La crisi politica ed istituzionale aperta in queste ore mi ha consentito di riconciliarmi con quel ‘’vissuto’’ che non ho mai dimenticato e che ha contraddistinto il periodo più importante di un’ esistenza ormai tanto lunga e sul punto di divenire insopportabile. La lettera di Susanna Camusso ai militanti mi ha fatto ritrovare la migliore Cgil, solido presidio della democrazia e della libertà, la stessa della sollevazione popolare, del 1960, contro il governo Tambroni,
“Care compagne e cari compagni, il Paese sta attraversando una crisi istituzionale e politica che ha tratti inediti e particolarmente gravi – sono parole della leader della Confederazione di Corso Italia – L’attacco portato in queste ore al ruolo istituzionale del Presidente della Repubblica oltrepassa la normale dialettica politica e colpisce i principi fondanti che regolano i rapporti tra poteri dello Stato come definiti nella nostra Carta Costituzionale. La Cgil, quale soggetto protagonista nei lavori dell’Assemblea Costituente e che ha contribuito al pari di tutte le forze politiche e sociali alla sua costruzione, ritiene indispensabile in una situazione che consideriamo di vera e propria emergenza democratica, la compattezza dell’organizzazione e del suo gruppo dirigente, un saldo rapporto unitario con Cisl e Uil e con le altre Associazioni che con noi da sempre difendono lettera e sostanza della Costituzione repubblicana. Sono condizioni indispensabili e necessarie affinché nel Paese si affermi un forte movimento democratico a difesa della Costituzione, delle prerogative e del ruolo del Presidente della Repubblica e delle Istituzioni democratiche”. Bentornata alla lotta.
Le dichiarazioni di alcuni esponenti dopo il voto del 4 marzo – che insistevano, a mio avviso un po’ troppo, sulle convergenze programmatiche con i programmi della Lega e del M5S – mi avevano fatto temere che anche in Italia si potesse verificare quella degenerazione avvenuta in altri Paese nei quali gran parte del voto delle classi lavoratrici è confluito sulle forze populiste di destra e di sinistra (Steve Bannon ha ben individuato, dal suo punto di vista, la peculiarità dell’Italia, dove i due diversi populismi si sono ritrovati insieme). La Cgil aveva persino riconosciuto che un terzo dei suoi iscritti si era espresso nelle urne a favore dei ‘’grillini’’ ed un 10% per la Lega. Mentre in tanti si affannano a salire sul carro dei vincitori, la Cgil ha assunto una posizione coerente con la sua storia.
Ed è altrettanto condivisibile quanto Susanna Camusso aggiunge nella sua lettera: “Ciò non significa che non vi possano essere giudizi articolati sulle fasi complesse e contraddittorie che hanno contraddistinto e contraddistinguono lo svilupparsi delle vicende politiche ed istituzionali a seguito del risultato delle elezioni del 4 marzo scorso”; ma avverte: “ non può essere in discussione l’unità di tutta la Cgil nel difendere il diritto/dovere del Presidente di esprimere le proprie opinioni e valutazioni e nel respingere con ferma determinazione gli attacchi volgari e le suggestioni irresponsabili di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica”.
A mio parere, Mattarella, infatti, ha commesso degli errori, in particolare quando ha accettato che gli venisse proposto come premier un Carneade venuto dal nulla, quale esecutore di un programma stilato da altri. In questo passaggio vi è stato lo strappo più violento ed inaccettabile sui poteri della Presidenza della Repubblica, tanto che l’accanimento sul nome di Paolo Savona ha lasciato più di un dubbio. Ma ormai siamo in ballo. L’essere la Cgil schierata contro i rigurgiti populisti (per di più convinta del loro dna reazionario ed autoritario) è di conforto, al cospetto di un Pd che non riesce ancora a ritrovare se stesso.