Contrarre il Covid-19 “in occasione di lavoro” è considerato infortunio sul lavoro (anche se avviene in itinere ovvero nel percorso abitazione-lavoro-abitazione mediante i mezzi di trasporto consentiti). Questa equiparazione (la causa violenta si trasforma nella causa virulenta) è di un’importanza fondamentale sia per quanto riguarda le responsabilità civili e penali dell’imprenditore ai sensi dell’articolo 2087 cod.civ., sia di conseguenza per le misure atte a prevenirne il rischio, secondo modalità che nulla hanno da spartire con le procedure che vengono disposte nell’uso delle macchine e nelle attività di lavoro. Come sempre accade, gli aspetti importanti di un problema serio, ma difficili da spiegare in due battute partecipando ad una trasmissione televisiva, vengono trascurati e poco alla volta dimenticati (o meglio, continuano ad essere ignorati). Eppure gli infortuni da covid-19 sono classificati come tali (sulla base delle relative denunce) e resi periodicamente pubblici dall’INAIL. Sembra ovvio considerare i dati di questa tipologia di infortuni sul lavoro come i testimoni più credibili degli effetti del contagio nell’ambito del mondo del lavoro, e, magari, impegnandosi in uno sforzo di onestà intellettuale – per taluni sovraumano – arrivando a farsi una ragione dell’obbligo del green pass o dell’esito negativo dei tamponi (fino a quando il “naso tiene”). Peraltro la certificazione verde è la principale novità intervenuta, a titolo di prevenzione, nei luoghi di lavoro a partire dalla ripresa delle attività dopo la pausa estiva (e le relative dissennate polemiche politiche e sindacali che hanno contribuito ad innescare il delirio no vax/pass). Lasciamo la parola agli open data dell’INAIL relativi ai primi dieci mesi dell’anno che sta per finire.
Il monitoraggio dei dati consolidati al 31 ottobre 2021 rileva: 183.147 denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate all’Inail dall’inizio dell’epidemia, oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e un’incidenza del 3,8% rispetto al complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’ISS alla stessa data. Rispetto al monitoraggio del 30 settembre 2021 (181.636 denunce) i casi in più sono 1.511 (+0,8%), di cui 619 riferiti a ottobre, 254 a settembre e 117 ad agosto scorsi; gli altri 521 casi sono per il 63,5% riferiti agli altri mesi del 2021 e il restante 36,5% all’anno 2020. Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, i casi di contagio denunciati da gennaio a ottobre di quest’anno, benché non consolidati, sono in calo del 57,2%. L’anno 2020, con 148.216 infezioni denunciate, ha raccolto l’80,9% di tutti i casi di contagio pervenuti fino al 31 ottobre di quest’anno, con novembre (40.536 denunce) il mese col maggior numero di eventi, seguito da marzo con 28.671 casi; il 2021, con 34.931 contagi denunciati in dieci mesi, pesa al momento il 19,1% sul totale degli infortuni da Covid-19 pervenuti da inizio pandemia. Da febbraio di quest’anno il fenomeno è in significativa discesa e i 237 casi di giugno, ancorché provvisori, rappresentano il minor numero di contagi mensili registrati dall’anno scorso, sensibilmente inferiore anche al precedente minimo osservato a luglio del 2020 (con poco più di 500 casi), a parte i 22 casi di gennaio 2020; in generale, se nell’anno 2020 l’incidenza media delle denunce da Covid-19 sul totale di tutti gli infortuni denunciati è stata di una denuncia ogni quattro, nei primi dieci mesi del 2021 si è scesi a una su tredici; il 68,3% dei contagi ha interessato le donne, il 31,7% gli uomini. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni ad eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, con incidenze rispettivamente del 48,8%, 45,8% e del 44,2%; l’età media dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi; l’età mediana (quella che ripartisce la platea – ordinata secondo l’età – in due gruppi ugualmente numerosi) è di 48 anni (45 anni quella riscontrata dall’ISS sui contagiati nazionali). Il dettaglio per classe di età mostra come il 42,5% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (18,9%) e over 64 anni (2,0%). Gli italiani sono l’86,5% (meno di sette su dieci sono donne); gli stranieri sono il 13,5% (otto su dieci sono donne).
E i decessi da infortunio Covid-19? Il monitoraggio alla data del 31 ottobre 2021, rileva: delle 782 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale da Covid-19 pervenute all’Inail dall’inizio dell’epidemia, oltre un quarto del totale decessi risultano denunciati da gennaio 2020 con una incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’ISS alla stessa data. Rispetto al monitoraggio del 30 settembre 2021 (762 casi), i decessi sono 20 in più, di cui 1 avvenuto ad ottobre; i restanti 19 casi sono riconducibili ai mesi precedenti, di questi 13 sono riferiti a decessi avvenuti nel 2021 e 6 nel 2020, il consolidamento dei dati permette di acquisire informazioni non disponibili nei monitoraggi e nei mesi passati. Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, i casi mortali denunciati tra gennaio e ottobre di quest’anno – benché non consolidati – sono in calo del 42,2%. Nell’anno 2020, con 559 decessi da Covid-19, si è verificato il 71,5% di tutti i casi mortali da contagio pervenuti fino al 31 ottobre di quest’anno, con aprile (195 deceduti) il mese col maggior numero di eventi, seguito da marzo con 140 casi. Il 2021, con 223 decessi da Covid-19 nei primi dieci mesi, pesa al momento per il 28,5% sul totale dei casi mortali da contagio pervenuti da inizio pandemia, con aprile il mese col maggior numero di eventi (51 casi). In generale, se nell’anno 2020 l’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutti i casi mortali denunciati è stata di circa una denuncia ogni tre, nei primi dieci mesi del 2021 si è scesi a circa una su cinque. L’83,2% dei decessi ha interessato gli uomini, il 16,8% le donne (al contrario di quanto osservato sul complesso delle denunce in cui si rileva una percentuale superiore per le donne); l’età media dei deceduti è 59 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini), l’età mediana è di 59 anni (quella che ripartisce la platea – ordinata secondo l’età – in due gruppi ugualmente numerosi), 58 anni per le donne e 60 per gli uomini (82 anni quella calcolata dall’ISS per i deceduti nazionali). Il dettaglio per classe di età mostra come il 71,8% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni. Seguono le fasce over 64 anni (18,5%), 35-49 anni (9,1%) e under 35 anni (0,6%) nella quale non si rilevano decessi femminili. Gli italiani sono il 90,7% (otto su dieci sono uomini; gli stranieri sono il 9,3% (sette su dieci sono uomini).
Come si può vedere il monitoraggio degli infortuni sul lavoro anche con esito mortale sono in forte diminuzione. E’ indubbio che tra le circostanza che hanno determinato questo cambiamento di scenario abbiano contribuito il buon andamento delle vaccinazioni e le misure di prevenzione e cautela adottate per l’accesso negli spazi comuni occupati da più persone con le quali (come sul lavoro o in una aula scolastica) si debba trascorrere insieme molte ore della giornata.
Giuliano Cazzola