“Deve essere sempre più la contrattazione ad approntare tutele salariali e normative per lavoratori, come nel caso di Foodora, che rischiano di essere in balia di regole solo aziendali. La via associativa è quella che produce i migliori risultati per i bisogni dei lavoratori attraverso la rappresentanza nelle categorie”. Cosi’ il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, al termine della riflessione avviata oggi dal suo sindacato con le federazioni di categoria sul tema della regolazione e della tutela dei lavoratori della Gig Economy.
“La sentenza relativa ai rider di Foodora ha portato all’attenzione di tutti il problema dei “lavoretti” della Gig economy, un tema delicato che il sindacato deve saper affrontare in maniera responsabile”, piega il numero due della Cisl. Paradossalmente, le piattaforme digitali creano anche lavori a bassa qualificazione, mal pagati e scarsamente tutelati. Il ricorso dei fattorini che, formalmente inquadrati in un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, svolgono di fatto un lavoro subordinato, è stato respinto basandosi sul fatto che essi comunicano alla piattaforma la loro disponibilità per le consegne; a conclusioni opposte era giunta qualche mese fa la sentenza di un tribunale di Londra sugli autisti di Uber.
Ma al di là dei singoli casi, la Cisl contesta la visione che questi lavoratori siano autonomi «a prescindere», sottolinea Sbarra: “aver sostituito la figura del datore di lavoro con il ricorso agli algoritmi non è di per sé sufficiente ad escludere la subordinazione, né il fatto che il lavoratore possa rifiutare l’incarico è sufficiente a configurare il lavoro come autonomo. Siamo consapevoli che a volte si tratta effettivamente di prestazioni che sono al limite tra le due forme. In attesa di capire se, dal punto di vista legislativo, le attuali norme di contrasto all’utilizzo del falso lavoro autonomo debbano essere rafforzate, va ricordato che la stessa normativa offre una soluzione proprio per queste situazioni “ a soglia”: se in determinati settori vi sono esigenze particolari, un accordo collettivo può ammettere rapporti di collaborazione anche se sono in parte organizzati dal committente, a patto che stabilisca adeguate tutele”.
In pratica, un accordo sindacale può regolamentare quelle situazioni di confine tra lavoro autonomo e subordinato. La contrattazione, insiste Sbarra, in ogni caso deve agire in via innovativa in modo da combinare occasionalità del lavoro con tutele tangibili e reddito sufficiente, regole delle app con diritto alla privacy e alla non discriminazione: “Se, in un luogo non ben individuato, seppur con la schermatura di una piattaforma digitale, c’è una persona che lavora e un cittadino e/o azienda che si avvale dei frutti di quel lavoro, quella prestazione lavorativa va adeguatamente tutelata per quanto riguarda salario , contribuzione previdenziale , malattia , infortunio , permessi , tenendo presente che non tutti i lavoratori delle piattaforme digitali svolgono la stessa attività ed hanno le stesse esigenze”, conclude il sindacalista.