Adriano Scianca, direttore del mensile sovranista “Il primato nazionale”, scrive nel suo ultimo editoriale che rinfocolare le polemiche sul Regime, a cento anni dalla marcia su Roma, serve solo “per dare legittimazione a un sistema che più delegittimato non si può”. La tesi di una strumentale “paranoia” antifascista non è certo nuova negli ambienti nostalgici, che rovesciano il tavolo pur di non affrontare davvero la tragicità del Ventennio. Ma il ragionamento si fa più insidioso perché alla “miseria dell’antifascismo” un altro articolo della stessa rivista contrappone un mito che sarebbe “vivo e ben presente nell’immaginario collettivo degli italiani”. La sinistra, in sostanza, agita il fantasma delle camicie nere per far finta di essere dalla parte giusta, ma “la maggioranza del popolo continua ad avere del Duce un’opinione prevalentemente benevola”.
E così, mentre si deride “la demologia antifascista”, ecco la rivalutazione del diavolo: “Bisogna parlare di Benito Mussolini perché la sua parabola esistenziale e politica può aiutarci a far luce su un periodo decisivo della storia d’Italia. Perché il fascino segreto di quest’uomo va appunto spiegato. Non si trattò di un’infatuazione effimera, bensì della nascita di una religione, come disse il Duce in più occasioni. Uccidendo il padre a piazzale Loreto, gli italiani avevano creduto di essersi emancipati. Al contrario, si sono riscoperti un popolo di orfani. Si tratta di un complesso di Edipo, che, ancora oggi, siamo condannati a scontare”.
Ecco, il papà che ci manca. Il quale, in fin dei conti, ha commesso solo un errore, che poi gli potrebbe anche essere perdonato perché non poteva comportarsi diversamente: “L’immagine che l’italiano medio ha di Mussolini è quella del buon padre di famiglia che ha aiutato la povera gente, ha rimesso in riga un popolo tradizionalmente indisciplinato e, in generale, ha fatto molte cose buone (tipo la bonifica e le pensioni) ma poi purtroppo si è alleato con quel pazzo di Hitler”.
Si potrebbe sostenere che tali aberrazioni storiche, ideologiche, culturali, psicologiche, allignino solo nell’infima minoranza di CasaPound ma siamo certi che un sondaggio su questa falsariga, mai fatto, darebbe risultati sconvolgenti. Se l’epifenomeno appare chiaro e circoscritto, le sue radici profonde potrebbero essere più ramificate di quanto si ritenga. E il fallimento dei partiti fa da potente fertilizzante.
La rielezione di Sergio Mattarella e la conferma di Mario Draghi, il male minore nella situazione data, purtroppo avvalorano l’opinione che servano sempre uomini della Provvidenza (le donne, anche in questo campo, sono relegate in seconda fila). E i 55 applausi che i grandi elettori, ammantati da un totale discredito, hanno tributato al loro salvatore sanno di stolida ipocrisia.
La prospettiva dell’elezione diretta del Presidente, possibile solo nell’ambito di una gigantesca riforma costituzionale che garantisca un nuovo equilibrio dei poteri, ha acquistato ulteriore fascino. Il parlamento viene sempre più visto come un organo inutile, fine solo a sé stesso. Che sia il popolo a decidere! Vecchie e nuove pulsioni, alimentate dallo sconvolgimento pandemico, si avviluppano in un groviglio di contraddittorie rivendicazioni. Posseduti dalla frenesia decisionista, si rischia di gettare via l’acqua sporca (l’occupazione dello Stato, le clientele, l’affarismo, la corruzione, la burocrazia) insieme con il bambino (la democrazia rappresentativa). La leggenda del cesarismo, ha ben scritto Nadia Urbinati, non tramonta mai.
E allora teniamocela ben stretta la nostra paranoia antifascista. Che non è mera esecrazione dei manganelli e dell’olio di ricino, non solo continua ripulsa della violenza e della sopraffazione, non unicamente denuncia dei duceschi orrori, ma difesa costante dei principi di uguaglianza e dei diritti delle minoranze. Amore della libertà, per dirla in breve. Altrimenti, come rivendica compiaciuta la copertina del Primato, “ritorna sempre LUI”. Emblema imperituro dell’”ora fatidica”.
Marco Cianca
Post scriptum: Carlo Maria Viganò colpisce ancora. L’arcivescovo stavolta incita le forze dell’ordine a disobbedire e a schierarsi con i no vax. Voglia di golpe.