“Non possiamo permetterci di perdere neanche un altro ‘zero virgola’ di produzione industriale. Altrimenti, cominceremo a vedere le conseguenze sull’occupazione dell’attuale flessione produttiva.” Parole di Stefano Franchi, Direttore generale di Federmeccanica.
Siamo in un salone posto al pianterreno dell’hotel Nazionale, l’albergo romano che si affaccia su piazza Montecitorio e che ospita, da alcuni anni, le conferenze stampa con cui Federmeccanica presenta la sua indagine trimestrale su La congiuntura dell’industria metalmeccanica.
Oggi siamo arrivati alla 149° edizione dell’indagine, e il compito di illustrarla, come di consueto, ricade su Angelo Megaro, Vicedirettore generale e responsabile dell’Ufficio studi della stessa Federmeccanica. E si capisce subito che non tira una buona aria.
Nell’intero 2018, spiega Megaro, “grazie ai trascinamenti positivi acquisiti nell’ultima parte del 2017”, i volumi di produzione “sono risultati in crescita del 2,8%”. Tuttavia, nella parte finale dello stesso 2018, ovvero dopo tre trimestri già caratterizzati da una fase di sostanziale rallentamento, la produzione industriale “ha evidenziato un significativo peggioramento.” In particolare, specifica Megaro, nel periodo ottobre-dicembre l’attività produttiva dell’industria metalmeccanica ha registrato in termini congiunturali, ovvero rispetto al trimestre estivo, “una caduta dell’1,0%”, mentre la variazione tendenziale, che nel primo semestre dell’anno mostrava tassi di crescita attorno al 4,5%, si è ridotta a un modesto +0,8%.
Sulla conferenza stampa aleggia una notizia di fonte Istat. Nelle prime ore del mattino, infatti, il nostro istituto di statistica ci ha fatto sapere che la caduta del Pil verificatasi nel quarto trimestre 2018 intermini congiunturali, ovvero in relazione al trimestre precedente, è “solo” dello 0,1%, e non dello 0,2%, come calcolato in precedenti, provvisorie valutazioni. Ma insomma, siamo sempre lì. Nel senso che due trimestri successivi di riduzione del Prodotto interno lordo di una nazione danno luogo a quel fenomeno che gli economisti chiamano “recessione tecnica”. “Siamo a cavallo fra stagnazione e recessione”, taglia corto Megaro.
Alle parole di Franchi e di Megaro si aggiungono poi quelle di Fabio Astori, l’imprenditore bresciano che, essendo uno dei Vicepresidenti di Federmeccanica, ha oggi il compito di concludere l’incontro stampa. “Il significativo peggioramento” relativo all’industria metalmeccanica del nostro Paese, precisa Astori, risulta “imputabile”, in parte, “a un rallentamento della dinamica esportativa”, ma, ancor più, “alla contrazione della domanda interna”. Contrazione che – e questo è un dato preoccupante – è relativa, in particolare, “agli investimenti in macchine e attrezzature”, ovvero a quegli investimenti che si traducono nell’acquisto di quelle strumentazioni produttive che hanno tre caratteristiche specifiche. In primo luogo, costituiscono uno dei prodotti più tipici dell’industria metalmeccanica italiana, particolarmente forte in questo subsettore. In secondo luogo, sono necessari alle imprese di tutti i settori per svolgere la propria attività produttiva. In terzo luogo, il loro acquisto segnala l’intenzione di svolgere o incrementare un’attività produttiva, mentre, per converso, il loro mancato acquisto indica, quanto meno, una situazione di blocco della crescita.
Per non parlare, aggiungiamo noi, del secco arretramento che si è verificato nel subsettore denominato “autoveicoli e rimorchi”, dove la produzione annua è calata del 2,6%, con una curva che ha preso a scendere in termini più forti a partire dal terzo trimestre.
In totale, sottolinea poi Astori, “gli attuali volumi di produzione sono ancora inferiori del 23,5% rispetto al periodo pre-recessivo”, ovvero al 2007. Inoltre, aggiunge lo stesso Astori rincarando la dose, “le imprese prevedono, per la prima parte del 2019, una stagnazione dei volumi produttivi sia nel loro complesso, sia per le quote da indirizzare ai mercati esteri”.
Ora è ben vero che, per ciò che riguarda occupazione e ore lavorate, le cose, negli ultimi tempi, non sono andate male. Ad esempio, il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria è crollato, con un -58,1% registrato nel totale del 2018 rispetto al 2017. Tuttavia, secondo l’indagine Federmeccanica, le prospettive di incrementi occupazionali, nella percezione delle imprese, tendono a scendere verso lo zero. Di qui l’allarme lanciato da Franchi da cui siamo partiti. Perché anche se, in una prima fase, si può verificare un certo sfasamento tra produzione in calo e occupazione stabile, in un secondo tempo il calo produttivo tenderà a riflettersi in un calo occupazionale.
Dunque, che fare? “Da qualche tempo – spiega Astori – giornali e notiziari vari ci trasmettono, ogni mattina, dei veri e propri bollettini di guerra relativi sia all’economia italiana che alla politica che dovrebbe governare la nostra economia. In questa situazione, è inevitabile che un imprenditore venga assalito da un senso di sfiducia. Naturalmente, noi, come imprenditori, siamo intenzionati a reagire. Ma quello che vogliamo dire, anche con questa conferenza stampa, è che l’Esecutivo dovrebbe ascoltare le imprese di un settore come il nostro, ovvero del settore grazie al quale la bilancia dei pagamenti del nostro Paese è ancora in attivo.”
In particolare, nella conferenza stampa Federmeccanica ha ripetuto che le imprese sono rimaste deluse per la drastica riduzione delle ore di alternanza scuola-lavoro, introdotte nella scorsa legislatura dal Governo Renzi, poi materialmente avviate dal Governo Gentiloni, e tagliate nei mesi scorsi dall’attuale Esecutivo. Inoltre, le imprese sono rimaste deluse per la rimodulazione dei crediti di imposta per le imprese che si impegnano nella cosiddetta formazione 4.0; rimodulazione che, volendo andare a vantaggio delle piccole e medie imprese e non delle più grandi, finisce per contribuire a disincentivare la crescita dimensionale delle imprese stesse.
Mentre la conferenza stampa è ancora in corso, a poche decine di metri dall’hotel Nazionale, il Presidente del consiglio, Conte, si materializza in piazza Colonna dove, davanti al portone di Palazzo Chigi, era atteso da un nugolo di cronisti di agenzia, cameramen e fotografi. Oggetto del breve incontro stampa, svoltosi di fronte a cronisti obbligati dallo stile comunicativo del Governo gialloverde a stare in piedi in mezzo a una piazza, la questione della Tav. “Prenderemo la decisione migliore per tutelare l’interesse nazionale”, dice il capo del Governo. Quindi, se ne ricava, per il delicatissimo tema delle infrastrutture tutto finirà bene. Chissà se, su questa base, domani la fiducia degli imprenditori metalmeccanici potrà tornare a crescere.
@Fernando_Liuzzi