Gli effetti collaterali della guerra in Ucraina sono disastrosi per il mondo intero. E non solo per il carico di morti, distruzioni e odio che si porta dietro, ma anche per le conseguenze sull’economia. Basta mettere in fila le notizie uscite sulle agenzie nella sola giornata di venerdì 22 aprile per rendersi conto che non stiamo messi bene. Notizie che hanno meno visibilità mediatica rispetto al dramma di Mariupol, ma che prefigurano altri drammi, di diversa matrice e a più lunga scadenza.
Prendiamo per esempio l’allarme lanciato dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco: “Gli eventi scioccanti in Ucraina stanno avendo enormi impatti negativi sull’economia mondiale, che aveva appena ha iniziato a riprendersi dagli sconvolgimenti della pandemia di Covid-19”, ha scandito il governatore intervenendo al Development Committee del Fmi e della Banca Mondiale. “Ci vorrà tempo per valutare il costo umano, morale ed economico della guerra” – ha proseguito – ma intanto “le carenze di beni di prima necessità, gli aumenti straordinari dei prezzi dell’energia, dei generi alimentari, dei costi commerciali, le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, stanno già mettendo i paesi in via di sviluppo, e in particolare i più poveri, sotto enormi pressioni”.
Un’altra economista di peso mondiale, la keynesiana Janet Yellen, già a capo della Federal Reserve e attuale ministro dell’economia nell’amministrazione Biden, ha invece gelato l’ipotesi europea di sanzionare la Russia sull’energia, avvertendo che sarebbe ”controproducente”: va bene cercare di ridurre la dipendenza da Mosca, ha detto Yellen, “ma occorre attenzione quando pensiamo ad un embargo completo: farebbe aumentare i prezzi globali del petrolio, avrebbe un impatto negativo sull’Europa e altre parti del mondo e, al contrario, potrebbe avere in realtà un effetto negativo molto ridotto per la Russia, che per quanto si troverà ad esportare di meno, venderà a prezzi più alti”.
Gli effetti di un embargo energetico sono stati calcolati dalla Bundesbank: un taglio immediato delle forniture di gas russo costerebbe alla Germania quest’anno 180 miliardi di euro, il 5% del Pil, e “scatenerebbe un balzo dei prezzi energetici e la recessione più profonda degli ultimi decenni,” scrive la banca centrale tedesca nel suo bollettino mensile, con una stima ben più pessimista del gruppo di economisti che meno di un mese fa avevano definito embargo energetico totale sulla Russia “gestibile”, con un impatto tra lo 0,3% e il 3% sul Pil.
Quanto agli Stati Uniti, capofila dello schieramento occidentale contro la Russia, vale la pena di ricordare che il paese è afflitto dalla più pesante inflazione degli ultimi vent’anni: effetto di una combinazione di fattori che perdura da alcuni mesi, aggravata però dalle nuove spinte della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia. Un quadro così pesante da costringere il presidente della Fed Jay Powell ad ammettere che si dovrà accelerare la stretta sui tassi di interesse, in pratica preannunciando l’ipotesi di un rialzo di 50 punti base alla prossima riunione della Fed. Annuncio che ha immediatamente scatenato la reazione negativa delle Borse.
In Italia, infine, le previsioni sul Pil ”bellico” le ha appena aggiornate l’Ufficio Parlamentare di Bilancio: la guerra, ha calcolato l’Upb, ha già sottratto al Pil nel 2022 circa un punto percentuale, e se durasse anche solo fino a giugno il costo per l`attività economica del nostro Paese varrebbe un altro 1,6 di Pil in meno nel biennio 2022-23.
Ma l’elenco degli allarmi potrebbe continuare a lungo. Con le parole di Christine Lagarde, presidente della Bce, per esempio, che avverte: ”la situazione in Ucraina è uno shock che ha impatto su tutte le economie, ma in particolare sull’economia europea”. O con quelle del FMI, secondo il quale la guerra “avrà severe conseguenze economiche per l’Europa”, avvertendo che “il nuovo e più preoccupante rischio” deriva da un repentino stop ai flussi di energia dalla Russia, ”che causerebbe significative perdite per molte economie”. E tra queste l’Italia, che da un eventuale inasprimento delle sanzioni relative ai prodotti energetici, secondo il FMI, soffrirebbe di un impatto più forte rispetto ad altri paesi.
Per riassumere, dunque, le primissime conseguenze economiche della guerra al momento sono: paesi in via di sviluppo ridotti a un passo dalla fame, paesi industrializzati colpiti da inflazione crescente, prezzi energetici insostenibili, tassi di interesse in rialzo, attività economiche in generale rese più difficili a livello globale. Vale anche la pena di ricordare che, per quanto riguarda le economie dei due paesi direttamente coinvolti sul campo, cioè Russia e Ucraina, si prevede come conseguenza del conflitto per la prima un calo del Pil del 13%, e per la seconda addirittura un taglio del 45%. Non è un affare, questa guerra, proprio no; e forse c’è da sperare che proprio le difficoltà crescenti sull’economia e lo spettro di una recessione globale – ove non bastino i motivi etici o umanitari – finiscano per convincere tutti della necessità di una trattativa che porti il più rapidamente possibile alla pace.
Nunzia Penelope