Domani, venerdì 1° giugno, Sergio Marchionne presenterà a Balocco, in provincia di Vercelli, il piano industriale Fca per il quinquennio 2018-2022. E’ un appuntamento annunciato da mesi ma, nonostante l’attesa che ha suscitato da tempo fra chi segue le vicende dell’industria dell’auto, gli uomini che lavorano con l’Amministratore delegato della multinazionale italo-americana sono riusciti a conservare una certa aura di segreto sugli annunci che verranno fatti in questa circostanza.
Intanto, questo clima di attesa è stato colto come un’occasione propizia per veicolare le proprie tesi da parte della Fiom-Cgil che proprio oggi, alla vigilia dell’evento comunicativo denominato Investor day, ha deciso di lanciare un suo Workers Day. In parole povere, al giorno degli investitori, ovvero alla giornata in cui l’azienda, svelando i suoi programmi produttivi, offre motivazioni a chi volesse acquistare le sue azioni, il sindacato dei metalmeccanici Cgil ha contrapposto la giornata dei lavoratori.
E infatti, a metà mattinata ha preso avvio a Torino, in piazza Castello, una sorta di assemblea aperta nel corso della quale hanno preso la parola non solo dirigenti nazionali e locali della Fiom, ma anche lavoratori di diversi stabilimenti appartenenti al gruppo Fca-Cnhi o di alcune imprese dell’indotto. Sono così intervenuti dipendenti delle Carrozzerie e degli Enti centrali di Mirafiori (Fca), della ex Spa di Stura, poi Iveco e ora Cnhi, della Maserati di Grugliasco (ex Bertone), ma anche di uno stabilimento appartenente alla multinazionale Usa della componentistica auto, la Lear, o di un’impresa di servizi che opera in appalto nella fabbrica di Grugliasco.
Il precedente Investor Day ebbe luogo a Auburn Hills, nel Michigan, il 6 maggio del 2014. In tale occasione, Marchionne presentò il Piano industriale 2014-2018. Ebbene, è scritto in una nota diffusa dalla Fiom nel primo pomeriggio, a quattro anni di distanza da quella data “gli obiettivi di valorizzazione degli asset, di aumento degli utili e dei ricavi e di progressiva cancellazione del debito industriale sono stati raggiunti”. Fin qui dunque, sembrerebbe che anche per la Fiom tutto stia andando bene. Ma non è così.
Infatti, come ha spiegato Federico Bellono, segretario generale della Fiom di Torino, in apertura della manifestazione, il problema è un altro. E consiste nel fatto che, mentre i target finanziari annunciati nel 2014 sono stati raggiunti, quelli che non sono stati raggiunti sono gli obiettivi produttivi e occupazionali. “Ripetutamente – ha ricordato Bellono – ci è stata promessa la piena occupazione” negli stabilimenti italiani. Ma, ha proseguito, nel 2018 la piena occupazione “non la vedremo nel complesso degli stabilimenti italiani” e, quindi, “nemmeno a Torino”.
Da qui la situazione denunciata poi negli interventi dei lavoratori provenienti dagli stabilimenti sopra citati. Uno dei quali, Rino Mercurio, delle Carrozzerie di Mirafiori, ha ricordato che a fine luglio si esauriranno gli ammortizzatori sociali. Ammortizzatori cui, attualmente, viene fatto ampio ricorso in diversi stabilimenti del gruppo o sotto forma di Cassa integrazione ordinaria, o sotto forma di Contratti di solidarietà.
A monte di tutto questo stanno due fatti. Il primo, oggi citato solo tangenzialmente dagli oratori Fiom, è il cambiamento del modello produttivo di Fca. Cambiamento che, in base a un’intuizione strategica di Marchionne, ha puntato a produrre in misura maggiore i cosiddetti modelli premium, ovvero autovetture più lussuose e quindi più costose per gli acquirenti, ma anche capaci di far realizzare al produttore margini più alti di profitto per ogni “pezzo” venduto. In altre parole, si tratta di un modello di business che consente all’azienda di realizzare profitti più alti anche con volumi produttivi più bassi. Solo che, se scendono i volumi prodotti, diminuisce anche la quantità di forza lavoro che deve essere impiegata per raggiungere gli obiettivi richiesti.
A ciò si è aggiunto un altro fenomeno, su cui ha invece insistito Francesca Re David, segretaria generale della stessa Fiom. Nel suo intervento conclusivo, infatti, Re David ha sottolineato che dei 27 nuovi modelli annunciati ne sono stati messi concretamente in produzione solo 12. Quelli che mancano all’appello sarebbero dunque !5, ovvero più della metà dei nuovi modelli previsti.
Esposte queste critiche, più altre relative all’ipotizzato scorporo di Magneti Marelli da Fca, la Fiom attende dunque adesso Marchionne a valle dell’Investor Day. “Chiederemo all’azienda un incontro sulle sue prospettive produttive”, ha scandito nel suo intervento Michele De Palma, il segretario nazionale che, da un anno, è il responsabile auto della Fiom.
A quanto si comprende, a partire dall’assemblea odierna saranno dunque due le direttrici lungo le quali si muoverà l’iniziativa della Fiom in Fca. Da un lato, tentar di riaprire un confronto con l’azienda sui temi dei piani produttivi e delle conseguenti prospettive occupazionali. Dall’altro, riconquistare un ruolo contrattuale in un’azienda in cui la stessa Fiom non è più un soggetto della contrattazione da ormai otto anni.
L’occasione per lanciarsi lungo questa seconda direttrice è, del resto, vicina. “Quest’anno – ha ricordato De Palma – scade il cosiddetto Ccsl”, ovvero il Contratto collettivo specifico di lavoro che vale per il gruppo Fca-Cnhi dopo l’uscita dell’Azienda da Confindustria e quindi anche dal Contratto dei metalmeccanici. “E noi – ha detto ancora De Palma – cercheremo con tutte le nostre forze di riconquistare il nostro posto al tavolo del negoziato.”
Da questo punto di vista, è certamente significativo un passo dell’intervento conclusivo di Francesca Re David. La quale, dopo aver ricordato che il gruppo Fca-Cnhi annovera ancora 87 mila dipendenti, ha sottolineato i risultati positivi conseguiti dalla Fiom nelle elezioni degli Rls, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, svoltesi via, via nei vari stabilimenti del gruppo.
Come è noto, infatti, la Fiom, non essendo firmataria del citato Ccsl, non è ammessa alle elezioni delle Rappresentanze sindacali aziendali. Ma la legge, che applica in questo caso una direttiva europea, impone che la stessa Fiom, come ogni altro sindacato che abbia iscritti nel gruppo, possa presentare suoi candidati alle elezioni degli Rls.
Ebbene, Re David ha rivendicato che la Fiom ha conseguito il 31,53% dei voti nelle elezioni degli Rls negli stabilimenti Fca, laddove il sindacato secondo arrivato, cioè la Fim-Cisl, ha il 20,76% e mentre Uilm e Fismic superano di poco il 18%.
Dalle slides che la Fiom ha pubblicato oggi sul suo sito, facendo un po’ il verso alle mitiche slides che l’azienda usa a scopo comunicativo fin da quando si chiamava ancora Fiat, si apprende poi che nelle elezioni degli Rls la Fiom ha messo insieme il 37,71% dei voti nel gruppo Cnhi, e addirittura il 55,02% alla Magneti Marelli, totalizzando un robusto 34,83% nell’insieme composto da Fca + Cnhi + Magneti Marelli.
Insomma, par di capire che il successore di Marchionne, in un modo o nell’altro, non potrà continuare a far finta che la Fiom non esista.
@Fernando_Liuzzi