Ascoltando attentamente alle condizioni date, in orari cangianti le comunicazioni nel merito e le impostazioni televisive del Conte Presidente del Consiglio, mi è pare evidente la frenesia scaltra di cui è dotato coadiuvato dal solito amichevole apparato mediatico, riuscendo a far passare le sue decisioni come lungimiranti scelte e visioni da statista. Le sue scelte tecniche- politiche sono condite con solenni affermazioni che, ad orecchie disattente, arrivano come profonde verità frutto di una tensione etica degna di un ecumenico Capo di Stato.”Ho fatto un patto con la mia coscienza. Al primo posto c’è e ci sarà sempre la salute degli italiani.Siamo un Paese forte che non si arrende: è nel nostro DNA, gli italiani, con orgoglio e determinazione, hanno sempre saputo rialzarsi e ripartire. Il bene della salute degli italiani è quello che ci sta più a cuore, è quello che nella gerarchia dei valori costituzionali è al primo posto .Nessuno deve sentirsi abbandonato.”
Non si può giocare in proprio però quando lo stesso Presidente della Repubblica ha più volte sollevato il problema di merito e di metodo delle scelte compiute, addirittura spingendo nell’ombra i tre ministri che secondo il dettato costituzionale, Salute, Interni, Economia, hanno la corresponsabilità delle scelte compiute in questo periodo storico di grande crisi. Non si può essere stimati agendo in proprio , lavorando in maniera strisciante per la propria immagine, abusando di apparizioni televisive, conferenze stampe, abuso dell’inno nazionale che la storia ci racconta essere ricordato nei momenti più solenni e non ad uso personam. Poteri straordinari,Parlamento offuscato, parti sociali umiliate, e la ricerca spesso purtroppo trovata di una cortigianeria accattivante giornalistica.
Siamo con la recessione già alle porte prima del virus e con il debito pubblico (2.443 miliardi) attestato sul 134% del pil. Una condizione che non ci consente di utilizzare più di tanto la sospensione, peraltro temporanea, del Patto di stabilità Ue. Se spendiamo a debito circa il 10% del pil (170 miliardi) come faranno tutti i paesi europei e per prima la Germania che ha già messo in cantiere una cifra enorme per fronteggiare la crisi , nel 2020 il rapporto debito-pil schizzerebbe tra il 150% e il 170%, a seconda che la recessione ci faccia perdere 5 o 8 punti percentuali di ricchezza prodotta. L’Europa non farebbe più scattare le sanzioni , ma di certo non bloccherebbe quelle dei mercati finanziari, che spingerebbero al rialzo lo spread – solo limitatamente calmierato dalla Bce, che pur avendo stanziato nuovo QE non può sottoscrivere nuove emissioni perché opera solo sul mercato secondario.
E’ evidente che metteremo in forse la sostenibilità del nostro debito, anche a causa dell’inevitabile cambiamento in negativo delle società di rating che ridurrebbe i Btp a titoli “spazzatura”, che porterebbe al fallimento delle banche e l’Italia dritta dritta fuori dall’euro. E con L’Olanda e i paesi nazionalisti europei che si mettono di traverso alle possibilità di accedere ad altri sostegni monetari senza inchiodarci alla Troika, l’unica possibilità di essere veramente una nazione che alza la testa e reagisce a questa drammatica deriva senza ritorno è nelle mani di Mattarella che deve cambiare la guida del governo incapace.
Alessandra Servidori