La nota dell’autrice lascia sbigottiti. “Mentre lavoravo a questo libro la sonda spaziale Cassini si disintegrò nell’atmosfera di Saturno; il lander marziano Schiapparelli si schiantò sul roccioso paesaggio coloro ruggine del pianeta che avrebbe dovuto analizzare; un Boeing 777 scomparve senza lasciar tracce mentre volava tra Kuala Lumpur e Pechino; a Palmira vennero rasi al suolo i templi di Bel e Baalshamin, antichi di duemila anni, la facciata del teatro romano, l’arco di trionfo, il tetrapilo e parti del colonnato; nella città irachena di Mosul furono distrutte la Grande Moschea di al-Nuri e la moschea del profeta Giona, e in Siria fu ridotto in cenere il monastero paleocristiano di Mar Elian; durante un terremoto a Katmandù la torre Dharahara crollò per la seconda volta”.
E ancora: “Un terzo della muraglia cinese fu vittima di vandalismo ed erosioni; ignoti rubarono la testa del cadavere di Friedrich Wilhelm Murnau; in Guatemala si inabissò il lago di Atescampa, un tempo noto per le sue acque verdeazzurre; l’arco di roccia della Finestra Azzurra precipitò nel mar Mediterraneo davanti all’isola di Malta; nella Grande barriera corallina si estinse il ratto della coda a mosaico originario di Bramble Cay; l’ultimo maschio di rinoceronte bianco settentrionale fu soppresso all’età di 45 anni; da un laboratorio dell’Università di Harvard scomparve l’unico campione di idrogeno metallico ottenuto dopo ottant’anni di ricerche infruttuose, e nessuno sa se la microscopica particella sia stata rubata, distrutta, o sia semplicemente tornata allo stato gassoso”.
L’elenco delle meraviglie potrebbe continuare. Perdite ma anche ritrovamenti e scoperte, come “l’alfabeto più antico del mondo inciso 3800 anni fa su tavole di pietra” o “i frammenti di due poesie di Saffo prima ignote”. E “nella costellazione del Cigno, a 1400 anni luce dal Sole, in una cosiddetta zona abitabile fu trovato un corpo celeste sul quale –dato che la sua temperatura media è all’incirca allo stesso livello di quella della Terra- può darsi che ci sia acqua o che una volta ci sia stata, e di conseguenza anche vita, così come noi la immaginiamo”.
Ecco. A leggere, e in minima parte a copiare, come abbiamo fatto, l’ultimo di libro di Judith Schalansky, “Inventario di cose perdute” (edizioni nottetempo), si rischia di restare paralizzati, annichiliti dalla stupida inanità del nostro eterno presente. La studiosa e scrittrice tedesca fa l’effetto che il sapore di una madeleine aveva per Proust, ci riporta indietro, in un passato che non può tornare. Ma ci indica anche una strada per il futuro che è quella di riavvolgere sempre il nastro: ”rievocare le cose dimenticate, dare la parola a quelle ammutolite e rimpiangere quelle che abbiamo mancato di fare”. La scrittura come congiunzione tra ieri, oggi e domani perché “nulla può essere riportato indietro, ma tutto si può rendere esperibile”.
Poi ci guardiamo attorno. Stupidità, ignoranza, volgarità, prepotenza. Persino l’epidemia di coronavirus è occasione per un’ignobile gazzarra mediatica. Vince chi la spara più grossa. E anche l’energetico movimento delle Sardine, come scrive il direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, rischia di essere risucchiato in un tombino. Usate e buttate via.
Illusioni di cambiare un mondo che non vuole cambiare. Una politica che è solo far carriera, cantavano i Nomadi nel 1967. Ora è peggio. Da buttare, dimenticare e non andare mai più a cercare. Meglio occuparsi della tigre del Caspio e dell’unicorno di Guericke.
Marco Cianca