Servizio di: Emanuele Ghiani e Fernando Liuzzi
Un 2017 in chiaroscuro, dove crescono sia l’export che l’import, aumentano l’occupazione e gli investimenti da parte delle imprese, ma nel quale permangono ancora lacune nel nostro sistema produttivo, soprattutto legate alla formazione nell’ambito di Industry 4.0. Mentre sul 2018 incombono due potenziali minacce, riconducibili alla possibile instabilità politica del dopo elezioni e ai dazi paventatati dal protezionismo economico della politica di Trump. È questo lo scenario d’insieme che ci restituisce la 145esima indagine trimestrale che Federmeccanica ha presentato oggi a Roma.
Angelo Megaro, direttore del Centro Studi di Federmeccanica ha confermato il consolidamento della fase espansiva che dal 2014 sta interessando il settore metalmeccanico, grazie a un miglioramento della domanda interna e una crescita anche verso i mercati esteri. Ma siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi. Se come punto di riferimento prendiamo 100 nel 2010, nel primo trimestre del 2008 la produzione metalmeccanica era superiore di 34,6 punti, mentre nel quarto trimestre di quest’anno lo scarto è di soli 4,2 punti. In termini percentuali c’è dunque ancora un saldo negativo del 22,5% tra il 2008 e il 2017.
Un percorso ancora in salita, soprattutto rispetto a alcuni competitors europei, come Germania e Regno Unito, dove la produzione metalmeccanica, nel 2017, è andata oltre ai livelli registrati agli albori della fase recessiva, rispettivamente dell’8,1% e del 4,9%. Tuttavia l’anno appena trascorso può contare anche su numeri positivi. Rispetto al 2016, la produzione metalmeccanica è aumentata del 2,9%, anche grazie ai buoni risultati di alcuni comparti specifici, come le imprese costruttrici di prodotti in metallo (+4,2%), di macchine e materiale meccanico (+3,2%) e il comparto dell’automotive (+6,6%).
Segnali positivi che, come ha sottolineato Megaro, provengono anche dall’aumento delle esportazioni e della domanda interna. Per le prime, la crescita è stata del 7% all’interno del mercato europeo e del 5,6% verso i paesi terzi. Gli incrementi più significativi si sono registrati verso la Russia (+30%) e la Cina (27,2%). Contestualmente, c’è stata una forte riduzione della Cig, con una diminuzione delle ore del 42,2% rispetto al 2016. Tutto questo dovrebbe comportare una salita dei livelli occupazionali nella prima metà del 2018.
Permangono, come detto, ancora dei gap nella produzione metalmeccanica in Italia. Alberto dal Poz e e Fabio Astori, presidente e vicepresidente di Federmeccanica, hanno salutato positivamente gli investimenti da parte delle imprese nelle nuove tecnologie come transizione verso la smart factory, denunciando, pero’, la carenza di figure professionali qualificate per affrontare al meglio i cambiamenti in atto. Il tema della formazione costituisce dunque una pietra angolare della filosofia di industria 4.0. Rimangono inoltre le incognite legate alla situazione politica. La parola invocata oggi da Federmeccanica è infatti stabilità, con l’auspicio che il nuovo esecutivo continui a porre la stessa attenzione ai temi di politica industriale, come avvenuto nella legislatura che sta volgendo al termine.
Dal Poz ha commentato anche il recente accordo sulle relazioni industriali sottoscritto da Confindustria e i sindacati, sottolineando l’importanza di alcuni passaggi. La “conta” della rappresentatività delle imprese, stabilita dall’accordo, dovrebbe porre al riparo da tutte quelle forme di dumping contrattuale che inquinano le relazioni industriali. Sul versante della contrattazione, il presidente di Federmeccanica ha elogiato l’attenzione posta dal documento al doppio livello contrattuale. Se quello nazionale dovrà essere promotore e garante delle tutele presenti nel Ccnl, ha sottolineato, la contrattazione aziendale dovrà invece intercettare a attuare le leve per rendere più competitivo il tessuto economico.
Restano infine le preoccupazioni legate agli scenari internazionali, soprattutto ai dazi minacciati dall’amministrazione Trump. Un’eventualità che, come ha ribadito dal Poz, può seriamente mettere in crisi il nostro comparto metalmeccanico, visto che il mercato a stelle e strisce costituisce il secondo polo per le esportazioni italiane. In questo contesto, ha concluso dal Poz, l’unica difesa che può essere messa in campo deve venire dall’Unione Europea, visto che un’azione isolata dei singoli paesi sarebbe inefficace.
Tommaso Nutarelli