Che la sanità sia ormai un tema assente dall’agenda politica dei principali partiti è fatto consolidato. Un dato che trova conferma anche nell’ attuale campagna elettorale, dove l’attenzione è quasi completamente assorbita sui due temi topici della riduzione delle tasse (flat tax e similari) e della lotta alla immigrazione.
Su questi argomenti le proposte avanzate dai diversi esponenti politici vanno ben oltre i confini della fantasia e ben oltre quelli della plausibilità: la riduzione delle tasse al 15% ( in un paese dove le tasse le pagano solo i dipendenti a reddito fisso, perché le loro trattenute sono alla fonte) avrebbe effetti miracolosi sulla crescita economica del paese e sui consumi, e non impedirebbe ovviamente di aumentare le pensioni minime o garantire un reddito di sopravvivenza a chi si trova in difficoltà; la lotta alla immigrazione, invece, non solo liberebbe risorse per gli italiani indigenti ( ora “sprecate” per pagare gli alberghi agli extracomunitari come dice Salvini) ma rivestirebbe un carattere di urgenza in quanto la razza bianca (secondo il warning antropologico del candidato del centro destra Attilio Fontana alle regionali della Lombardia) è ormai a rischio di estinzione proprio a causa dell’invasione degli immigrati.
Il silenzio sulla sanità tuttavia ha anche altre ragioni; esso è in realtà il frutto di una sostanziale convergenza dei diversi schieramenti in campagna elettorale, convinti tutti che la sanità non possa e non debba più mantenere il carattere che, almeno in teoria, ha avuto finora. Sono ormai tutti d’accordo ( forza sociali comprese) della necessità di un secondo pilastro assicurativo e per questo nessuno si batte per rilanciare un sistema ormai vicino al collasso dopo un decennio di tagli e riduzione del personale.
Unica eccezione in questo panorama desolato è la proposta avanzata dal Partito di Pietro Grasso, Liberi e uguali, che ha posto al centro della sua piattaforma politica il tema del rilancio dell’istruzione pubblica ( tra cui l’abolizione delle tasse universitarie in linea con numerosi altri paesi europei e come risposta al basso tasso di laureati presenti nel nostro paese) e un altrettanto ambizioso progetto di “Difesa, rilancio e rinnovamento del Servizio sanitario nazionale”
Quest’ultimo documento parte dall’analisi di come nonostante l’articolo 32 della nostra Costituzione:
“Il diritto alla salute non è garantito, la popolazione è sempre meno tutelata di fronte alla malattia, mentre crescono le disuguaglianze tra i cittadini nell’accesso ai servizi. Le falle del sistema sono sempre più numerose ed evidenti, tra cui in particolare:
- le lunghe liste d’attesa
- gli alti livelli di compartecipazione alla spesa (ticket)
- la rinuncia a ogni intervento di prevenzione
- le dimissioni ospedaliere affrettate, non programmate né coordinate
Una situazioni che inevitabilmente costringe le famiglie eventi improvvisi e imprevisti che le trovano il più delle volte impreparate.
Per Liberi e Uguali
È sempre più chiaro che il perimetro d’intervento del settore pubblico si sta riducendo di pari passo con la riduzione delle risorse disponibili, concentrandosi progressivamente sulle attività di pronto soccorso e su quelle ad alta intensità assistenziale ospedaliera. La sanità infatti è stato uno dei settori pubblici maggiormente colpiti dalle politiche di austerità
con l’ulteriore aggravante che
La contrazione del finanziamento del SSN è stata particolarmente selettiva e ha penalizzato principalmente il personale, attraverso il blocco del turnover e dei contratti dei dipendenti, la dilatazione del lavoro precario e l’esternalizzazione dei servizi..
Un’analisi su cui è difficile non convenire considerato che un finanziamento del SSN come il nostro pari al 6.5% del PIL è considerato dalla OMS non più idoneo per garantire un livello di cure adeguato per la popolazione di riferimento; e questo vale ancora di più il nostro paese caratterizzato da una forte longevità ma anche da una peggioramento rispetto al 2006, della speranza di vita in buona salute a 65 anni. Un valore che ora è di 7,8 anni per gli uomini e 7,5 per le donne, a fronte di una media europea di 9,4 anni per entrambi i sessi
Altrettanto condivisibili l’insieme delle proposte contenute nel documento che in sintesi sono:
- un graduale aumento del fondo sanitario nazionale di almeno 10 miliardi in tre anni, aggiornando i criteri di riparto fra le Regioni con l’introduzione, oltre al numero degli abitanti e al peso della popolazione anziana, anche di indicatori basati sulla deprivazione sociale e la prevalenza delle malattie e della disabilità, rivedendo le norme sui Piani di rientro e individuando una specifica strategia per il superamento del divario Nord-Sud.
- l’abolizione dell’odiosa tassa sulla malattia quale è diventato il ticket, restituendo ad esso la funzione originaria di deterrenza dagli sprechi, attraverso un modesto contributo sulle prescrizioni farmaceutiche.
- Il massimo contenimento della partecipazione economica da parte dei cittadini alle rette dei servizi residenziali e semiresidenziali e ad altri oneri accessori legati trasporto de i malati e all’accompagnamento dei disabili.
- una revisione dei livelli essenziali di assistenza per garantire prestazioni oggi non coperte, come la psicoterapia, la fisioterapia e l’odontoiatria, almeno in rapporto al reddito
A questo si aggiunge un ulteriore punto particolarmente delicato e relativo al regime fiscale da riservare ai fondi integrativi; argomento su cui particolarmente marcata è la distanza dagli altri schieramenti che registrano invece, come detto in premessa, una sostanziale convergenza
Per Liberi e Uguali è infatti necessario abolire
- i vantaggi fiscali connessi alla sottoscrizione di polizze assicurative sanitarie e alla partecipazione a fondi sanitari aziendali che agiscono in sostituzione e in competizione rispetto al SSN, in quanto riducono la contribuzione degli assicurati al fondo sanitario nazionale e contrastano con elementari doveri di solidarietà sociale, aumentando le disuguaglianze e minando in prospettiva le basi di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.
Per quanto riguarda invece la programmazione di maggiore respiro i punti della proposta politica del partito di Grasso sono
- Un Piano di rafforzamento strutturale del personale dipendente, con l’assunzione del personale necessario per garantire effettivamente in tutto il Paese i Livelli essenziali di assistenza, in particolare i servizi territoriali, riducendo contestualmente il ricorso a lavoro precario, collaborazioni esterne ed esternalizzazioni.
- Un Piano pluriennale di investimenti pubblici, con almeno 5 miliardi di euro nei primi 3 anni, per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica, per la messa in sicurezza delle strutture non obsolete e il superamento di quelle obsolete, evitando complessi e costosi progetti di finanza privata.
- Un Piano di azione per la salute mentale, per la riqualificazionedei luoghi e degli ambienti in cui sono accolte le persone e in cui operano i professionisti (compresi quelli degli istitutipenitenziari),
- Una nuova politica del farmaco, attraverso la promozionedell’uso dei farmaci generici, che attualmente coprono solo il 19% delle prescrizioni; la definizione di una strategia per i farmaciinnovativi, che contrasti la tendenza dell’industria farmaceutica a ricavare il massimo profitto a danno dei pazienti
Ed infine
- L’inserimento dell’obiettivo salute in tutte le politiche, con il potenziamento dei servizi di prevenzione e tutela ambientale,superando l’attuale separazione tra gli stessi.
La proposta di Liberi e Uguali è nel suo complesso in continuità da quanto sostenuto sia dal sindacato confederale e sia dallo stesso PD antecedente la direzione di Renzi che ha rappresentato un deciso punto di svolta nelle politiche del welfare e che ha anche convinto quella parte di sindacato che a lui fa riferimento.
E in questo senso Libero e Uguali potrebbe coprire uno spazio lasciato vuoto nel campo politico. La formazione può anche contare su dirigenti che hanno una lunga esperienza nel campo della sanità e tra questi la Senatrice Nerina Dirindin, tra i massimi esperti del nostro paese, e Vasco Errani, ex governatore della Emilia Romagna.
Può contare anche su Enrico Rossi, attuale governatore della Toscana, che tuttavia, ha visto negli ultimi tempi un significativo calo di consensi in quella area di sinistra a cui si rivolge la proposta politica del partito di Grasso. Ad Enrico Rossi si rimprovera una riforma della sanità Toscana di tipo neocentralista e regressiva rispetto ai tradizionali istituti partecipativi della Toscana. E anche la scelta dell’Assessore Siccardi, da lui effettuata, ha rappresentato una discontinuità con il passato, vista la predilezione dimostrata dall’assessore per il terzo settore, la cui importanza si è particolarmente apprezzata in una regione in cui era tradizionalmente prevalente la componente pubblica.
Particolarmente aspra la critica di Rifondazione Comunista della regione Toscana che paragona Enrico Rossi al Dott Jekyll e Mister Hyde, accusandolo di essersi trasformato con estrema disinvoltura da convinto sostenitore di Renzi e delle sue politiche (di cui il sostegno al referendum costituzionale la riforma della sanità toscana sarebbero la riprova) a suo acerrimo avversario.
Folcrore, considerata la residualità di Rifondazione comunista. Fendenti, frutto forse di vecchie ruggini e che tuttavia non spianano la strada a LeU, anche perché altre difficoltà potrebbero incontrarsi nel Lazio. Anche qui l’appoggio dato a Zingaretti non ha convinto tutti. Anche le quotazioni del governatore del Lazio sono a ribasso per gli scarsi risultati delle sue politiche industriali e per la scarsa attitudine alla concertazione con le forza sociali dimostrata durante il suo mandato.
Roberto Polillo