Ieri sera l’evento si è finalmente prodotto: si è riunita, per la prima volta, l’assemblea degli azionisti di Acciaierie d’Italia Holding Spa. Assemblea che, come si ricorderà, era stata indetta, in prima convocazione, proprio per la giornata di ieri, 21 luglio, e in seconda convocazione per lunedì 2 agosto. E siccome, per solito, negli appuntamenti di natura legale, a partire dalle assemblee di condominio, si verifica che quella che viene materialmente prescelta è la seconda convocazione, tra gli osservatori c’era chi si aspettava che per assistere al realizzarsi di questo evento si sarebbe dovuto attendere fino al citato 2 agosto.
Invece, nella serata di ieri si è appreso che l’assemblea si era effettivamente riunita e che, come suo primo atto, aveva approvato il bilancio 2020 della società. Bilancio che, in sostanza, si riferisce all’attività della ex AM InvestCo Italy, la società costituita ad hoc dal colosso siderurgico ArcelorMittal per prendere in affitto, in un primo tempo, e successivamente acquistare, l’exIlva.
Diciamo subito che, come era stato preannunciato dall’Ad Morselli in un’intervista pubblicata sul Sole 24 Ore dell’11 luglio scorso, i dati del suddetto bilancio risultano ampiamente positivi. Utile netto di 4 milioni di euro. Patrimonio netto pari a 1.828 milioni. Debiti finanziari azzerati.
Ciò che più conta, però, è il fatto che l’assemblea, dopo aver varato il bilancio relativo all’anno scorso, ha finalmente proceduto ad eleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione che fotografa l’attuale realtà di Acciaierie d’Italia. In aprile, infatti, l’agenzia governativa Invitalia aveva versato 400 milioni di euro nel capitale della nascente newco formata dalla convergenza della stessa Invitalia con il braccio italiano di ArcelorMittal. Ed ecco che ieri è stato eletto il nuovo Consiglio formato da tre membri proposti da Invitalia (Franco Bernabé, Francesco Cao e Carlo Mapelli) e tre membri proposti da ArcelorMittal (Lucia Morselli, Kristian Notebaert e Ondra Otradovec).
Questo Consiglio, il cui mandato durerà fino all’approvazione del bilancio relativo all’esercizio 2022, ha quindi proceduto alla nomina del Presidente, nella persona di Franco Bernabé, e dell’Amministratore delegato, nella persona di Lucia Morselli. Il che significa che la nuova società, in cui la mano pubblica detiene attualmente il 38 per cento del capitale e il 50 per cento dei diritti di voto, si trova adesso nella condizione di poter affrontare, in base a una nuova prospettiva, tutti i problemi che le stanno di fronte.
Il più urgente di questi problemi non viene però dai poteri locali pugliesi, da anni ostili nei confronti del grande stabilimento di Taranto, né dai sindacati, protagonisti dello sciopero di 8 ore per turno di lavoro che si è svolto appena martedì scorso in tutti i siti del Gruppo, né dai Ministeri (Sviluppo Economico e Lavoro) con cui l’Azienda si è incontrata al Mise l’8 luglio. In termini relativamente inattesi, il problema di cui stiamo parlando è stato posto all’azienda siderurgica da un terzo Ministero: quello della Transizione Ecologica, retto dal più tecnico dei ministri tecnici, il fisico Roberto Cingolani.
Secondo il Piano ambientale derivante dal famoso Dpcm del 29 settembre 2017 (allora il Capo del Governo era Paolo Gentiloni), alcuni specifici interventi volti a contenere l’impatto ambientale dello stabilimento di Taranto andavano realizzati entro il 30 giugno 2021. In concreto, si trattava di interventi relativi alla cosiddetta Batteria 12 e alla Doccia 6, ovvero a strutture connesse alla cokeria che alimenta l’Altoforno 4.
Il 4 maggio scorso, l’Azienda aveva chiesto una proroga di tale prescrizione sino al 31 gennaio 2022. Ma ecco che, nella seconda metà di giugno, entra in scena il MiTE di Cingolani che emette un decreto con cui la richiesta di proroga viene respinta e viene confermata la tempistica precedentemente prevista. Al che Acciaierie d’Italia presenta un ricorso al Tar del Lazio in cui chiede la sospensione dell’efficacia di tale decreto.
Ebbene, ieri, ovvero nello stesso giorno in cui, come abbiamo appena visto, si è insediato il Consiglio di Amministrazione di Acciaierie d’Italia, la Seconda Sezione Bis del suddetto Tar del Lazio si è pronunciata in merito al ricorso. Una pronuncia, invero, piuttosto complessa.
Infatti, da un lato, i giudici amministrativi mostrano di condividere il ragionamento svolto dal MiTE nel respingere la richiesta di proroga avanzata da AdI. Dall’altro lato, tuttavia, tali giudici sembrano prendere atto del fatto che lo stesso MiTE ha informato il Tar di avere ancora in corso un esame sulla tempistica delle operazioni relative alla messa fuori produzione della suddetta Batteria n. 12.
Morale della favola: il termine per tale messa fuori produzione risulta adesso collocato alla data del 31 agosto.
Ma questa storia della Batteria 12 è solo un piccolo assaggio dei problemi che il neonato Consiglio di Amministrazione dovrà adesso affrontare. E possiamo essere sicuri che sia Franco Bernabè che Lucia Morselli lo sanno benisssimo.
@Fernando_Liuzzi