Dal palchetto di piazza Santa Maria in Trastevere, di fronte a 8 cartelli tenuti alti dalle braccia degli attori che difendono la Fondazione Nicolò Piccolomini, ente di beneficenza che, senza alcun contributo pubblico, aiuta economicamente gli attori anziani e indigenti, il Presidente Zingaretti infila una serie di perle.
Protesta contro i cartelli, li definisce una “sceneggiata”. Poi spiega ai presenti che lui vuole solo “ripristinare la legalità” nella Fondazione. Quale ripristino, Presidente? La Fondazione fino a sei mesi fa funzionava regolarmente, con un attivo di bilancio, e ancora meglio avrebbe funzionato se la Regione Lazio non avesse provocato un danno economico di ben 295.000 euro, bloccando ingiustificatamente il bando di affitto di parte della Villa Piccolomini. Quella Villa Piccolomini che, insieme con altri prestigiosi terreni, al momento non edificabili, costituisce l’eredità del giovane Nicolò a favore dei suoi colleghi anziani. E quale legalità vuole ripristinare, Presidente, dopo che lei stesso ha deliberato un ingiustificato commissariamento, non attuato perché le due relazioni degli ispettori regionali, da lei inviati, non hanno riscontrato alcun dolo nell’amministrazione e il suo candidato commissario è stato accusato di incompatibilità per conflitto d’interessi? Quale legalità vuole ripristinare, se è lei che sta paralizzando l’ente da più di sei mesi, rinnovando così i nove mesi della paralisi che, ancora lei, provocò quattro anni fa, alla scadenza del precedente Cda? E’ legale ridurre in passivo un ente, che finora ha aiutato centinaia di anziani e indigenti, e magari poi decretarne l’estinzione o l’accorpamento a un altro ente, incamerando i suoi prestigiosi beni immobili?
Dal palco, visibilmente contrariato perché oggi doveva essere una tappa significativa della sua nuova ascesa, lei ha detto che non vuole “fare favori agli amici”. Stia sereno, Presidente, nessuno degli attori che difendono la Piccolomini ha mai ritenuto di essere suo amico; non è automatico avere un fratello attore ed essere contemporaneamente amico dei di lui colleghi anziani e indigenti. Lei sarà abituato diversamente, ma noi in questi anni non le abbiamo mai chiesto un favore, le abbiamo solo chiesto di fare il proprio dovere di Presidente della Regione Lazio, ente controllore della Ipab Piccolomini.
Ci ha chiamati, con un filo di disprezzo, gli “occupanti”. Certo, Presidente, abbiamo occupato gli uffici della Fondazione e più di un mese fa abbiamo interrotto l’occupazione solo perché abbiamo creduto al suo impegno di nominare finalmente il Cda “entro e non oltre il 30 giugno”.
Non le pare un po’ stridente, Presidente, che nella medesima piazza si siano rispolverate le icone comuniste, Che Guevara e il sub comandante Marcos, e si è poi stigmatizzata la pacifica occupazione di un ufficio della Fondazione in difesa di cittadini anziani e indigenti? E’ proprio certo, Presidente, di non considerare, nel profondo del suo cuore rosa pallido, anche i due succitati figuri come dei gran maleducati antidemocratici?
E infine, ecco l’ultima perla, definitiva. Rivolto a un’anziana attrice che, accomodata in prima fila su una seggiolina pieghevole, le mostrava silenziosa il suo cartello, lei, Presidente, ha censurato il suo comportamento antidemocratico. Quell’attrice sopravvive con 600 euro di pensione e la paralisi della Fondazione Piccolomini, causata dal suo comportamento omissivo, Presidente, l’ha gettata in uno stato di autentica indigenza. Negli interventi precedenti, alcuni suoi amici di partito hanno tirato in ballo altri anziani malati e sfrattati dalla Sindaca Raggi, riuscendo perfino a strappare all’esigua folla catatonica un applauso striminzito.
Lei, Presidente, un’anziana indigente ce l’aveva davanti, in carne ed ossa, e non se n’è neanche accorto. Non ha saputo dire altro che non era democratica e le ha anche consigliato di “votare a destra” la prossima volta. Ma l’anziana attrice è una sua ex elettrice, Presidente, e non seguirà il suo consiglio. Non voterà a destra e neanche per un centro moderato, liberale ed europeo: non voterà per lei.