Stazione Nomentana, ore 7.24 del mattino. Sto aspettando il treno che da lì mi porterà alla Fiera di Roma. Sono una delle 20mila persone che si presentano oggi al concorso per diventare navigator. So che alla preselettiva le domande sono state 80mila. Poi sono stati selezionati 58mila profili, anche se in 20mila si sono presentati alla prova.
Sul treno vedo molte persone immerse nel ripasso dell’ultimo minuto. Tra di noi c’è poca voglia di parlare. Questo mi sa molto strano. In altri concorsi è stato molto più facile abbozzare una conoscenza o qualche battuta. Con qualcuno ci siamo scambiati anche i numeri di telefono.
Qui no. Quella solidarietà che contraddistingue la figura sociologica del “concorsista” non c’è. Ho l’impressione che per molti ci sia la consapevolezza che questa sia l’ultima possibilità, soprattutto tra le persone non più giovani. Quello che avverto è disperazione.
La stessa disperazione che ho percepito anche sui forum prima delle prove. La selezione è stata suddivisa su tre giorni, e io, avendola l’ultimo giorno, ho avuto modo di testare il mood sulla rete. Per molti una delle principali preoccupazioni era quella di non aver avuto nessuna indicazione su dove poter studiare. Tutti ovviamente sapevamo le materie sulle quali ci avrebbero selezionato, ma il fatto che non c’era un testo ufficiale dove prepararsi è stato causa di agitazione.
Altro momento di panico, soprattutto per le persone più grandi, è stato quando si è saputo che erano presenti anche domande di inglese, che non era indicato tra le materie. Una cosa che tuttavia non doveva sorprendere, perché nei concorsi per il settore pubblico viene obbligatoriamente testata la conoscenza sia di inglese che di informatica (anche se quest’ultima era specificatamente riportata nel bando).
Ma soprattutto, come ho detto, ho chiaramente avvertito quell’ansia e quella preoccupazione che si manifestano quando le persone si trovano davanti all’ultima possibilità.
Arrivati alla Fiera di Roma, ci hanno divisi all’interno di due hangar. Ad attenderci c’erano i tecnici del Mise. Ci hanno chiesto di spegnere i telefoni, hanno schermato le pareti per bloccare internet e poi è iniziata la prova. Domande soprattutto di natura tecnica, molte delle quali incentrate sul reddito di cittadinanza, che era stato indicato proprio come materia a sé.
Alla fine ho vinto il concorso. Ora sono uno dei 2.978 navigator che dovranno trovare un lavoro ai disoccupati.
Ad oggi, tuttavia, l’incertezza regna sovrana. Non abbiamo ancora capito quale sarà, effettivamente, il nostro compito. Non sappiamo ancora dove andremo a lavorare e non sappiamo con quale forma di contratto saremo assunti. Nella graduatoria la parola usata è “contrattualizzazione, sottoposta all’accertamento dell’effettiva disponibilità e sulla base delle convenzioni disposte con le singole regioni”.
Anche chi ha vinto potrebbe dunque non essere mai chiamato, e ho sentito infatti che molti continueranno a studiare per altri concorsi. Eppure, per molti, già solo il fatto di aver superato il concorso è una vittoria, anche se sappiamo che questa esperienza terminerà nell’aprile del 2021. Ma c’è chi già si prospetta un futuro da precario all’interno di Anpal o della pubblica amministrazione.(continua)
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