Ho partecipato ieri, 24 luglio, al primo incontro sulle politiche culturali organizzato dal Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
L’invito di Landini a coloro che lavorano nella Cultura e nello Spettacolo è quello di intraprendere un percorso di elaborazione sui diversi aspetti delle politiche culturali, un percorso lungo, “per evitare improvvisazioni o una logica di mera apparenza mediatica”.
Negli ultimi decenni ci siamo incontrati più volte, noi lavoratori della Cultura e dello Spettacolo italiani, su nostra autonoma iniziativa e senza inviti: dagli anni in cui sembrava possibile una interlocuzione col governo e la classe politica, fino ai soliloqui e ai requiem degli ultimi anni. Col passare del tempo, la vita della Cultura italiana è diventata infatti sempre più asfittica e il lavoro di chi fa Cultura sempre più precario e invisibile. E se il lavoro nella Cultura è diventato sempre più marginale, di pari passo è diventata sempre più estranea la Cultura del Lavoro. Con buona pace della nostra Costituzione.
Vogliamo limitarci a darne la colpa all’attuale tandem Di Maio-Salvini? No, il processo è cominciato molto prima, perfino prima del trionfo del neoliberismo di Berlusconi e dei suoi berlus-cloni. E la progressiva involuzione culturale ha travolto tutti, nessuno escluso. Anche la Sinistra ci ha messo del suo, sbiadendo i propri valori storici fino a perdere identità e ruolo.
Molti dei miei allievi-attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica sono nati negli anni Novanta, dopo Drive in, per intenderci, negli anni dei talk show, delle veline e dei tronisti, negli anni dell’ inesorabile immiserimento culturale e della progressiva scomparsa di un’alternativa. Un altro mondo, per loro, per i miei allievi-attori ventenni, non è possibile.
E allora mi appare finalmente strategico che ieri, oltre a documentare le gravi difficoltà nei diversi settori della Cultura e dello Spettacolo, si sia affrontato il tema più generale della crisi civile e politica del Paese. E ciò significa che il percorso indicato da Landini dovrà prevedere un confronto sulla centralità della Cultura e del Lavoro, sul conflitto tra Lavoro e Capitale e tra Cittadinanza e sudditanza al Mercato.
Qualcosa di sinistra, cioè. Ne abbiamo bisogno.
Benedetta Buccellato, attrice, Segretario dell’Associazione per il Teatro Italiano, docente dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica.