Quattrocento sessanta milioni di euro. È quanto è costata alla collettività la “Nuvola” di Fuksas, il centro congressi inaugurato nove mesi fa (con tre anni di ritardo) a Roma nel quartiere dell’Eur. Conti alla mano, è l’opera pubblica, forse, più costosa mai realizzata nella capitale dal dopoguerra e anche tra le più contestate. Ma da un anno quel grande complesso in vetro ed acciaio (dove nei giorni scorsi si e’ svolta la Fiera del Libro) rimane interdetto ai pedoni, transennato ai lati, come un bunker, da enormi blocchi di cemento. Nessuna ragione di ordine pubblico: semplicemtente quel centro congressi sconfina di tre metri sulla carreggiata di viale Europa. Una vicenda incredibile. Emblematica.
La cartina di tornasole di un paese che non sa né progettare, né realizzare a regola d’arte le proprie opere pubbliche. La cosa assurda è che questo errore grossolano risalirebbe al 2008 in fase di start up del progetto, ma nessuno si è accorto di niente fino al 2017. Il complesso si era spostato in avanti di tre metri, ostruendo di fatto il passaggio, senza che nessuno abbia detto: scusate, ma che stiamo facendo? Possibile che in questa Italia dove una burocrazia asfissiante si accanisce con il cittadino per una multa non pagata, non ci sia stato un funzionario zelante del Comune, un geometra attento del Catasto, un vigile urbano pignolo capace di sollevare la questione? Nulla, il silenzio assoluto.
Eppure stiamo parlando di tre metri che assumono proporzioni importanti, dato che restringono una delle quattro strade che confinano con il nuovo Centro Congressi. E non si tratta solo di un evidente intralcio al traffico, ma dell’interruzione della visuale prospettica dall’Archivio Centrale di Stato alla Basilica dei Santi Pietro e Paolo, ai due estremi del lungo viale tutelato a livello architettonico e urbanistico dalla Sovrintendenza. Un colpo allo stomaco che farà rivoltare nella tomba il povero Marcello Piacentini, l’ideologo del “monumentalismo” e gli altri progettisti (geniali) che furono protagonisti dell’architettura italiana nel trentennio 1910-1940.
Da un anno tutto e’ fermo, anche perche’ ci vorranno altri soldi pubblici per risolvere il misfatto. Ma l’aspetto davvero grottesco di questa storia sono state le dichiarazioni del progettista della Nuvola, Massimiliano Fuksas. Sentite che cosa ha detto: “Secondo me l’unica cosa da fare è ridurre la sezione di viale Europa, diminuire le auto ed ampliare l’area pedonale”. Come dire: oltre al danno la beffa. Magari,poi, ci mettiamo una bella targa in ricordo di chi pensò di chiudere una storica strada della Capitale per allargare la scalinata di un Palazzo con annesso albergo. Ridicolo. Siamo un paese che da un lato vuole bloccare la Tav, il risanamento dell’Ilva o il Gasdotto in Puglia, ma dall’altro, quando realizza le opere pubbliche lo fa con una quantità di errori così assurdi da far impallidire gli studenti al primo anno di ingegneria. I greci ed i romani costruivano in Italia duemila anni fa ponti, anfiteatri ed acquedotti, tuttora funzionanti. Ma nell’epoca digitale, delle stampanti 3D, ci si affida alla sorte. Le conseguenze a volte sono disastrose visto che tanti italiani muoiono ogni anno anche a causa di questi errori.
L’elenco sarebbe lungo: dal cavalcavia che crolla dopo due anni sulla A14, alla Casa dello Studente de L’Aquila, caduta come un castello di carta, per non parlare della scuola di Amatrice crollata benché fosse stata ristrutturata nel 2012. E tante altre storie di ordinaria follia. Questa è l’Italia dell’irresponsabilita’. Speriamo che il nuovo stadio della Roma che sorgerà a Tor di Valle non copra di cemento anche l’ansa del Tevere.