La dimensione della diffusione del virus Sars-Cov-2 responsabile della malattia COVID 19 può essere analiticamente rappresentata da due cifre emerse ieri, 19 marzo.
Il numero di decessi complessivamente registrati in Italia, pari a 3.405 totali, ha superato il numero di decessi della Cina e il numero di nuovi casi è pari a 4.480 nuovi contagiati, mentre nella stessa Cina non si è registrato nessun nuovo caso. Un andamento sovrapponibile a quello della Cina si registra inoltre nella Corea del Sud, dove l’infezione è progressivamente sotto controllo, grazie, anche in questo caso, a un articolato sistema di controllo delle persone, tracciatura dei movimenti dei singoli individui e isolamento dei positivi per rendere efficaci le misure di distanziamento sociale.
Questo tema viene affrontato in un importante studio pubblicato sulla prestigiosa “Science” da Ruyiun Li e al. Nel lavoro viene utilizzato un sofisticato modello matematico dinamico basato su big data desunti dai dati della mobilità, per calcolare il numero totale di persone contagiate nel periodo 10- 23 gennaio nella città di Wuhan e indagare se la trasmissione del contagio dipendesse da soggetti già riconosciuti come affetti da Covid 19 o da soggetti portatori asintomatici e inconsapevoli.
I risultati dello studio evidenziano chiaramente come su un totale di 16.829 nuovi casi di Covid 19, ben 13.118, pari al 86,2%, fossero dovuti a soggetti non identificati come contagiati. Lo studio stima inoltre che senza la trasmissione del virus da parte di questi soggetti, inconsapevoli diffusori dell’infezione, il numero di nuovi contagiati si sarebbe ridotto del 78,8 % in tutta la Cina e del 66% nella città di Wuhan.
Esistono ormai solide evidenze scientifiche che l’unico modo per limitare la diffusione del virus e abbattere il fattore R0 (erre con zero) dal 2,3 al -1 (con sensibile riduzione dei contagi indispensabile per il controllo totale della diffusione) è rendere più incisive le misure di distanziamento sociale e di quarantena.
Possibile questo solo attraverso la mappatura di tutti i soggetti portatori del virus, indipendentemente dalla gravità della sintomatologia da essi riferita. Si pone dunque come problema prioritario quella della loro identificazione precoce per evitare la diffusione ad andamento esponenziale del contagio, con cui stiamo purtroppo facendo i conti proprio in questi giorni.
In un altrettanto importante studio firmato dai ricercatori dell’Imperial college di Londra e pubblicato sulla rivista MIT Technology Review, il direttore della rivista, Gordon Lichfield, ritiene che le misure di distanziamento sociale, indispensabili per frenare la rapida diffusione del virus, dovranno essere mantenute fino a quando non si avrà a disposizione un vaccino in grado di conferire una stabile immunità.
Non si tratterebbe allora di un periodo di poche settimane, come sostiene con incredibile superficialità Donald Trump, ma di almeno 18 mesi; un tempo necessario, si spera, per mettere a punto un vaccino valido, mentre nel frattempo si dovrebbe mantenere un regime di “segregazione” a intensità variabile in funzione del numero settimanale di ricoveri in terapia intensiva.
Per l’autore dello studio, infatti, per avere un contenimento accettabile dell’infezione, tutte le volte che i ricoveri nelle rianimazioni superassero le 100 unità settimanali, le misure di distanziamento dovrebbero essere immediatamente inasprite con chiusura di scuole, università e luoghi pubblici: alla loro riapertura si potrebbero procedere solo dopo un lasso temporale di un mese e solo quando i ricoveri tornassero inferiori a 50 a settimana. Un quadro dunque che cambierebbe drammaticamente le nostre abitudini di vita riducendo, se il nostro obbiettivo è limitare il contagio, del 70% la nostra possibilità di frequentare gli spazi sociali.
L’infezione da Sars- Cov-2 ci sta ponendo dunque in maniera violenta di fronte a un altro trade-off tra libertà e sicurezza. In questo caso tuttavia la posta non sono più i nostri beni materiali (da difendere da ladri e truffatori) ma la nostra salute (insidiata da agenti invisibili ma ancora più pericolosi).
Il presupposto per non restare contagiati è rinunciare a una buona fetta della nostra libertà, con tutto quello che ne consegue e accettando di fatto un nuovo regime di tipo “custodialistico”; mediato questa volta da un Panapticon, non più rappresentato da un luogo fisicamente delimitato (il carcere, l’ospedale psichiatrico), ma da uno spazio senza pareti (l’intero orbe terrestre) vigilato e costantemente monitorato dalle tecnologie dei controlli a remoto.
E dunque lo strapotere della tecnica, che molti filosofi, in primis il compianto Emanuele Severino, pongono al centro del dibattito sulla modernità, si dimostrerebbe come una condizione con cui fare costantemente e drammaticamente di conto per non rinunciare al nostro bene più prezioso: la salute individuale e collettiva.
In questo caso la cessione alla tecnica dei nostri spazi di libertà individuale non sarebbe più un’opzione tra le tante, ma una necessità per impedire che il contagio da virus Sars-Cov-2 si trasformi in una nuova spagnola con milioni di morti e conseguenze ancora più catastrofiche sulla nostra economia.
Se questo è, e di questo io sono consapevole, la sfida è allora soltanto quella di fare in modo che le nuove tecnologie non contraggono i nostri spazi sociali per fini diversi dalla tutela dei beni comuni, in primis la salute individuale e collettiva
Si rende necessaria allora una nuova normazione che garantisca in modo trasparente anonimato dei dati rilevati e uso per fini esclusivamente sociali delle informazioni.
Una sfida difficile perché già oggi il mercato dispone di una infinità di dati sensibili che utilizza a fini commerciali per vendere prodotti o tracciare profili dei consumatori. Una battaglia per la difesa dei nostri spazi di libertà a cui non possiamo sottrarci, perché ormai la tecnica domina già il nostro mondo e ha colonizzato il bios con una forza pervasiva con inferiore a quella del Virus Sars-Cov-2.
Una tecnica che tuttavia è indispensabile per impedire un’immane tragedia per l’intero pianeta, inimmaginabile fino a solo pochi giorni orsono
Roberto Polillo