Parafrasando “Il Gattopardo” si potrebbe dire che nulla cambia affinché nulla cambi. Stiamo parlando del Quirinale e dell’ipotesi che l’attuale Capo dello Stato venga rieletto e che l’attuale Capo del governo resti al suo posto con la sua maggioranza eterogenea, per usare un eufemismo. Certo, se Sergio Mattarella alla fine accettasse un secondo mandato così che Mario Draghi potesse continuare a dirigere il governo, la legislatura potrebbe andare avanti senza grandi scossoni, ma solo con piccole scosse che ovviamente non mancherebbero, fino alla sua fine naturale, la primavera del 2023.
Si potrebbe andare avanti nella lotta alla pandemia, cercando di fronteggiare alla meno peggio la nuova variante Omicron. Si potrebbe intensificare la campagna vaccinale, convincendo – o meglio, costringendo – il maggior numero di no vax a inocularsi il siero, e forse si potrebbe anche tirare un sospiro di sollievo in primavera. Quando, come dicono tutti gli scienziati, il virus si indebolirà e gli italiani potrebbero ricominciare a vivere in maniera normale (o quasi). E si potrebbe anche mettere a punto il Pnrr, dando vita a tutte le opere pubbliche previste così che arriverebbero i miliardi dell’Europa e il Paese potrebbe rimettersi in cammino, il Pil crescerebbe, la produzione industriale aumenterebbe, l’occupazione pure e finalmente si potrebbe guardare con fiducia al futuro. Si potrebbe allora arrivare alle elezioni politiche in un clima tutto sommato decente, con le forze politiche che presentano i loro programmi e i loro candidati premier, e si confrontano civilmente. Chi vince, vince, e chi perde se ne fa una ragione, e si prepara a condurre un’opposizione “costruttiva”, per poi eventualmente prendersi la rivincita alle elezioni successive. Un Paese normale, insomma, ma troppo bello per essere vero.
E se invece andasse sul serio in questo modo, sarebbe sul serio così bello? Sarebbe sul serio la situazione migliore che possiamo augurarci? Ovviamente, staremmo tutti più tranquilli, i due uomini sui quali gli italiani ripongono una grande fiducia resterebbero al timone del Paese, i partiti potrebbero condurre la loro campagna elettorale con meno preoccupazioni e i cittadini potrebbero scegliere chi votare e chi no, sapendo che i ogni caso il Paese sarebbe stato messo in sicurezza.
Ma c’è un ma, un ma grosso come una casa. Che si chiama politica, anzi credibilità della politica, capacità della politica di agire, e di rappresentare i cittadini in base a proposte e orizzonti programmatici (non diciamo progettuali che non è il caso di esagerare). Si tratterebbe infatti dell’ennesimo esempio della crisi della politica stessa, incapace di gestire sé stessa, paralizzata tra i veti contrapposti e costretta a ricorrere ai “salvatori” della patria. Come accadde con Giuliano e Amato e con Carlo Azeglio Ciampi nei primi anni novanta, come è accaduto di nuovo con Mario Monti nel 2011, con Napolitano nel 2013 e come sta accadendo oggi con Draghi e con Mattarella. Possibile che gli attuali partiti presenti in Parlamento non riescano a trovare l’uomo giusto (o la donna giusta) da eleggere al Quirinale? Possibile che un intero Paese sia costretto a contare solo su due persone, per quanto autorevoli esse siano? Che altrimenti arriverebbe un terremoto, la cui scossa più devastante sarebbe Silvio Berlusconi Capo dello Stato? E che si precipiterebbe di corsa alle elezioni, come se queste fossero l’inferno e non lo sbocco più giusto – e democratico – per una legislatura nata male e proseguita peggio? Possibile purtroppo.
E allora teniamoci stretti Mattarella e Draghi, facciamo finta che tutto vada benissimo così, nascondiamo la testa sotto la sabbia, diamo la colpa al virus, e scaviamo ancora più profondamente la buca nella quale da molti anni sta sprofondando la politica italiana, che non a caso perde sempre di più la fiducia dei cittadini, con l’astensionismo che cresce a dismisura, ripensare per credere alle ultime elezioni amministrative. Una politica incapace di dare un senso alla sua esistenza, che in fin dei conti sarebbe quello di governare il Paese in tutte le sue forme, convincendo i cittadini a credere ai suoi impegni. Ma che invece è diventata pura sopravvivenza, evitando accuratamente di mettersi in gioco. Per carità, meglio non rischiare, meglio accucciarsi sotto l’ala protettrice di due Supereroi che garantiscono la prosecuzione della specie. Cioè di un ceto politico tanto mediocre quanto così poco coraggioso da farci rimpiangere quello di una volta. Senza tornare a De Gasperi e Togliatti, basta ripensare a Berlinguer, Craxi, Andreotti e a quasi tutti i protagonisti della tanto vituperata Prima Repubblica per renderci conto di quanta strada abbiamo percorso in pochi decenni. A marcia indietro.
Riccardo Barenghi