Sul suo blog, Roberta Lombardi, esponente di spicco del Movimento 5 stelle ed ex deputata, scrive che se il Movimento 5 stelle “voterà contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini abdicando così ai suoi valori identitari” a perdere sarà lui “Il M5S apparirebbe infatti come quello che ha immolato sé stesso sull’altare del Governo del Cambiamento, mentre Salvini come colui che, duro e puro fino alla fine, si è immolato sull’altare della Patria contro l’invasione scafista”
L’ex senatrice ritiene infatti che “alla fine a dettare la linea, quando ormai sarà troppo tardi, saranno i nostri elettori, ai quali siamo legati con un patto di lealtà che va ben oltre la durata del contratto di Governo”.
La vicenda dunque si complica e valutazioni di merito si mescolano a valutazioni di opportunità. È evidente infatti che per un movimento che da sempre si è battuto contro i privilegi della casta sostenendo la parità di tutti i cittadini, deputati in primis, nei confronti della legge, schierarsi per salvare il “soldato Ryan” della politica italiana sarebbe una inversione di rotta senza precedenti.
Il rischio di deludere la propria base e di portare acqua al mulino della lega, in un momento di crescente difficoltà del Movimento, sarebbe un errore non privo di conseguenze. Sempre di più, infatti, il contratto di governo appare come un accordo a perdere come evidenziato anche dal fondatore del Movimento Beppe Grillo per il quale a essere il vero protagonista della politica è il partito, la lega, pur avendo solo la metà dei deputati dell’altro contraente.
Dietro l’angolo poi c’è un’altra questione altrettanto spinosa:la TAVe anche su questo punto il movimento No Tav ha lasciato chiaramente intendere che, in caso di marcia indietro del Movimento, le conseguenze elettorali sarebbero devastanti per i 5 stelle.
I dati dell’economia, inoltre, non sono di aiuto al governo e fosche nubi si addensano al nostro orizzonte. Il premier Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo, per sua propria definizione, ha astutamente anticipato i dati dell’ISTAT attestante anche per l’ultimo trimestre il calo del PIL che certifica orami lo stato di recessione della nostra economia.
Come di consueto ha dato la colpa ai precedenti governi, tentando di rassicurare gli italiani che dalla primavera tutto cambierà.
Chiacchiere al vento, a cui ormai comincia a non credere più nessuno, anche se una boccata di ossigeno l’ha fornita, oggi, l’ultimo dato sulla riduzione del tasso di disoccupazione calata al 10,3% nonostante la riduzione dei posti fissi e l’aumento degli under 25 anni senza lavoro.
Cosa faranno dunque i 5 stelle sulla questione Diciotti/Salvini? Difficile dirlo, ma è ormai evidente che scendere dal treno del governo non sarebbe un’opzione vincente. E questo comporterebbe un voto favorevole al processo. L’unica soluzione è contenere il danno, capitalizzare gli effetti positivi in termini di consenso del reddito di cittadinanza e durare fino alle prossime elezioni europee.
I 5 stelle alla fine salveranno il soldato Ryan e questo semplificherà il quadro politico perché renderà più chiara la natura di questo movimento che ha fatto dell’ambiguità la sua forza.
Roberto Polillo