Con una intervista al Sole 24 ore Matteo Salvini offre un ramoscello di ulivo alla Confindustria, che prontamente, per bocca del suo presidente Vincenzo Boccia, lo raccoglie: le dichiarazioni del vicepremier, spiega, “mi hanno cambiato l’agenda’’, e quindi niente più protesta in piazza, come minacciato più volte, perché oggi “le aperture al mondo dell’impresa fanno ben sperare’’.
“Mi sembra che le dichiarazioni del vicepremier Salvini vadano verso una dimensione di grande responsabilità” , ha detto Boccia intervenendo all’assemblea degli industriali dell’Emilia Romagna, e cioe’: “attenzione alle regole europee, un’attenzione al cuneo fiscale e alla crescita e alla competitività”. Dunque, se in vista della Legge di bilancio il governo proponesse un “piano di medio termine”, certamente, assicura Boccia, troverà “Confindustria vicina e pronta a fare proposte all’altezza della nostra industria italiana”.
E le polemiche violente della scorsa settimana? Niente, archiviate: “ora vogliamo guardare avanti”. Gettandosi alle spalle anche il decreto dignità, contro cui c’era stata una sorta di insurrezione da parte degli imprenditori di mezz’Italia, specie del nord. Ma ormai anche il decreto ‘’è passato, quindi -sottolinea Boccia- inutile continuare a polemizzare, chiudiamo questa parentesi”. Cosa fatta capo ha, e del resto, “come abbiamo detto”, il decreto dignità “non incrementa né riduce l’occupazione, pertanto è inutile parlarne”, ha spiegato il presidente di Confindustria.
D’altra parte non vi era una vera alternativa a questa pace. Matteo Salvini sa perfettamente che la Lega ha buona parte della sua base elettorale tra le imprese del nord, e non puo’ rischiare di giocarsela con leggerezza. Boccia, a sua volta, non puo’ davvero credere a una Confindustria che scende in piazza: anche se sarebbe stato molto interessante assistere a una specie di nuova Marcia dei Quarantamila composta da imprenditori, e’ noto che con i governi e’ meglio accordarsi che scontrarsi, essendo abbastanza scontato che nel primo caso si ottiene mediamente di piu’. Cosa, lo si vedra’ nei prossimi mesi. Salvini ha promesso attenzione alle imprese, ha riconosciuto il loro ruolo fondamentale nel creare lavoro e sviluppo, si e’ impegnato a non far sbarellare piu’ di tanto i conti pubblici e i rapporti con l’Europa, che stanno molto a cuore alla Confindustria /come Boccia non aveva mancato di rilevare con forza anche in occasione dell’assemblea annuale del maggio scorso, a contratto di governo Lega-Cinque Stelle gia’ noto e pubblico). In ballo, adesso, c’e’ la legge di Stabilita’, e ci sono le promesse riforme fiscali: che alla fine sono il vero tema che alle imprese sta particolarmente a cuore. Dunque, meglio fare pace che guerra. Poi, si vedra’.
E tuttavia, le critiche al governo non sono mancate nemmeno nel giorno della ‘’pace’’. Boccia critica le ‘’pregiudiziali ideologiche’’ nei confronti delle infrastrutture che stanno portando al blocco dei cantieri, e condanna del tutto le nazionalizzazioni, promesse o meglio minacciate da Di Maio: eventualità che ‘’ci porterebbero indietro ai peggiori anni della nostra vita’’. Ma soprattutto proprio non vanno giù gli attacchi di alcuni parlamentari verso dirigenti di Confindustria, che Boccia definisce ‘’inaccettabili’’: “E’ inaccettabile che da qualche parlamentare che rappresenta i partiti di maggioranza ci siano stati nei giorni scorsi degli attacchi diretti ai nostri presidenti solo per aver espresso opinioni. Noi rappresentiamo una Confindustria autonoma e che non teme nessuno, leale in rapporto al governo e che non le manda a dire. Questo Paese ha necessità di imparare a confrontarsi”. Vale la pena di notare che queste critiche sembrano pero’ indirizzate tutte al Movimento Cinque Stelle, cioe’ la componente del governo che Confindustria teme di piu’, sia per l’assoluta imprevedibilita’ sia per la forte vocazione ”anti impresa”, dimostrata e dichiarata in molteplici occasioni. Dunque, allearsi con la Lega, piu’ adeguata a confrontarsi col mondo produttivo, appare una buona quanto obbligata soluzione. E tuttavia, anche con i 5Stelle i rapporti potrebbero in prospettiva, chissa’, migliorare. Il banco di prova e’ l’accordo Ilva, la prova del nove sara’ il confronto diretto che Boccia e Di Maio avranno la prossima settimana a Lecce, partecipando insieme a un dibattito organizzato per le Giornate del Lavoro dalla Cgil, che con il M5S ha uno stretto e ottimo rapporto.
Il ritorno al confronto, peraltro, e’ stato chiesto anche da Alberto Vacchi, presidente della Confindustria Emilia Romagna, nonché sfidante di Boccia per la corsa presidenziale di due anni fa. Vacchi da un lato promette a sua volta ‘’leale collaborazione” all’esecutivo, se vorrà, appunto, confrontarsi con gli imprenditori, ma a differenza di Boccia non esclude affatto il ricorso alla piazza, anche al fianco dei sindacati: precisando di parlare a titolo personale, Vacchi afferma infatti che se Cgil, Cisl e Uil chiedono una partecipazione su iniziative che gli industriali condividono, non è escluso che Confindustria possa scendere in piazza contro il governo: “Io tendenzialmente sono convinto che la piazza appartenga al mondo del lavoro, ma questo non significa che su alcune motivazioni che mobilitano una massa importante del mondo del lavoro non possa esserci a fianco anche la stessa forza imprenditoriale. Credo che trascinare molta gente sia importante”. Parole che pesano, certo, e forse lasciano immaginare una differenza di vedute all’interno della Confindustria; ma pesano un po’ meno se si considera che Vacchi, comunque, è in uscita, il suo mandato è in scadenza e quella odierna era la sua ultima assemblea da presidente.
Nunzia Penelope