Se è vera la regola per cui prendere poco da tanti soggetti produce un grande raccolto, è altrettanto vero il contrario, per cui distribuire poco a tanti soggetti comporta una grande spesa.
E’ paradigmatico il provvedimento di sostegno alle imprese.
Il criterio di calcolo del contributo previsto dai commi 4 e 5 dell’articolo 1 del DL appena approvato ci rappresenta esattamente questo: una impresa che nell’anno 2020 ha perso 100 mila euro rispetto al 2019 riceverà un contributo compreso di 2.500 o di 3.200 euro. Il sollievo che potremmo stimare è dunque quello di qualche utenza scaduta che ora potrà essere saldata ma non si dica che il problema strutturale sia stato anche solo lontanamente approcciato.
Se poi si pensa che queste misure costeranno allo Stato circa 11 miliardi di euro, cioè circa la metà della portata dei provvedimenti finanziari di fine anno in tempi normali, ecco che si si è compiuta la regola aurea quanto banale del massimo sacrificio per lo Stato per un minimo beneficio per i contribuenti.
Il Presidente Draghi in una intervista tempo fa aveva chiaramente detto che i ristori alle imprese hanno un senso nell’immediato ma per risolvere il problema di un sistema da riavviare è necessario l’elaborazione di un progetto di politica industriale. Solo che i benefici non sarebbero immediati e sarebbe auspicabile anche una stabilità di governo che oggi non è ipotizzabile.
La conclusione temo è che anche le migliori intenzioni debbano cedere alle debolezze della politica propagandistica di brevissimo termine.
Il sistema economico e produttivo deve essere riattivato, la struttura della governance di questo paese deve essere ripensata.
Alessandro Meloncelli