La Cgil è conservatrice, nel senso che vuole conservare i diritti dei lavoratori. Ed è innovatrice, nel senso che quei diritti vuole estenderli. E’inclusiva, perché nel suo abbraccio organizzativo va dai pensionati agli immigrati. E’ permeata da parole un tempo rivoluzionarie come libertà, uguaglianza, dignità. E’ geneticamente antifascista. E’ vestale della democrazia e custode delle istituzioni. E’ dalla parte delle donne. E’ a difesa dei deboli, degli oppressi, dei portatori di handicap. E’ a tutela delle fabbriche ma anche dell’ambiente. E’ per la progressività del sistema fiscale. E’ europeista, internazionalista, pacifista. Insomma, la Cgil è la Sinistra. Nel significato classico e intangibile che ha questa parola.
Quanta responsabilità per il sindacato guidato da Susanna Camusso! E anche quanti errori, passati e presenti. Come la querelle sull’innalzamento dell’età pensionabile legato alle crescenti aspettative di vita. La confederazione di Corso d’Italia è scesa in piazza da sola, rompendo con Cisl e Uil, per contestare le inevitabili scelte del governo, che pur si era spinto a discutibili concessioni allungando la lista dei lavori esclusi dai nuovi limiti previdenziali. Le tante dichiarazioni dei manifestanti non sono bastate a cancellare l’impressione che si pensi più ai padri che ai figli e che il rigore dei conti pubblici sia considerato un optional.
Ma tutto questo ci sta, non serve menare scandalo, fa parte di una sana dialettica sindacale nella quale distribuire con precisione torti e ragioni non è automatico. E in fin dei conti tutte le ricette economiche sono opinabili. Quel che non va è l’atmosfera politica che circonda tali scelte. La Cgil non ha fatto sconti al Pd. Anzi, ne è stata una fiera oppositrice, contribuendo ad alimentare il discredito nei confronti di Matteo Renzi, dagli 80 euro al jobs act. E ora sembra occhieggiare al nuovo movimento guidato da Pietro Grasso. La segretaria era seduta in prima fila il giorno del battesimo.
Ecco, il fatto che possa crescere il sospetto di una cinghia di trasmissione al contrario, favorendo la nascita di un partito di riferimento, sarebbe esiziale. Dopo la caduta del muro di Berlino e il cambio di nome del Pci, Bruno Trentin pigiò sull’accelleratore dell’autonomia, combattendo e cancellando le correnti che animavano il più grande sindacato italiano. Fu il definitivo suggello di autorevolezza e indipendenza che non può essere cancellato e nemmeno offuscato. La Cgil costituisce un soggetto politico a tutto tondo e non deve appiattirsi su frammenti di scissioni a sinistra. Perché “è” la Sinistra.
Marco Cianca