Fonarcom con Cifa e Confsal hanno organizzato il primo Forum #IlLavorocontinua a Roma, “Cambia la cultura del lavoro, si riparte dalla formazione” lo slogan del forum, dove sono stati toccati vari punti sul mondo del lavoro, dalla formazione, alla contrattazione collettiva e la bilateralità.
Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal, all’inizio dei lavori ha spiegato come sia importante per una contrattazione collettiva di qualità il reciproco riconoscimento e rispetto delle parti, sia ai tavoli di confronto, che tra datore di lavoro che crea lavoro e il lavoratore che lo svolge. Per Margiotta, un punto rilevante per rilanciare la formazione in Italia è prima di tutto chiedere allo Stato di astenersi dal sottrarre una quota di risorse dal Fondo per la formazione, data la natura e gli obbiettivi dell’istituto. Inoltre, Margiotta sottolinea come i giovani siano un grande potenziale umano ma purtroppo non si riesce a trasformare in capitale umano a causa di una non virtuosa gestione degli istituti scolastici, tenuti ancora tropo distanti dal mondo del lavoro.
I lavori del Forum sono stati aperti da Andrea Cafà, presidente di Cifa e di Fonarcom. Per Cafà, va proseguito il lavoro d’innovazione contrattuale: “Oggi proponiamo di attualizzare il concetto di subordinazione rendendolo flessibile e adattabile ai nuovi contesti lavorativi e ai nuovi modi di lavorare, garantendo le tutele ma adeguandole alle nuove esigenze del mondo del lavoro”. Di fatto, la figura del lavoratore competente, responsabile, partecipe, non più legato per orario e luogo ai canoni della “subordinazione”, per Cafà scardina la tradizionale concezione del lavoro retribuito sulla base, esclusiva, delle ore lavorate e punta a una nuova concezione che premia il raggiungimento degli obiettivi. “Autonomia non deve significa anarchia – conclude Cafà – ma è la consapevolezza del lavoratore di possedere delle competenze, di saper risolvere i problemi e raggiungere gli obbiettivi nei tempi concordati”.
Durante il forum è intervenuto in streaming il presidente del Cnel, Tiziano Treu, che ha posto l’accento sull’attenzione dell’istituto sulla regolamentazione dell’orario di lavoro: “stiamo seguendo queste novità, con particolare attenzione per quanto avviene a livello territoriale. Diciamo che siamo in fase di sperimentazione”.
Bruno Giordano, direttore dell’INL, ha descritto la situazione di irregolarità delle aziende: “nell’83% delle ispezioni il lavoro risulta irregolare. E dove c’è lavoro nero non c’è formazione”. Per Giordano, il mercato della formazione in questo contesto di irregolarità contribuisce a nutrire fenomeni come le false certificazioni. Inoltre, il direttore dell’INL ha sottolineato come siano cambiate le parole nel mondo del lavoro “perché sono cambiate le categorie, prima si parlava di padrone, oggi è difficile parlare di datore di lavoro. Per esempio, il caso dei riders, e parliamo di 70.000 lavoratori, il datore di lavoro, colui che organizza il lavoro, è un algoritmo, non un signore dietro una scrivania, e il lavoratore oggi si chiama loggato”. Quanto alla rappresentatività, va detto che non la si può più caratterizzare solo sul dato quantitativo; per questo è opportuno parlare di una nuova rappresentatività”. E qui è intervenuta Donata Gottardi, professoressa di diritto del lavoro, che ha spiegato come il fenomeno dell’algoritmo non sia esclusivo appannaggio delle piattaforme e riders, ma anche nelle università: “per i nuovi posti per i ricercatori, per scegliere a quali dipartimenti affidare questi posti, un tempo si era insieme in un senato accademico e si decideva chi meritasse di più di avere questi posti, adesso è un algoritmo che lo dice”. Quindi, per Gottardi, queste realtà esistono anche nei più insospettabili settori, da qui la necessità di riuscire a governare e condurre nella giusta direzione questi femomeni, coinvolgendo tutte le parti del mondo del lavoro. Infine, sui contratti collettivi ha precisato che “comparare i contratti collettivi è complicatissimo ma una cosa mi sento di dire: non si può più guardare solo al trattamento retributivo, cioè alla parte economica. È un’operazione tutta al ribasso”.
Per Romina Mura, presidente della commissione Lavoro della Camera, il lavoro che cambia consente a tutti i soggetti coinvolti di provare a costruire una nuova distribuzione dei ruoli, sia in società che in famiglia, per esempio provare a cambiare i carichi di lavoro e di cura presenti in famiglia: “una sfida che si può giocare negli spazi della contrattazione e nelle relazioni industriali. Si, da legislatore dico che servono le norme, gli obblighi, ma l’attuazione vera e di qualità si fa attraverso gli accordi di relazione, e questo discorso vale anche per la retribuzione e il salario. Condivido l’idea – ha concluso Mura – di un nuovo modello di contrattazione improntata alla reciprocità. Un meccanismo pattizio che supporti la trasformazione”.
E.G.