Un lavoratore ha convenuto in giudizio l’impresa appaltante per ottenere, ai sensi del decreto legislativo numero 276 del 2003, articolo 29, la condanna al pagamento delle differenze retributive maturate durante il rapporto di lavoro alle dipendenze dell’impresa appaltatrice dei servizi.
La Corte di Appello ha accolto la domanda; contro la sentenza ha proposto appello l’impresa appaltante sostenendo l’assenza dell’obbligo in solido dell’impresa appaltante relativamente al credito, alle ferie maturate e non godute e ai permessi che non hanno natura retributiva ma natura risarcitoria.
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso sostenendo che “…è costante l’affermazione che in tema di responsabilità solidale del committente con l’appaltatore di servizi, la locuzione “trattamenti retributivi” di cui al D.Lgs. n. 276 del 2003, art. 29, comma 2, dev’essere interpretata in maniera rigorosa, nel senso della natura strettamente retributiva degli emolumenti che il datore di lavoro risulti tenuto a corrispondere ai propri dipendenti e tra questi non vi rientrano le indennità da erogare in relazione al mancato godimento di ferie e permessi (cfr. Cass. 19/05/2016 n. 10354 ed altre successive v. recentemente Cass. 18/09/2019 n. 23303) e la Corte territoriale non si è affatto confrontata con tale questione, che pure risulta esserle stata posta, ed è perciò incorsa nel vizio denunciato di omessa motivazione e, comunque, nella violazione delle disposizioni denunciate con il terzo motivo di ricorso. In tema di responsabilità solidale del committente con l’appaltatore di servizi, la locuzione “trattamenti retributivi” di cui al D.Lgs. n. 276 del 2003, art. 29, comma 2, dev’essere interpretata in maniera rigorosa, nel senso della natura strettamente retributiva degli emolumenti che il datore di lavoro risulti tenuto a corrispondere ai propri dipendenti e tra questi non vi rientra l’indennità sostitutiva delle ferie e dei permessi non goduti cui è in prevalenza attribuita una natura mista, di carattere risarcitorio, in quanto volta a compensare il danno derivante dalla perdita di un bene determinato (il riposo, con recupero delle energie psicofisiche, la possibilità di meglio dedicarsi a relazioni familiari e sociali), ma anche retributivo, per la sua connessione al sinallagma contrattuale e la funzione di corrispettivo dell’attività lavorativa resa in periodo che, pur essendo di per sé retribuito, avrebbe dovuto essere non lavorato, in quanto destinato al godimento delle ferie annuali (Cass. 11 settembre 2013, n. 20836; Cass. 9 luglio 2012, n. 11462); quando non addirittura, risarcitoria tout court (Cass. 11 maggio 2011, n. 10341; Cass. 8 luglio 2008, n. 18707). La locuzione normativa “trattamenti retributivi”, costitutiva in obbligazione di garanzia solidale, con l’appaltatore datore di lavoro ai sensi del D.Lgs. n. 276 del 2003, art. 29, comma 2, il committente, che rimane estraneo alle vicende relative il rapporto di lavoro, debba essere interpretata in senso rigoroso, ossia della certa natura retributiva degli emolumenti che il datore di lavoro sia tenuto a corrispondere ai propri dipendenti: con la conseguenza dell’esclusione da essi dell’indennità sostitutiva delle ferie non fruite che, per le ragioni illustrate, non ha una tale natura”. Cassazione civile sez. lav., Ordinanza n.5247 del 17/02/2022.
La Corte di Cassazione, come si evince dai numerosi precedenti richiamati nella sentenza sopra riportata, in materia ha un orientamento che possiamo definire costante. Nei Tribunali e nelle Corti di Appello, invece, spesso, si hanno pronunce di segno contrario e che affermano l’esistenza dell’obbligo solidale dell’impresa appaltante anche per questi crediti del lavoratore.
Biagio Cartillone