Su queste pagine abbiamo già anticipato la riunione che si è svolta a Bruxelles il 20 giugno scorso sulla situazione dello sviluppo del bilancio di genere, che il Consiglio d’Europa definisce gender budgeting, come una “valutazione basata sul genere dei bilanci che comprende una prospettiva di genere a tutti i livelli del processo di bilancio e la ristrutturazione delle entrate e delle spese al fine di promuovere l’uguaglianza di genere”. La Commissione FEMM ha discusso di questa delicata questione soprattutto nel quadro del futuro QFP-Quadro finanziario pluriannuale- e in relazione all’attuazione del programma Daphne. La riunione/audizione ha portato un input fondamentale, concordato per un’interrogazione orale e una risoluzione da presentare a nome di FEMM al Consiglio del 28 p.v.
Durante i lavori abbiamo analizzato in che modo la Ue finanzia la parità di genere ed è emerso che è solo una piccola parte del bilancio dell’UE (0,3% nel 2007-2013); solo alcuni programmi finanziano azioni specifiche, vi sono poi molte difficoltà a tenere traccia delle spese su Gender Eu Equal (GE). La principale fonte di finanziamento GE sono i fondi strutturali e di investimento; la visibilità di GE nel FSE è gradualmente diminuita, aumentano moderatamente i finanziamenti GE nei fondi SIE (Fondi strutturali di investimento) nel periodo 2014-2020 anche se insufficienti, ma contemporaneamente assistiamo alla scomparsa di budget specifici per l’uguaglianza di genere dai programmi EQUAL e DAPHNE, denominati “Diritti, uguaglianza e cittadinanza”.
Nel prossimo QFP la parità di genere non è riconosciuta come priorità orizzontale e i pochi obiettivi GE e obblighi GM (gender mainstreaming) sono integrati nei regolamenti dei programmi di finanziamento in modo incoerente, peraltro GE non è stata esaminata nella revisione intermedia del QFP. E neanche preso in considerazione in tutte le fasi del processo di budget. Il rischio vero è che i finanziamenti per la parità di genere debbano cedere il passo a nuove, urgenti priorità mentre rispetto agli impegni assunti in materia di politiche di pari opportunità è più che mai necessario introdurre quei criteri contenuti nelle direttive europee finora clamorosamente disattesi.
Per aumentare l’occupabilità femminile infatti è indispensabile rafforzare obiettivi e orientamenti alla prestazione flessibile produttiva e servizi adeguati di cura; applicare indicatori di parità collegandoli alla governance economica e alle priorità occupazionali; procedere sulla semplificazione amministrativa perché il rischio è che il mainstreaming di genere diventi burocrazia. Ai tavoli di trattativa e discussione registriamo poco spazio per l’uguaglianza di genere nei negoziati tra Stati membri sul bilancio dell’UE, mancanza di competenze in materia di parità di genere nella stesura dei programmi di finanziamento e nella procedura di bilancio annuale, mancanza di dati sulla distribuzione e sugli impatti del bilancio comunitario e programmi di finanziamento da una prospettiva di genere.
Per quanto riguarda la proposta per il QFP 2021-2027, registriamo che l’uguaglianza di genere non è affatto visibile nella proposta già quasi completata: lasche disposizioni comuni per sette fondi di gestione condivisa, nessuna clausola di mainstreaming di genere e vi è inoltre la necessità che il Fondo sociale europeo specifichi che non è un obiettivo indipendente e un’attenzione ristretta alla partecipazione al mercato delle donne e all’equilibrio tra lavoro e vita privata deve essere finanziata per valorizzare un programma di diritti e valori.
Infatti, contrariamente all’urgenza di recuperare tale impostazione, sono previsti meno finanziamenti per l’uguaglianza, i diritti e la lotta alla violenza (da 439 milioni di euro a 409 milioni di euro) e dunque parità di genere, antidiscriminazione e antirazzismo si fondono in un unico obiettivo. E’ urgente che anche il nostro Paese partecipi ai negoziati del QFP 2021-2027 per l’integrazione del bilancio di genere e ponga l’uguaglianza di genere come priorità orizzontale nel QFP con implicazioni pratiche garantendo che i regolamenti dei programmi di finanziamento forniscano basi solide per la promozione di GE finanziando azioni specifiche con l’obbligo di produrre i bilanci di genere, statistiche disaggregate per genere trattate nelle relazioni di attuazione e nelle valutazioni come impegno interistituzionale.
Alessandra Servidori