Il magico mondo della Meloni, dopo pochi giorni di governo, non sembra più tanto magico: le prime crepe nella coalizione di destra già si vedono a occhio nudo, le uscite di Salvini che hanno fatto infuriare la Francia, il sordo malumore di Berlusconi, il Presidente americano che nel faccia a faccia con la premier italiana le dice di tenere a bada i suoi alleati, il nostro Capo dello Stato costretto a intervenire per fare pace col suo omologo di Parigi dopo lo strappo sui migranti… Insomma, qualche cosa ancora qui non va, avrebbe detto Lucio Dalla.
Eppure, gli ultimi sondaggi dicono che i Fratelli d’Italia hanno ormai superato il 30 per cento e la fiducia nella Meloni è oltre il 60. Misteri italiani, visto che finora questo governo non ha fatto quasi nulla per risolvere i problemi che interessano la vita delle persone, ovvero le bollette della luce e del gas, i prezzi che salgono, quindi l’inflazione, il Covid che non si ferma ma in ospedale puoi essere costretto a farti curare da un medico non vaccinato e al governo puoi trovarti un sottosegretario no vax.
Però ci sono gli immigrati che catalizzano l’attenzione dei nostri ministri, sono loro il nemico da battere, quelli che non devono sbarcare sulle nostre coste a qualsiasi prezzo (vite umane), quelli che ci fanno litigare con i francesi e gli altri europei, che tuttavia potrebbero anche essere più generosi e accogliere qualche disperato in più. Ma nella testa dei nostri governanti è la linea dura contro gli immigrati e contro chi li salva dal mare – le famigerate Ong – che crea consenso. La loro idea, loro dei governanti e non degli immigrati, è che gli italiani non ne possono più di questi essere umani neri, sporchi e cattivi che ci “invadono”, ci tolgono il lavoro (lavoro che peraltro è poco e che comunque noi non vogliamo più svolgere), rubano, spacciano, degradano le periferie, insomma più siamo inflessibili con questi poveracci e più il popolo gradisce. E non importa che questo stesso popolo abbia bisogno di loro, nei ristoranti nei bar, nella pulizia delle strade, nella cura dei nostri anziani, nei cantieri edili (chissà chi garantisce che i lavori finanziati dal super bonus vadano avanti…). Contraddizioni in senso al popolo, diceva Mao tse Tung: in parole povere, se mi serve l’immigrato lo uso per i miei bisogni, se però lo vedo girare per strada senza far nulla lo caccio.
Le contraddizioni, però, esistono anche in seno al governo, e più passa il tempo, più si accumulano i problemi non risolti e più queste contraddizioni rischiano di esplodere. Fino a quando? Fino a che questa destra non imploderà e dovrà passare la mano e magari si andrà a nuove elezioni anticipate? Scenario ottimistico, troppo ottimistico. Difficile che chi è riuscito ad agguantare il potere dopo anni di marginalità politica, lo molli solo perché non riesce a a trovare un accordo interno alla propria coalizione. Lo troveranno, l’accordo, su questo o quel problema, il potere è il collante più potente che ci sia ma non si sa mai, un incidente di percorso può sempre accadere, oggi imprevedibile ma domani chissà.
Certo, una mano bisognerebbe dargliela a questo governo, un “aiutino” a spaccarsi su una delle mille questioni all’ordine del giorno. E qui dovrebbe entrare in campo la sinistra, o quel che ne resta. Dovrebbe – il condizionale in questo caso è d’obbligo – muoversi, mobilitarsi, infilare il coltello in tutte le piaghe che si aprono all’interno dell’esecutivo, non mollare una palla come si dice in gergo calcistico, in Parlamento e nel Paese. Invece qui di palle lasciate correre da sole e che quindi finiscono nel campo dell’avversario se ne vedono fin troppe. La partita al momento è a senso unico, c’è una sola squadra in campo, l’altra gioca solo in difesa e neanche tanto efficacemente. Prende tempo e perde tempo, si divide e litiga su questioni irrisorie, si spacca a Milano sulla candidatura di Letizia Moratti, non vuole un’intesa nel Lazio con i Cinquestelle sul prossimo candidato governatore, che sarà l’attuale assessore alla Sanità Alessio D’Amato, che si è subito alleato con Carlo Calenda. Ma soprattutto non si capisce quale sia l’idea generale che dovrebbe (ancora il condizionale) guidare la sinistra affinché prima o poi riesca a vincere le elezioni e a tornare al governo del Paese. Per chi se lo fosse dimenticato, le prossime elezioni sono previste per il 2027, il tempo per organizzarsi non mancherebbe. Anche in questo caso, ecco di nuovo il condizionale.
Riccardo Barenghi