a disposizione sono state impiegate per abbassare le bollette. Dunque è stata fatta una scelta politica, che può essere ritenuta valida o meno, ma di scelta si tratta.
Ma i risvolti politici che emergono dalla vicenda delle accise sono altri, e neanche di poco conto. Il primo riguarda quello di una classe dirigente vittima della propria propaganda, che si scontra con la durezza della realtà. Una classe dirigente che non esita a fare promesse totalmente disancorate da qualsiasi solida base, che mettere nero su bianco delle misure senza prima assicurarsi di avere le giuste coperture. Una classe politica che nei suoi interventi punta a ricercare unicamente il consenso immediato, senza nessun tipo di pianificazione a lungo termine.
Il secondo riguarda quell’atteggiamento della destra che punta alla ricerca di un colpevole, sempre mai chiaro e dai contorni molto fumosi, ogni qual volta non è in grado di realizzare una parte del suo programma. Così, non appena i prezzi dei carburanti si sono rialzati, la prima mossa dell’esecutivo non è stata quella di spiegare i motivi di questa scelta, ma puntare il dito contro sedicenti speculatori. Sicuramente non mancheranno i furbetti del carburante, ma impostare l’analisi di ogni nodo politico secondo la logica della contrapposizione tra noi – la destra – e voi – i presunti avversarsi -, ci restituisce l’immagine di una politica incapace nell’assumersi le proprie responsabilità, intenta unicamente ad alimentare il sospetto e lo scollamento sociale.
Tommaso Nutarelli