La ripresa economica del 2021 e, successivamente, il conflitto in Ucraina, hanno generato una forte pressione inflattiva nel Paese, con l`indice dei prezzi al consumo che ad ottobre 2022 ha raggiunto il livello record dell`11,9% (come a marzo 1984). Oltre a impattare negativamente sulle stime di crescita del Pil nel biennio 2022-2023, la spinta inflattiva rischia di portare da 2 a 2,3 milioni il numero di famiglie in povertà assoluta – il numero più alto dall`inizio della rilevazione Istat nel 2005 – , per un totale di 6,4 milioni di persone. E’ quanto emerge dal Rapporto 2022 del Think Tank “Welfare, Italia” supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti.
Gli impatti del caro-prezzi saranno particolarmente gravi per le famiglie già più vulnerabili, che destinano a spese essenziali (alimentari, affitti, acqua, luce e gas, salute) il 76% del proprio reddito (vs. 56% per le famiglie a più alto reddito): per le famiglie meno abbienti il reddito disponibile per le spese out-of-pocket (non necessarie alla sussistenza) è già stato più che decimato dall`inflazione, riducendosi del 20,7% (15,7 punti percentuali in più del quintile più ricco).
Inoltre, l`inflazione avrà un impatto negativo anche sui risparmi e sul valore dei salari reali: secondo le stime Ocse, nel 2022 il valore dei salari reali in Italia si ridurrà del -3,1% (rispetto alla media Ocse di -2,3%), in un contesto in cui l`Italia, negli ultimi 30 anni, è stato l`unico Paese dell`area Oecd che ha visto una diminuzione dei salari (-0,1% annuo tra 1990 e 2020).
E.G.