“Penso che la rielezione del Presidente Mattarella, sia la migliore garanzia di unità, coesione sociale e responsabilità in una stagione complicata. Il Governo Draghi non potrà che trarne giovamento ma dovrà consolidare e scegliere fino in fondo il metodo del confronto costruttivo con il sindacato e di una concertazione finalizzata e negoziare un forte Patto Sociale per insieme la ricostruzione e la ripartenza del Paese”. È quanto sottolinea oggi il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in una lunga intervista al quotidiano “Avvenire”.
“Abbiamo fatto passi importanti in manovra, ma il 2022 deve essere l’anno delle innovazioni strutturali su fisco, lavoro, pensioni, politiche sociali. Serve un nuovo scostamento di bilancio per iniziare a comporre un’agenda sociale che da un lato risponde a un’emergenza sanitaria, economica e sociale ancora rovente e dall’altro cominci a trasformarsi in meglio il nostro modello di sviluppo”, aggiunge Sbarra. “Dobbiamo ritrovarci in una politica condivisa dei redditi, rilanciare le politiche industriali, investire su scuola, pubblico impiego,, mezzogiorno e diritti di cittadinanza. Bisogna governare insieme, in modo partecipato, l’attuazione dei progetti del Pnrr, accelerando i cantieri e ponendo forti condizionalità sociali, occupazionali, contrattuali agli investimenti. E poi va estesa la contrattazione decentrata, incrementando la produttività e redistribuendola sui salari. Tutte le domande collegate, da affrontare nelle settimane consolidando il dialogo tra il Governo e le parti sociali” sottolinea il leader della Cisl che ribadisce il no al salario minimo per legge.
“E’ un pericoloso miraggio, così come una legge ordinaria sulla rappresentanza. che non solo non risolverebbero il problema dei bassi salari, ma rischierebbero persino di peggiorare, schiacciando verso il basso le retribuzioni e facendo uscire moltissimi lavoratori dal perimetro medie tutelato dei buoni contratti. Oggi il 90% per cento dei lavoratori italiani è coperto dai contratti collettivi, e non esiste settore che non possa avere un buon Ccnl di riferimento. Bisogna sostenere le relazioni industriali e la contrattazione, dobbiamo portare il lavoro in dumping dentro gli accordi nazionali. È l’Europa stessa che indica questa via per il nostro Paese”.
E.G.