La normativa italiana sulla sicurezza sul lavoro è sicuramente complessa e articolata, ma contiene delle zone d’ombra che è indispensabile eliminare, per fermare gli incidenti mortali che quotidianamente si verificano nei luoghi di lavoro. Uno dei punti deboli, oltre ai controlli che sono sempre insufficienti, riguarda le piccole imprese terziste e le imprese appaltatrici. Un fenomeno che non risparmia le realtà dei nostri settori: energia, moda e chimica. In questi comparti le misure finora intraprese non sono state in grado di garantire un lavoro sicuro e senza pericoli per i tantissimi addetti coinvolti. I controlli, inoltre, sono resi più difficili a causa delle ridotte dimensioni aziendali. Come si può rimediare, garantendo anche ai lavoratori di queste realtà livelli di sicurezza dignitosi, ed evitando così di creare “lavoratori di serie b”?
La Femca ritiene prioritario ripartire da una maggiore responsabilità da parte delle grandi imprese committenti, che determinano e influenzano a loro volta le condizioni di tutti i lavoratori non diretti delle imprese appaltatrici, dei servizi, della fornitura. Si tratta di un lavoro delicato e complesso, che riguarda le grandi aree industriali perché è qui che coesistono aziende diverse, con differenti culture della sicurezza. Nelle imprese petrolchimiche, così come nelle aree portuali e industriali, occorre acquisire modalità di lavoro e sistemi di gestione che permettano una sincronia delle procedure.
In tal senso abbiamo già sottoscritto importanti accordi in cui si prevede la sperimentazione di un coordinamento sinergico in tema di sicurezza tra imprese appartenenti a differenti settori, contratti e sistemi di rappresentanza, a partire dai piani di emergenza ambientale e dalla condivisione dei dati e degli indici di pericolosità, fino alla formazione specifica sulla sicurezza di tutti i lavoratori, ad iniziare dal dipendente che opera sugli impianti dell’azienda-madre. Su questi temi il nostro impegno è costante e quotidiano, e stiamo continuando a lavorare per dotare il settore di accordi innovativi e sempre più efficaci.
Un progetto di “sicurezza industriale”, però, esige il coinvolgimento e l’impegno di tutti i soggetti interessati: istituzioni, enti locali, sindacati e imprese devono lavorare insieme per “contratti d’area per la sostenibilità”, che promuovano la cultura della sicurezza e la tutela dell’ambiente, agendo per garantire il rispetto delle regole e, contestualmente, invertendo la deriva che provoca dumping sociale su diritti, condizioni e salari. Il tavolo negoziale tra impresa committente e organizzazioni sindacali titolari della rappresentanza non può non affrontare un doveroso confronto sull’ampliamento delle tutele e dei diritti dei lavoratori delle imprese in appalto. Nell’ambito del contratto nazionale Energia-Petrolio, come anche in quello Chimico, abbiamo iniziato già dai precedenti rinnovi a percorrere questa difficile via contrattuale, che ora deve trovare completamento e compimento per consentire anche ai lavoratori di imprese che applicano contratti diversi, ma che operano negli impianti industriali in cui siamo organizzati, di trarre benefici importanti.
Vogliamo innescare un agire diffuso, capillare, partecipativo e condiviso, e su queste basi, in alcuni siti petrolchimici (Ravenna, Siracusa, Brindisi, Porto Marghera, Viggiano) la Femca è già impegnata a garantire condizioni di sicurezza per i lavoratori e standard ambientali a tutela delle popolazioni circostanti. La salute e la sicurezza sono beni primari e universali, e come tali siamo tutti corresponsabili della loro salvaguardia.
di Nora Garofalo, Segretaria generale Femca-Cisl Nazionale