C’e’ da sperare che non arrivi una nuova crisi, perche’ l’Italia di oggi e’ piu’ debole di quanto fosse dieci anni fa. La causa, e’ la stasi del processo riformatore, avverte il governatore della Banca d’Italia: “le riforme hanno perso slancio per i timori sui costi, spesso immediati, e i dubbi sui benefici, che maturano gradualmente e con tempi relativamente lunghi. In queste condizioni, davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo dieci anni fa”.
Visco e’ intervenuto all’assemblea dell’Abi, commentando lo stato dell’arte nell’economia italiana. Riguardo all’occupazione, il governatore osserva che il mercato del lavoro migliora e che aumentano i contratti sia a tempo determinato che indeterminato: “Sebbene la disoccupazione resti ancora al di sopra del 10%, l’occupazione ha superato i valori massimi osservati prima della doppia recessione”, ha sottolineato, aggiungendo che che “nei mesi più recenti il suo aumento ha riguardato sia la componente a termine sia, in misura minore, quella a tempo indeterminato”.
Per il futuro, Visco afferma che una riforma fiscale sarebbe necessaria, ma che sia ”equilibrata” e che punti sopratutto ad aiutare l’occupazione: “c’è bisogno di un’ampia ed equilibrata riforma fiscale, diretta ad accrescere l’occupazione e promuovere la crescita dell’economia. Vanno pure rimossi gli ostacoli all’attività di impresa, all’innovazione, alla corretta allocazione delle risorse che discendono da rigidità e ritardi nei servizi pubblici”.
“E vi è certamente bisogno – ha aggiunto – di investimenti pubblici, da selezionare ed eseguire con la massima efficienza”. Nelle scelte di politica economica, in ogni caso, “”servono prudenza e lungimiranza, per evitare tensioni o possibili crisi e per non lasciare in eredità agli italiani di domani un debito più elevato e un reddito più basso”.
“In questo contesto – ha sottolineato Visco – politiche di sostegno della domanda vanno dosate con cura, ponendo attenzione all’equilibrio dei conti pubblici e alla necessità di tenere sotto controllo la dinamica del rapporto tra debito e prodotto”.
“Sarebbe rischioso – ha concluso il governatore – basarsi solo su di esse nel tentativo di uscire dalla trappola della bassa crescita in cui l’Italia si trova da lungo tempo e di tornare su un sentiero di sviluppo duraturo e sostenuto”.