“In galera! Devono finire in galera”. Il negazionista pronuncia una sorta di comizio. Gli astanti, nel piccolo bar di periferia, annuiscono con aria complice e soddisfatta. “Finalmente si saprà la verità. Noi l’abbiamo sempre detto ma ci hanno criminalizzati. Tutte bugie. E i pecoroni chinavano la testa”, continua l’improvvisato, e compiaciuto, oratore. Del tutto inutile provare ad obiettare che la lotta alla pandemia esigeva risposte straordinarie. L’irrazionalità non dialoga, brandisce le proprie verità come fossero manganelli. Le mascherine? Inutili, una colossale truffa per far soldi. I vaccini? Più dannosi del virus. Le misure per evitare i contagi? Prove di dittatura.
È bastato che il nuovo governo annunciasse un radicale cambio di rotta sul Covid per dare la stura alle peggiori e rancorose insulsaggini. E la prospettiva di una commissione di inchiesta alimenta inquietanti propositi di vendetta. Il perdono e il reinserimento di medici e infermieri obiettori assurgono ad una sorta di onore delle armi. Loro sì che avevano capito, per questo sono stati ingiustamente perseguitati. E lo slittamento, in prospettiva di una totale cancellazione, delle multe per chi ha violato gli obblighi di immunizzazione equivale di fatto al riconoscimento ufficiale dell’illegalità. Anzi, alla sua apoteosi. Altro che rave party! I raduni possono essere fatti solo a Predappio. “È arrivata l’ora di fare i conti con l’antifascismo”, annuncia gongolante un giornale di destra.
Un sovvertimento morale. Il male diventa bene, e viceversa. Lo stesso Sergio Mattarella, per aver ammonito a non abbassare la guardia contro Omicron, è passato in un baleno dall’elenco dei buoni in quello dei cattivi. O meglio ci è ritornato, visto che nel 2018 Giorgia Meloni, ancor prima dell’ineffabile Di Maio, chiedeva di metterlo in stato d’accusa per il no alla nomina di Paolo Savona, ritenuto troppo antieuropeista, quale ministro dell’Economia. “Un precedente pericolosissimo. È stato lui a non rispettare le istituzioni scendendo nell’agone politico”, l’inequivoca accusa mossa dalla sorella d’Italia (o anche lei, in questo trionfo delle declinazioni al maschile, è un fratello?).
Berlusconi ha affermato chiaramente che dopo l’approvazione del presidenzialismo l’attuale capo dello Stato dovrà dimettersi. Le smentite servono solo a confermare la pesantezza di questo obiettivo. Voce dal sen fuggita, poi richiamar non vale.
L’attacco inusitato ai “fannulloni “del reddito di cittadinanza, l’innalzamento dei contanti, il 25 aprile vilipeso. Dal governo promana un senso di rivalsa che alimenta contraddittorie pulsioni mai sanate. L’ergastolo ostativo va di pari passo con la legittima difesa. Una durezza apparente che serve per mascherare l’occhiolino rivolto a evasori fiscali e a revanscisti e nostalgici di ogni tipo. È in gioco il concetto stesso di democrazia, intesa non come mero esercizio del voto, ma quale civile consesso di comprensione e di tolleranza.
La linea dura viene sempre invocata contro gli altri, specie se minoranze o presunti casi di devianza, in una totale rimozione delle proprie responsabilità. Parcheggio nel posto riservato ad un handicappato, con il retropensiero che tanto sono tutti falsi invalidi, ma non tollero la vista di un questuante, di uno zingaro, di un immigrato. Dico no alla legalizzazione della marijuana ma di nascosto sniffo la coca. Difendo a spada tratta il concetto di famiglia tradizionale ma vado con l’amante. Grido contro i gay perché ho paura dell’omosessualità. Esigo pene inflessibili per i ladruncoli ma non rilascio lo scontrino.
La richiesta ossessiva di ordine è l’alibi per la propria vacillante, ipocrita, furbastra identità. Le baby gang hanno il loro contesto ideale. Prendere a calci un poveretto non è un modo per fare pulizia della feccia umana?
Gli scritti di Wilhelm Reich e di Erich Fromm andrebbero spolverati e riletti. L’inconscio sociale è una gran brutta bestia. Nel contesto attuale, persino il ritorno alla pena di morte verrebbe applaudito. L’ambiguo richiamo ad un conservatorismo nostrano ha fradicie radici e cela connotati eversivi, torsioni autoritarie, stravolgimenti etici.
E poi, signora mia, il fascismo ha fatto anche tante cose buone.
Marco Cianca