Si accende un nuovo allarme per i lavoratori di Almaviva, e, in particolare, per quelli dello stabilimento di Palermo. In una lettera inviata lo scorso 3 aprile al presidente e al vicepresidente della Regione, al sindaco del capoluogo siciliano e ai sindacati di categoria dell’isola, Almaviva chiede con un urgenza l’attivazione di una sede di confronto per valutare, in maniera approfondita, le problematiche presenti nella sede palermitana.
Nella missiva, firmata dal presidente di Almaviva Contact Andrea Antonelli, si rende noto che nello stabilimento di Palermo si e’ registrato un calo continuo dei volumi e un abbassamento delle tariffe al di sotto dei costi del lavoro, nonostante fossero concentrate in quella sede le attività per cinque importanti clienti.
Almaviva ha inoltre presentato a sindacati e rappresentanti delle istituzioni un documento di 75 pagine, nel quale comunica che entro 25 giorni verrà ceduto un ramo d’azienda a una nuova società, la Newco Srl, anche se il capitale continuerà ad essere gestito dalla stessa Almaviva.
Nella sede di Palermo sono attualmente impiegati 3.400 lavoratori, di cui 2.800 impiegati a tempo indeterminato, che lo scorso maggio avevano sottoscritto un accordo triennale (con una percentuale pari all’82%) nel quale rinunciavano, per un anno, al Tfr e venivano congelati gli scatti di anzianità.
A questi primi 12 mesi di lacrime e sangue avrebbe pero’ dovuto far seguito un piano di rilancio da parte di Almaviva, cosa che ora appare molto lontana dopo gli ultimi sviluppi.
Maurizio Rosso, segretario generale della Slc-Cgil Palermo, si dice molto preoccupato della piega che sta prendendo l’intera vicenda: “Non riusciamo minimamente a comprendere la decisione di Almaviva di cedere una parte dell’azienda a Newco. Se il vero problema è il mercato, la riduzione dei volumi e l’abbassamento delle tariffe al di sotto dei costi del lavoro, non si capisce come queste problematiche possano essere semplicemente risolte con un cambio di proprietà”.
“Lo scenario che si era prospettato circa un anno fa con la sottoscrizione dell’accordo – prosegue il sindacalista – doveva essere del tutto diverso da come si sta dipanando la vicenda in queste ore. Se per il primo anno erano stati chiesti sacrifici ai lavoratori, successivamente avrebbero dovuto arrivare investimenti nelle nuove tecnologie e nel capitale umano, per rendere questo settore strategico per tutto il mondo dei servizi”.
“Quello che noi pensiamo è che Almaviva non voglia tener fede agli impegni presi, e che voglia invece perseguire in una logica al ribasso, fonte di distorsione e di dumping contrattuale. Il meccanismo messo in moto da Almaviva sta portando a risultati fortemente negativi. È stato inoculato germe veramente pericoloso, che rischia infettare tutto il settore”.
Tommaso Nutarelli