Il lavoro è tornato, al cinema. Dopo un periodo in cui sembrava essere scomparso dagli schermi, quest’anno a Torino il lavoro è stato di nuovo protagonista in un interessante numero di opere. Già Cannes lo scorso anno, presentando in concorso En Guerre di Stéphane Brizé, aveva puntato lo sguardo su una classica battaglia sindacale per la difesa del posto di lavoro, ora il 36° Torino Film Festival ci conferma che non si è trattato di un evento casuale, ma di una ripresa di interesse ai temi della condizione operaia e dei diritti dei lavoratori.
Quanto questa nouvelle vague sia duratura lo vedremo. Nel frattempo quest’anno la giuria del 23° Premio Cipputi (Francesco Tullio Altan, Cristina Trezzini e Laura Panini) ha avuto a disposizione un’ampia rosa di titoli tra cui scegliere. Il premio come miglior film sul mondo del lavoro è stato assegnato a Le nostre battaglie del belga Guillaume Senez, con Romain Duris nei panni di Oliver, un lavoratore pronto allo scontro duro, ma che oltre a battersi contro le ingiustizie che colpiscono lui e i suoi compagni, deve fronteggiare l’abbandono della moglie Laura, fuggita senza una parola, lasciandolo solo con i due figli piccoli.
Questi gli altri titoli che, con registri differenti, hanno visto gli autori portare la macchina da presa in mezzo a fabbriche, battaglie sindacali, lavoratori che lottano o che subiscono angherie e soprusi. Ma anche dentro vicende intime e familiari, come nel caso di Ride di Valerio Mastandrea e Temporada di André Novais Oliveira.
Ride, ambientato alla vigilia di una commemorazione della morte sul lavoro di un giovane operaio, si sofferma su come quell’attesa è vissuta dalla moglie e dalla sua famiglia.
In Temporada la protagonista, trasferita dalla provincia brasiliana al centro di Contagem, nella regione di Belo Horizonte, trova impiego nell’agenzia comunale per il controllo sanitario dei focolai di diffusione delle zanzare. L’arrivo in città dalla provincia costringe le donna ad abbandonare le vecchie abitudini e soprattutto un marito, che dovrebbe raggiungerla nella nuova destinazione, ma che invece approfitta dell’occasione per sparire.
Atlas, del tedesco David Nawrath, premio Fondazione Sandretto Re Rebaudendo, è la storia di un dipendente di una compagnia di recupero crediti collusa con la malavita. Il suo compito è pignorare appartamenti buttando fuori gli inquilini, fino al giorno in cui uno degli sfrattati oppone resistenza costringendolo a fare i conti con il boss corrotto, ma soprattutto con se stesso e il suo passato.
Più d’uno i documentari che raccontano piccole storie di persone e del loro lavoro, le aspettative, le ambizioni, i successi e le cadute.
Al centro di In questo mondo la paesaggista Anna Kauber pone la vita delle donne pastore e il modo con cui partecipano alle attività economiche e sociali delle loro comunità. Due anni in giro per l’Italia danno forma a un racconto fatto di esperienze e incontri legati al lavoro in montagna e al recupero di una quotidianità contadina che sta andando perduta.
Sempre in tema di pastorizia, la storia di Gaspare, un giovane che tenta di evadere dalla dura quotidianità affrontando la vita con ironia, è il soggetto del Gigante Pidocchio di Paolo Santangelo, menzione speciale della giuria italiana.doc.
In Cowboy Makedonski Fabio Ferrero ricostruisce l’avventura di Goran, che arriva nelle Langhe dove fonda una cooperativa, ma investito dalla crisi economica è costretto a ritornare in Macedonia.
Di industrializzazione come causa di drammatici danni ecologici si parla in Bormida, di Alberto Momo, dove il fiume contaminato da una fabbrica spinge la popolazione a scendere in piazza per non perdere la propria terra e la propria identità.
Pietro Perotti e Pier Milanese ricostruiscono in Senzachiederepermesso la storia della Fiat a Mirafiori, sottolineando il ruolo che gli operai hanno avuto tra il ’69 e l’80. Il tramite è la storia dell’operaio Pietro che, senza nessuna nozione di cinema, si compra una piccola cinepresa e si mette a filmare quelle lotte.
Sempre a proposito di Fiat, al Torino Film Festival è stata presentata la pellicola restaurata Trevico-Torino (Viaggio nel Fiat–Nam) realizzata da Ettore Scola nel 1973, un ritratto della realtà operaia dei primi anni ’70 attraverso le giornate di un emigrante giunto da Avellino a Torino.
Costantino Corbari