Il 28 gennaio prossimo la Commissione Europea dovrà approvare il regolamento dell’Istituzione del programma di sostegno alle riforme – EMPL/9/00330; a questo proposito sarà importante tenere conto delle indicazioni lasciate in eredità dalla precedente Commissione in base all’esperienza sviluppata e guardando allo sviluppo della programmazione e l’utilizzo delle risorse. La proposta della Commissione Juncker -qui sinteticamente esposta- prevede una data di applicazione a decorrere dal 1° gennaio 2021 ed è indirizzata a un’Unione di 27 Stati membri, in linea con la comunicazione da parte del Regno Unito dell’intenzione di ritirarsi dall’Unione Europea e dall’Euratom ai sensi dell’articolo 50 del trattato dell’Unione Europea, pervenuta al Consiglio europeo in data 29 marzo 2017.
Le riforme strutturali sono cambiamenti che modificano, in modo duraturo, la struttura dell’economia e il quadro istituzionale e normativo entro il quale le imprese e le persone operano. Il loro scopo spesso è quello di affrontare gli ostacoli al buon andamento dei motori della crescita attraverso la riorganizzazione, ad esempio, dei mercati del lavoro, dei prodotti e dei servizi e dei mercati finanziari, in modo da incoraggiare la creazione di posti di lavoro, gli investimenti e la produttività. Possono anche mirare al miglioramento dell’efficienza e della qualità della pubblica amministrazione, nonché dei servizi e dei benefici offerti dallo Stato ai propri cittadini. Se accuratamente scelte e attuate, le riforme strutturali possono accelerare il processo di crescente convergenza sociale ed economica tra gli Stati membri, sia all’interno che all’esterno della zona euro, e rafforzare la resilienza delle loro economie. Gli effetti di tale convergenza e del rafforzamento della resilienza potrebbero portare a una maggiore prosperità e a un funzionamento stabile e regolare dell’Unione economica e monetaria (UEM) nel suo insieme. L’attuazione efficace delle riforme strutturali è necessaria al fine di migliorare la coesione, aumentare la produttività, creare posti di lavoro, incentivare gli investimenti e garantire una crescita sostenibile.
Nell’ultimo decennio l’economia europea è cresciuta a una velocità mai vista prima, sostenuta da un elevato tasso di occupazione, dal recupero degli investimenti e dal miglioramento delle finanze pubbliche. L’attuale situazione economica dell’Unione è relativamente positiva e questo offre l’opportunità di mettere in atto numerose riforme necessarie. Tuttavia, l’attuazione delle riforme è avanzata lentamente e in modo disomogeneo tra gli Stati membri e non è stata soddisfacente in tutti i settori, con impatti negativi sulla convergenza e sulla resilienza delle economie degli Stati membri dell’Unione europea e, di conseguenza, dell’Unione nel suo insieme. In questo contesto, compiere progressi nell’attuazione delle riforme negli Stati membri non appartenenti alla zona euro sulle modalità della loro adesione alla zona euro potrebbe avere un impatto positivo su quest’ultima nel suo insieme. Pertanto, l’attuazione delle riforme negli Stati membri che si stanno muovendo verso l’adozione della moneta unica merita particolare attenzione.
Una delle ragioni a cui si deve la lenta attuazione delle riforme è la scarsa capacità amministrativa. Un’altra ragione risiede nel fatto che i benefici delle riforme strutturali si concretizzano il più delle volte solo nel lungo termine, mentre i costi economici, sociali e politici che ne derivano spesso vanno sostenuti a breve termine. I governi nazionali possono pertanto decidere di astenersi dal portare avanti determinate riforme a causa, ad esempio, di un’insufficiente capacità amministrativa di condurre riforme, degli alti costi politici a breve termine o degli effetti negativi su alcuni segmenti della popolazione. I governi che decidono di intraprendere un processo di riforma in alcuni casi non assistono ai risultati finali, in quanto la durata di un ciclo elettorale è spesso più breve del tempo necessario per l’attuazione di riforme maggiori. La conseguenza di ciò è che le riforme necessarie vengono spesso posticipate, abbandonate o persino cancellate.
La Commissione Juncker, basandosi sulla visione esposta nella relazione dei cinque presidenti, ha concentrato le priorità della Commissione nel processo del semestre europeo sul “triangolo virtuoso”: incentivare gli investimenti, perseguire riforme strutturali e garantire politiche fiscali responsabili. Al fine di promuovere le riforme strutturali, il discorso sullo stato dell’Unione 2017 del presidente Juncker, insieme ai documenti di riflessione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria e sul futuro delle finanze dell’UE,ha suggerito di attenersi al programma di sostegno alle riforme strutturali (SRSP) della Commissione, proponendo uno strumento dedicato, lo strumento per la realizzazione delle riforme, per fornire incentivi finanziari agli Stati membri volti all’attuazione delle riforme.
Il raggiungimento di una maggior convergenza verso strutture economiche resilienti è stato considerato altrettanto importante per gli Stati membri che si preparano all’adesione alla zona euro.Questi orientamenti politici si sono concretizzati in una comunicazione della Commissione sui nuovi strumenti di bilancio per una zona euro stabile nel quadro dell’Unione (6 dicembre 2017). La comunicazione ha proposto la creazione, nell’ambito del quadro finanziario pluriennale post 2020 (QFP) 1 , di uno strumento per la realizzazione delle riforme volto a sostenere la messa in atto delle riforme individuate nel contesto del semestre europeo e lo svolgimento di un programma di follow-up dell’SRSP, e che avrebbe previsto anche uno strumento di convergenza dedicato a sostenere la preparazione all’adesione alla zona euro.
La comunicazione della Commissione su un nuovo e moderno QFP post 2020 2 , elaborata in vista della riunione informale dei leader del 23 febbraio 2018, ha confermato tale intenzione annunciando che lo strumento per la realizzazione delle riforme e lo strumento di convergenza dovrebbero fornire un forte sostegno e incentivi a un’ampia gamma di riforme in tutti gli Stati membri. Ha inoltre indicato la presenza di una linea di bilancio per tutti gli strumenti, nell’ordine di almeno 25 miliardi di euro nel corso di un periodo di sette anni.Per ultima, la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Un bilancio moderno al servizio di un’Unione che protegge, che dà forza, che difende – Quadro finanziario pluriennale 2021-2027” del 2 maggio 2018 ha confermato questa scelta. Ha annunciato un nuovo e potente programma di sostegno alle riforme, che offrirà assistenza tecnica e sostegno finanziario alle riforme a livello nazionale con un budget complessivo di 25 miliardi di euro.
Questo nuovo programma sarà distinto ma complementare ai futuri fondi dell’Unione definiti dal regolamento (UE) XXX/xxx (successore del CPR).In questo contesto, la Commissione propone un nuovo programma di sostegno alle riforme (il programma), comprensivo di tre strumenti distinti e complementari: (i) lo strumento per la realizzazione delle riforme, sotto forma di strumento di sostegno finanziario; (ii) un programma di follow-up dell’SRSP, sotto forma di strumento di assistenza tecnica; e (iii) uno strumento di convergenza, per fornire sostegno specifico e mirato agli Stati membri non appartenenti alla zona euro (chiamato anche “strumento di convergenza”). Il programma mira pertanto a sostenere i governi e le autorità pubbliche degli Stati Membri, laddove venga richiesta assistenza tecnica o presentate proposte di impegni di riforma, negli sforzi compiuti per progettare e attuare riforme strutturali a sostegno della crescita. In questo modo, intende contribuire all’obiettivo generale di rafforzare la coesione, la competitività, la produttività, la crescita e l’occupazione. Ciò potrebbe avere un impatto positivo anche sulla realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali.
Per il conseguimento di tali obiettivi, il programma dovrà fornire incentivi finanziari sufficienti a compiere riforme di natura strutturale e assistenza tecnica che rafforzi la capacità amministrativa degli Stati membri di fronte alle sfide affrontate dalle istituzioni, dalla governance, dalla pubblica amministrazione e dai settori economici e sociali. Tenendo conto di questo proposito, assistenza tecnica mirata e incentivi finanziari saranno a disposizione di tutti gli Stati membri, ivi compresi nell’ambito dello strumento di convergenza quegli Stati membri la cui moneta non è l’euro e che abbiano compiuto passi dimostrabili verso l’adozione della moneta unica entro un determinato periodo di tempo.
Testo integrale Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che istituisce il programma di sostegno alle riforme COM/2018/391 final – 2018/0213 (COD)
Alessandra Servidori