Magari questa la risolvono con l’ennesima mediazione al ribasso, forse risolvono pure la prossima con un qualche compromesso più o meno accettabile, ma poi arriverà la terza che chissà cosa sarà, e la quarta e la quinta… e si andrà avanti così per tutta l’estate, l’autunno e l’inverno, con Mario Draghi che cercherà affannosamente di tenere insieme una maggioranza che insieme non sta più. Mettiamoci pure le elezioni amministrative di metà giugno, che qualche scossa politica la produrranno certamente, ed ecco che il quadro del nostro governo, il governo di unità nazionale, quello voluto dal Presidente della Repubblica per combattere la pandemia e usare al meglio i soldi europei del Pnrr, sarà sempre più caotico.
Possiamo immaginare senza sforzarci troppo che su ogni problema che si presenterà all’ordine del giorno del governo, scoppierà una battaglia tra questo e quello e quell’altro, basta vedere cosa è successo e ancora sta succedendo sui balneari e sul catasto. Salvini contro Draghi, Letta contro Salvini, Berlusconi con Salvini, Calenda con Draghi, e Draghi sempre più esasperato, Mattarella che cerca di metterci una pezza oggi e una pezza domani. E più si avvicinano le elezioni politiche e peggio sarà.
D’altra parte, una maggioranza così eterogenea (eufemismo), in cui convivono obtorto collo partiti e visioni tanto diverse e spesso contrapposte, non è facile che possa stare insieme a lungo, tanto che anche sulla guerra ognuno va per conto proprio. Draghi e Letta per aiutare l’Ucraina anche con le armi, Salvini che invece si oppone, Berlusconi che un giorno dice una cosa e il giorno dopo il suo contrario, Speranza e Bersani che tentano penosamente di trovare una posizione intermedia, tipo che le armi mandate finora vanno bene ma altre no. Insomma, al contrario di quel che diceva Ennio Flaiano, la situazione è grave ed è pure seria.
E allora, due domande sorgono spontanee: che senso ha continuare con questo governo per un altro anno o quasi, cioè molti mesi che saranno tempestati da polemiche, scontri, veti reciproci e quindi impossibilitato a prendere decisioni rapide ed efficaci? E lo stesso Draghi è disposto a rimanere a palazzo Chigi in queste condizioni?
Forse, allora, meglio chiudere il prima possibile questa esperienza, mettendo in sicurezza tutte le opere previste dal Piano di rilancio, magari cominciando anche i lavori dove è possibile, poi andare alle elezioni anticipate in autunno. Si dirà che questa è una follia, che non si possono sciogliere le Camere mentre c’è una guerra in corso in Europa, che non si può essere così irresponsabili solo per un tornaconto elettorale… Tutto vero, tutto giusto. Ma anche andare avanti in questo modo non appare tanto saggio, visto che paralizzare il governo in carica sprecando oltretutto una risorsa come l’attuale premier, che perderebbe gran parte della sua autorevolezza, impastoiato nelle continue mediazioni tra tizio e caio, rischia di essere solo una perdita di tempo senza che si possa arrivare a risultati concreti e utili al Paese.
E quindi “sciogliamo le camere per un mondo migliore”, come cantavano Corrado Guzzanti e la banda di Avanzi. Poi forse il mondo non sarà migliore, ma in ogni caso decideranno gli italiani quale mondo vorranno. Un mondo governato dalla destra, con Salvini, Meloni e Berlusconi, sempre che i tre riescano a mettersi d’accordo? Oppure affidato nelle mani del centrosinistra, sempre che Letta e Conte, Bersani e Speranza e magari pure Fratoianni e Vendola riescano a dare un senso a alla loro esistenza politica? Chissà, comunque qualcuno le elezioni le vincerà e quindi andrà al governo sostenuto dalla sua maggioranza che avranno voluto gli elettori: si chiama democrazia.
Altrimenti, se nessuno vincerà, se il voto si concludesse con un pareggio e nessuno avesse la maggioranza dei parlamentari, non ci sarebbe alternativa a un nuovo governo di unità nazionale: e chi c’è, c’è. Sarebbe possibile a quel punto – e tutto sommato anche divertente – che venisse richiamato in servizio Mario Draghi, il salvatore della patria seconda stagione. Ma in questo caso il premier avrebbe tutte le carte in mano e i partiti nessuna: toccherebbe a lui decidere e agli altri “ubbidir tacendo e tacendo morir”, come recitava l’antico motto dei carabinieri.
Riccardo Barenghi