Ho per Giuliano Cazzola rispetto e amicizia da lunga data. Da quando era il “mio” segretario regionale della Cgil in Emilia, poi segretario nazionale dei chimici e infine segretario nazionale della Cgil, esperto di previdenza, mentre facevo l’apprendista in confederazione a Roma alla fine degli anni 80. Amicizia e rispetto non significa essere d’accordo a prescindere, ma certo parlarsi con franchezza, questo sì.
Sulla sua idea di primazia della politica (sempre e comunque) di fronte alle organizzazioni sociali e alla Cgil non sono mai stato d’accordo, nemmeno da ragazzo. Ricordo che nei primi anni del craxismo un giorno mi disse: “Vedi, Gaetano, ci sono i pianeti e le stelle fisse: noi in confronto ai politici siamo pianeti, siamo destinati a girargli intorno”. Spero se la ricordi anche lui questa frase, per evitare che sembri un espediente pro-causa mea. Ricordo che gli ho risposto, forse non troppo rispettosamente, “Sono entrato in Cgil per mettere in minoranza quelli che la pensano come te”. Ed essendo della componente comunista, è chiaro, a chi sa come funzionavano le cose allora, che la mia era una dichiarazione piuttosto “impegnativa”.
Sbaglierò ma penso che Giuliano insista nella sua visione dell’universo a pianeti e stelle fisse. Aggiornerei così il suo punto di vista: 1, l’idea di una Cgil autorevole e autonoma dalle trasformazioni della politica è velleitaria e nostalgica; 2, nessuno scandalo per la designazione: anche altri segretari generali hanno sbagliato anni fa a scegliere successori non adatti; 3, il sindacato e la Cgil stanno declinando di fronte al populismo leaderista, tanto vale accelerare la trasformazione con la candidatura più simile alle tendenze politiche dominanti.
Ecco, anche in questo caso vorrei rispondergli, con maggiore garbo, che non sono d’accordo su nessuno dei tre punti: 1, la Cgil sta sperimentando da anni una rappresentanza sindacale del lavoro (per di più nella crisi) senza un partito di riferimento, e fino ad ora ha saputo tenere e rinnovarsi (merito di Susanna, secondo me), non credo proprio che si lascerà sedurre dal nazional populismo al potere; 2, a maggior ragione, se altri segretari generali hanno sbagliato, l’esempio di Trentin è il faro da seguire per salvaguardare l’unità della Cgil, bene supremo, specie in questa fase di cambiamenti (si può ancora fare); 3, la Cgil è l’unica organizzazione in grado evolvere in forme organizzate e partecipate socialmente (senza le scorciatoie dei media o delle piattaforme eterodirette), se non avviamo noi il percorso la sinistra politica non ce la farà.
Per tutti questi motivi penso che, nel rispetto personale per tutti i candidati, sia preferibile un nome che garantisca il pluralismo delle culture, delle esperienze e delle strutture presenti in Cgil da sempre e non le scorciatoie movimentiste. Un nome che proponga al congresso una strategia di rinnovamento condiviso e plurale.
Mi spiace Giuliano, ti ringrazio anche personalmente dell’intervento, ma continuo a pensare, in questa vicenda, di aver ragione.
E continuerò a sostenere il mio punto di vista, anche quando, per riprendere la tua citazione di Namaziano, mi toccasse lasciare Roma e la Cgil. Ricorderai bene
quello che diceva Lama: “I governi passano, la Cgil resta”. Lo si può dire di ciascuno di noi. A questa idea mi mantengo fedele e non avrò mai del risentimento verso la mia organizzazione, qualsiasi cosa capiti.