E se non fosse successo quel fatto? E se quello lì non avesse detto quella tal cosa? E se quell’altro non avesse sbagliato la mossa? E se l’arbitro avesse concesso il rigore? Stavolta la storia la facciamo con i se. Cominciando con un passo indietro, indietro di quasi un anno.
Quando cioè Matteo Renzi fece cadere il governo e Sergio Mattarella chiamò Mario Draghi per sostituire Giuseppe Conte al governo. Ovviamente, non possiamo sapere cosa avrebbe fatto quel governo giallo-rosso se fosse rimasto in vita, come avrebbe gestito la campagna vaccinale e la crisi economica, se oggi saremmo al punto in cui siamo su entrambi i fronti oppure no. Oggi possiamo solo prendere atto di quel che ha fatto il governo Draghi, con un bilancio sostanzialmente positivo visto che la stragrande maggioranza degli italiani si è vaccinata e si è scaricata il suo Green Pass, che la ripartenza del Paese sembra ben avviata e che l’Europa ci concede soldi e fiducia. Magari, chissà, anche il governo Conte avrebbe raggiunto gli stessi risultati, ma non lo sapremo mai.
Tuttavia una cosa la sappiamo, cioè sappiamo che se un pezzo della destra italiana non fosse entrato al governo difficilmente la sinistra avrebbe vinto le recenti elezioni amministrative, conquistando le cinque grandi città e molte altre medie e piccole. Non sarebbe successo, perché di fronte non avrebbe avuto avversari divisi tra chi aveva deciso di stare nella maggioranza e nell’esecutivo con propri ministri e chi al contrario era rimasto fuori. Se fosse rimasto in vita, il governo Conte bis avrebbe dovuto fronteggiare un’opposizione unita e aggressiva, che su ogni questione, grande o piccola che fosse, gli avrebbe fatto una guerra senza quartiere, nel Palazzo e nelle piazze. La maggioranza giallo-rossa avrebbe subito un logoramento quotidiano che avrebbe provocato divisioni e spaccature al suo interno, tra i partiti che la componevano e all’interno degli stessi partiti. L’offensiva di Salvini e Meloni contro qualsiasi decisione in merito ai vaccini sarebbe stata violenta, figuriamoci sul Green Pass, altro che quella che abbiamo visto con Draghi a palazzo Chigi. Ci sarebbero state manifestazioni continue, al grido di “libertà libertà”, a cui avrebbero partecipato migliaia di persone e non certo quei pochi che abbiamo visto nelle ultime settimane. Anche perché i partiti rimasti fuori dal governo non avrebbero potuto partecipare alle decisioni sul Piano nazionale di rinascita e resilienza, che detto in parole povere significa soldi, soldi e soldi da destinare di qua e di là, grandi e piccole opere pubbliche che poi si traducono in consenso politico ed elettorale. E questo “particolare” avrebbe incattivito ancor di più l’opposizione, che avrebbe fatto di tutto e di più per rendere impossibile la vita del governo. Ecco, questo sarebbe successo se Conte non fosse caduto e Mario Draghi non avesse preso il suo posto.
Invece è successo e sta succedendo che la destra italiana è entrata in crisi. Divisa tra chi prende posizioni ragionevoli come Silvio Berlusconi (chi l’avrebbe mai detto…), Matteo Salvini che non sa più che fare, costretto a stare con un piede in due staffe, dovendo sacrificare per quanto gli è possibile (poco) il suo istinto violento e barricadero sull’altare della responsabilità di governo (altrimenti i suoi ministri e governatori non lo seguirebbero più) e Giorgia Meloni che invece è libera di dire fare quel che le pare, lucrando consensi dall’opposizione.
Se e quanto questa crisi sia profonda e quanto durerà, al momento è difficile dirlo. Tuttavia, è evidente che quella “Invincibile Armada” è diventata vincibile, malgrado da anni tutti i sondaggi segnalassero le sue magnifiche sorti e progressive. Significa che l’Italia è improvvisamente diventata di sinistra? Che alle future elezioni politiche il fronte progressista (al momento piuttosto nebuloso) vincerà e poi governerà in santa pace? Che Salvini sarà costretto a dimettersi da leader, lasciando il posto a qualche leghista dal “volto umano”? E che Meloni tornerà a guidare un partito ridimensionato in quantità e qualità, occupando quel posto che per molti anni fu del Msi di Giorgio Almirante?
Non sarà esattamente così, e comunque è troppo presto per fare previsioni a medio termine. Però, rispetto a poche settimane fa non c’è dubbio che il panorama sia cambiato: adesso le speranze del centrosinistra di poter battere la destra sono meno teoriche e velleitarie di prima, adesso la sua partita, per quanto dura, è tutta da giocare. Certo, dovrà essere capace di non fare fesserie, ossia di non disperdersi in mille rivoli, di non inseguire le aspirazioni di piccoli leader in cerca di un posticino al sole (Renzi e Calenda, per esempio). Dovrà insomma costruire un progetto politico e su questo chiamare a raccolta gli interessati. Un compito che spetta innanzitutto al Partito democratico, visto che i suoi potenziali alleati al momento non sembrano in grado di assumere iniziative (vedi i Cinquestelle allo sbando). Dopo di che, chi ci starà, ci starà.
Ma se tutto questo è vero, o almeno verosimile, allora bisogna dare atto a Mario Draghi non solo di aver vaccinato quasi tutti gli italiani e di aver messo il Paese sul binario della ripresa economica, ossia i due compiti che gli aveva affidato Mattarella. Ma anche di aver fatto un miracolo politico, forse a sua insaputa.
Riccardo Barenghi