Un paginone intero di quotidiano ha spiegato la piattaforma per lo sciopero del 16 dicembre proclamato da Cgil e Uil. Tra i punti “Insieme x (per) una riforma delle pensioni che consenta flessibilità in uscita, facilitando chi fa lavori gravosi e i lavoratori precoci………..”. Siamo ancora alla litania dei precoci abbinati in sequenza ai gravosi e perciò a loro assimilati che ha prodotto il disastro di quota 100 e ancor prima milioni di pensionamenti anticipati senza motivo. Come si può paragonare la storia e condizione di un edile a quella di un impiegato che può avere sì 41 e più anni di contributi anche intorno alla sessantina? Può avere lavorato tanto, ma ha avuto la fortuna di non essere mai stato disoccupato?! Se è in buona salute e fa un lavoro buono può seguitare a lavorare come dice la Fornero; se poi è in diverse condizioni c’è per tutti l’Ape sociale.
Al punto nove (su dieci) la “legge sulla non autosufficienza”. Non si capisce come, anche a esito del PNRR che dovrebbe realizzare strutture importanti, ma che andranno riempite di persone a lavorarci. L’intenzione è che provveda lo Stato e che si faccia a meno delle badanti? Del resto la parola badanti non compare quasi mai nel documenti o nei discorsi sindacali. Si pensa di farne a meno? Osservo che, per ora, non se ne trovano e che andrebbe organizzato un loro reclutamento anche formandole nei Paesi di origine a un minimo di lingua italiana e di regole sulla vita nel nostro paese (diritti e doveri). Si riparla di “quote”, ma queste non sono nell’elenco.
Con l’aria che tira pare improbabile che dalla legge di bilancio per il 2022 possa scaturire qualcosa di applicabile dal prossimo anno. L’Art. 43 è un bel trattato di come dovrebbe funzionare, ma non è finanziato. Perciò qualche novità arriverebbe dopo la realizzazione del PNRR.
Una misura non tanto costosa poteva dare da subito un sostegno apprezzabile alle famiglie che abbiano o mettano in regola una badante, oppure che comprino il servizio da una impresa specializzata in questo campo. E’ sorto un sistema di imprese del genere, più di un migliaio, molte con rapporti irregolari con il personale addetto (spesso false partite Iva); altre (oltre duecento) applicano il Contratto nazionale del 9 gennaio 2020. E’ un sistema che progredisce verso un lavoro qualificato e che sgrava le famiglie dal dover cercare il personale e gestire rapporti di lavoro che non è il loro mestiere.
L’idea è uno sconto fiscale importante alle famiglie per la regolarità; di più nel caso “acquisto di servizi forniti da imprese qualificate nel settore della assistenza sociale residenziale” (comma 6. del citato Art. 43). E’ una tendenza al progresso analogamente a quanto avvenuto in altri paesi europei.
Con meno di 300 milioni (una inezia rispetto al complesso di risorse in gioco) si potrebbe adottare una misura importante da applicare subito favorendo la regolarizzazione di metà del nero. Solo i parlamentari di Coraggio Italia (Manuela Gagliardi alla Camera e Quagliariello al Senato) si sono fatti promotori di emendamenti con questo contenuto. Per ora silenzio da tutti gli altri, compresi non i due scioperanti, ma tutte le tre Confederazioni.
Aldo Amoretti