Secondo i dati forniteci da Istat ad aprile 2022 andamento del mercato del lavoro sostanzialmente piatto. Leggero calo complessivo degli occupati di 12mila unità, e Il calo complessivo è determinato da una crescita di 31 mila occupati maschi e un calo di 43 mila occupate femmine. Il trend di crescita femminile si inverte dopo diversi mesi, i disoccupati diminuiscono di 12 mila unità ma a vantaggio degli inattivi che crescono di 34 mila quello di disoccupazione scende all’8,4% ma appunto a vantaggio di quello di inattività che sale al 34,6 Il calo degli occupati è determinato principalmente da 17 mila occupati indipendenti in meno, la categoria più colpita dalla pandemia e l’unica che non ha recuperato (e difficilmente lo farà) i livelli pre-pandemici e sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto. Gli occupati dipendenti crescono di 5 mila unità, con +9 mila a termine (che confermano i livelli record) e -4 mila permanenti (3%donne). Nei 12 mesi crescono del 12,6% quelli a termine e del 2,1% quelli permanenti. Leggera crescita per l’occupazione giovanile con tasso di occupazione a +0.2% sia per la fascia 15-24 anni che per quella 25-34 anni. Nella prima però anche calo disoccupazione a vantaggio dell’inattività. Il calo del mese si colloca unicamente nella fascia 35-49 anni, con tasso di occupazione in diminuzione dello 0.5%, quello di disoccupazione in crescita dello 0,4% e quello di inattività dello 0,2%. In sintesi: mese quasi piatto ma con segnali di inversione del trend positivo degli ultimi mesi, vedremo se sono effetti della crisi Ucraina o meno. Al momento pagano le donne tra i 35 e i 49 anni, principalmente. Servirà monitorare la situazione rispetto ai provvedimenti assunti in questi ultimi periodi sia in legge di Bilancio 2022, che in prospettiva sul pnrr? Ho dei grossi dubbi e continuo a proporre di impostare provvedimenti per l’occupazione femminile molto più incisivi, come quelli adottati in Francia che hanno e stanno dando ottimi risultati. La Francia, è ben posizionata nel Gender Equality Index al vertice di questa classifica e si è attrezzata in particolare per quella relativa alle carriere delle donne e alla parità salariale. Noi presentiamo valori molto più bassi. In Francia la parità salariale è in lenta evoluzione (+ 3 punti in 13 anni). Attualmente, in base ai dati INSEE, le differenze retributive annue tra uomini e donne considerano tutti i contratti indipendentemente dal tempo di lavoro e ai lavori uguali e a competenze uguali per uomini e donne, il divario è al 9%. Con riferimento specifico al tasso di occupazione, in Italia quello delle donne è del 53,1%, di molto inferiore al 67,3% della media europea e il divario tra tasso di occupazione maschile e femminile è del 20% (8 % in Francia e 12% in UE). La Ministra per l’uguaglianza tra donne e uomini, per la Diversità e le Pari opportunità francese guida un ministero con portafoglio e ha favorito una legge per migliorare il contrasto alla violenza domestica inserendo finalmente importanti cambiamenti inerenti la violenza economica. Ed è in questo contesto che è stata adottata una nuova Agenda che parte da un tesoretto di 40 miliardi di dollari di investimenti da parte delle oltre 500 organizzazioni della società civile, 94 organizzazioni giovanili e 1000 committenti della filantropia e dell’imprenditoria internazionale. Piani concreti sotto l’egida delle Nazioni Unite, che con questa iniziativa che si fa garante per donne e ragazze e non solo di una ricostruzione che le vuole al centro e non emarginate, isolate e tagliate fuori solo perché discriminate in troppi Paesi che ne calpestano sistematicamente i diritti, che son diritti universali e non di genere. Su questi temi c’è un cambiamento storico in atto e che si siano creati i presupposti per un nuovo ecosistema che riparte non da promesse o sussidi ma da investimenti sull’uguaglianza di genere che porteranno a progressi più rapidi dell’atteso o di quanto raffigurato impietosamente dalle statistiche del Global Gender Gap Report secondo cui ci vorranno in media 135,6 anni per raggiungere la parità su una serie di indicatori in tutto il mondo, invece dei 99,5 anni delineati nel rapporto del 2020. L’attenta supervisione degli impegni presi sia finanziari che politici, dal privato al pubblico, darà un impulso laddove i progressi son stati troppo lenti perché i dettami della Conferenza di Pechino del 1995 non restino lettera morta. In Francia aiuti economici molto corposi alle famiglie, congedi parentali e sgravi molto consistenti alle aziende per l’occupazione femminile. Questa è la strada almeno fino a quando il bollettino della diversità di genere sarà ancora così disastroso.
Alessandra Servidori