Dopo un lungo confronto durato cinque mesi, i sindacati di categoria Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil proclamano uno sciopero nazionale di otto per venerdì, 15 giugno, contro lo stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto degli operai agricoli e florovivaisti.
“Dopo una lunga fase di confronto, ora registriamo il rifiuto al proseguimento della trattativa da parte di Confagricoltura, Coldiretti e Cia che manifestano una totale indisponibilità a discutere dell’aumento del salario e che respingono gran parte delle altre richieste contenute nella piattaforma sindacale unitaria” hanno spiegato Valentino Rottigni, segretario generale della Flai Cgil, Gianluigi Bramaschi, leader di Fai Cisl, e Rossella Valente di Uila Uil di Bergamo.
Tra le richieste dei sindacati c’è l’aumento di permessi e i congedi, l’integrazione per la maternità e la tutela dei lavoratori colpiti da malattie gravi; l’incremento di tutele per i lavoratori degli appalti e la valorizzazione dei temi che riguardano il collocamento, il trasporto e le azioni che possono essere messe in campo dalla Legge 199/2016, che agisce contro lo sfruttamento e il caporalato.
Tuttavia, Fai, Flai e Uila hanno riscontrato complicazioni con le richieste avanzate dalla controparte. “Ci sono stati rivolti gli inaccettabili inviti a cancellare l’orario giornaliero di 6,30 ore e a prevedere un salario minimo nazionale che scardinerebbe l’attuale modello contrattuale agricolo – proseguono i sindacalisti -. Un’ipotesi del genere sulla definizione dell’orario metterebbe a rischio la contribuzione previdenziale per il calcolo della indennità di disoccupazione e non si avrebbe più alcun controllo sulla durata dell’orario giornaliero. Il salario minimo a livello nazionale, poi, non tiene conto della struttura retributiva esistente nel settore che affida la titolarità della definizione dei salari contrattuali alla contrattazione provinciale, rischiando di determinare condizioni peggiorative”.